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Fatture false emesse da società “cartiere” vicine alla ‘ndrangheta, sequestri da 2,5 milioni in varie province italiane

Operazione condotta da Polizia e Guardia di finanza su delega della Dda della Procura della Repubblica di Bologna. Eseguite 27 misure cautelari reali

Pubblicato il: 14/06/2023 – 10:54
Fatture false emesse da società “cartiere” vicine alla ‘ndrangheta, sequestri da 2,5 milioni in varie province italiane

BOLOGNA BOLOGNA Polizia e Guardia di Finanza, su delega della Direzione distrettuale antimafia della Procura della Repubblica di Bologna, hanno eseguito stamattina 27 misure cautelari reali in diverse province del territorio nazionale per complessivi 2,5 milioni di euro circa, emesse dal gip del Tribunale felsineo. Le esecuzioni sono state effettuate nelle province di Reggio Emilia, Ferrara, Fermo, Forlì, Lodi, Modena, Parma, Pisa, Perugia, Torino e Verona. In particolare, la Squadra Mobile di Reggio Emilia, coordinata dalla Dda di Bologna, nel corso dell’anno 2021 aveva tratto in arresto, in esecuzione di misure cautelari carcerarie, otto soggetti gravemente indiziati di associazione per delinquere di stampo mafioso e reati fine, aggravati dal metodo mafioso, tra i quali, anche, estorsione, detenzione di armi e reati finanziari collegati ad una vorticosa attività di emissione, da parte del clan operante in Reggio Emilia, di fatture per operazioni inesistenti quantificate in oltre 13 milioni di euro. Per il reato di emissione di false fatture, con l’aggravante mafiosa, il gup del Tribunale di Bologna, con sentenza di primo grado, aveva già disposto la confisca di otto società cartiere (cioè deputate all’emissione di false fatture) ed aveva condannato, per reati fiscali aggravati dal metodo mafioso, sette soggetti; tra questi, anche due presunti appartenenti al sodalizio ‘ndranghetistico emiliano, allo stato condannati in primo grado, rispettivamente, a 16 e 15 anni di reclusione per associazione di stampo mafioso, tentata estorsione, detenzione di armi e, appunto, emissione di fatture per operazioni inesistenti. Gli ulteriori cinque soggetti sono stati condannati a pene che variano da 4 anni ad un anno e sei mesi per il reato di emissione di fatture per operazioni inesistenti, aggravato dal metodo mafioso. L’attività d’indagine, condotta dalla Squadra Mobile della Questura di Reggio Emilia, aveva fatto emergere che il clan ‘ndranghetistico operante in Reggio Emilia aveva continuato, nella ipotesi di accusa, ad offrire, in via “professionale”, “servizi” di emissione di fatture per operazioni oggettivamente inesistenti, per consentire alle imprese beneficiarie l’abbattimento dei propri redditi imponibili. In relazione alla complessa attività di servizi finanziari illegali assicurati dal clan di ‘ndrangheta reggiano ad imprenditori, Squadra Mobile e Guardia di Finanza di Reggio Emilia in codelega, hanno individuato gli utilizzatori delle fatture false e sviluppato i relativi accertamenti; si è proceduto, dapprima, a verificare l’annotazione delle false fatture nelle dichiarazioni fiscali ed a quantificare l’evaso in poco più di 3 milione e 700 mila euro, e, quindi, a deferire 77 soggetti indiziati di avere utilizzato, per abbattere il proprio carico fiscale, le fatture per operazioni inesistenti emesse dalla locale ‘ndranghetistica emiliana, proponendo il sequestro preventivo per equivalente del profitto assicurato agli utilizzatori dei servizi finanziari illegali. Per 27 indagati il gip distrettuale ha ritenuto la sussistenza delle esigenze cautelari ed ha emesso i citati provvedimenti ablativi. Nel corso della stessa operazione la Squadra Mobile aveva già eseguito un sequestro preventivo per equivalente, emesso dal gip del Tribunale di Reggio Emilia, della somma di oltre 700 mila euro a carico di due coniugi, entrambi condannati, in primo grado, ed attualmente detenuti per il reato di tentata estorsione aggravata dal metodo mafioso.

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