COSENZA Siamo nel 2009 e Silvio Berlusconi, trasgredendo alle regole di coalizione che vedono Giuseppe Scopelliti in pole position, chiede al suo caro amico Bernardo Misaggi di candidarsi alla presidenza della Regione Calabria. Misaggi, calabrese di Marina di Gioiosa trapiantato in Lombardia – a quel tempo 55enne primario di chirurgia vertebrale all’istituto Pini di Milano – è lusingato. I rapporti con Berlusconi da anni vanno oltre una semplice conoscenza (tra le altre cose ha avuto in cura sua madre Rosa), ma non si aspettava ugualmente una proposta tanto importante. Lui, forzista della prima ora, accetta di buon grado e inizia la sua campagna elettorale. Le opposizioni interne al Pdl (Popolo delle libertà), guidate da Maurizio Gasparri e Ignazio La Russa che avevano portato avanti la candidatura di Scopelliti, si fanno però aspre e dopo qualche settimana il medico calabro-milanese è costretto a lasciare il campo al sindaco di Reggio Calabria che poi batte Agazio Loiero e diventa governatore.
Ma come nasce l’amicizia tra Berlusconi e Misaggi? È il 1994, il leader di Forza Italia, appena entrato in politica, ha già vinto le elezioni ed è diventato presidente del Consiglio. Al termine un convegno milanese, il medico calabrese si avvicina timidamente al cavaliere e gli chiede un autografo. I due chiacchierano a lungo e Berlusconi comprende subito di avere a che fare con un medico illuminato e di grande umanità. In poco tempo diventano intimi amici, quasi inseparabili.
Rosa, la madre di Berlusconi così simile caratterialmente al figlio, si affeziona al medico e viene operata al femore proprio da Misaggi. L’intervento va bene e da lì in poi anche l’anziana donna decide di approfondire ulteriomente quella conoscenza. Contatta telefonicamente la madre del medico (Maddalena) e tra le due donne nasce subito una intensa sintonia. Si sentono di frequente, con la promessa di incontrarsi di persona. Non ci riusciranno per via della scomparsa prematura della madre del primario calabrese.
Oggi, ventiquattro ore dopo la morte di Silvio Berlusconi, Bernardo Misaggi ha deciso di riaprire il suo scrigno dei ricordi. La commozione per la morte del suo amico è forte, ma ciò non gli impedisce di esprimere i suoi sentimenti più puri. «Come è possibile dipingere il ritratto di un uomo politico che ha tanto unito e insieme diviso il Paese? – afferma al Corriere della Calabria –. Innegabile che egli sia stato una delle personalità preferite dagli italiani, ma anche oltre il confine nazionale. Un’aria da eterno giovane nonostante i suoi 86 anni, Berlusconi ha occupato la scena politica e mediatica per 30 anni: acclamato come un eroe da milioni di suoi sostenitori, sapeva suscitare il fervore popolare. Era infatti riuscito a plasmare l’immaginario collettivo in modo fuori dall’ordinario, da leader, tanto che anche i suoi detrattori ne hanno lodato a più riprese il carisma. Nel giorno della sua scomparsa molti dei suoi avversari politici (e con sorpresa anche magistrati) hanno riconosciuto la grandezza di questo italiano che ha caratterizzato, più di ogni altro, la scena politica italiana in modo determinante per oltre 30 anni». Misaggi continua il suo ricordo sottolineando come «negli ultimi mesi Berlusconi, con lucida chiarezza ed esatta memoria storica, ha ribadito che Forza Italia, alleato alla destra, rappresenta quel partito nato nel ’94 non solo per contrastare la vittoria della gioiosa macchina da guerra della sinistra di Occhetto, ma soprattutto per farsi portatore di un progetto per il Paese, fatto di una sintesi di idee, valori e dottrine politiche liberali e cristiane, garantiste ed europeiste del Ppe. Forza Italia ha perso il suo fondatore. Deve ora ritrovare la capacità di coinvolgere l’elettorato in parte deluso e magari oggi smarrito con la perdita della sua guida, e far rifiorire quella che fu la stagione più effervescente e attiva del partito, riprendendo la fiaccola del ’94, quella stessa che seppe riunire in un confronto positivo i valori liberali, repubblicani, socialisti e cattolici con massima attenzione a tutte le anime dei suoi elettori». Il medico calabrese entra poi nei particolari del loro legame. «Era autentico – rivela – quando si parlava della sua famiglia; sapeva mantenere quest’oasi di pace nei legami familiari e, per esserne testimone, con la madre soprattutto. Lui stesso molte volte diceva che attese il consenso della madre, determinante, prima di scendere in campo nel ’94. È sempre in qualità di testimone, nel 2004, quando la mamma fu operata, ricordo molto bene questo rapporto emozionante di amore reciproco che nutrivano l’uno per l’altra. Lo voglio ricordare così e non solo come un grande dell’imprenditoria, dello sport e della politica: nel 2010, ad Arcore, un pomeriggio, durante un colloquio amichevole e con simpatia, che solo lui sapeva rendere così, aveva pensato a me come candidato a governatore della mia amata terra, la Calabria, a cui lui era molto legato». (f.v.)
x
x