L’associazione “itinerante” tra Campania e Calabria per lo spaccio della cocaina

SALERNO Era il 38enne dell’Agro nocerino, Luigi Vicidomini, il beneficiario della droga che arrivava dalla Calabria, grazie alla mediazione di Domenico Tamarisco, considerato un narcos dalla Direzione distrettuale antimafia di Salerno, mediatore con i calabresi reclutati a Scalea mentre era sottoposto alla misura della sorveglianza speciale. È quanto riporta questa mattina “Il Mattino” in riferimento all’operazione dei finanzieri dei Comandi provinciali di Salerno e Napoli che, ieri, hanno sgominato una banda dedita al narcotraffico. Secondo quanto ricostruito dalle indagini – riporta ancora il quotidiano campano – in aiuto di Vicidomini c’era il 34enne Salvatore Maiorino, incensurato ma ora finito in carcere, che si sarebbe occupato degli aspetti finanziari. Tamarisco era in grado di procurare grosse quantità di droga e soprattutto a buon prezzo, partecipando ai summit in Campania che coinvolgevano esponenti dell’Agro, di Torre e di Napoli. E dove Nocera Inferiore pare si stesse ritagliando un ruolo importante.

L’associazione itinerante

Per gli inquirenti, quelli sgominata era a tutti gli effetti un’associazione «itinerante» tra Calabria ed Agro nocerino sarnese. Le forniture di droga, per lo più cocaina, erano principalmente per Luigi Vicidomini che si avvaleva della preziosa collaborazione del 49enne oplontino Domenico Tamarisco (entrambi raggiunti da misura cautelare in carcere) che faceva da «ponte» tra le cosche calabresi e quelle dell’Agro nocerino e dell’hinterland partenopeo. E anche a Torre Annunziata arrivavano forniture – riporta ancora Il Mattino – tramite corrieri calabresi che Tamarisco, detto Nardiello, aveva reclutato a Scalea dove era sottoposto alla sorveglianza speciale di Ps proprio per i suoi precedenti specifici.

I calabresi

Secondo le accuse dei pm della Dda salernitana, Valenti e Colamonici (sotto la direzione del procuratore Borrelli) e condivise dal gip Guerra, Tamarisco – scrive ancora Il Mattino – si sarebbe servito dei calabresi Gianluca Rovito e Pietro Santagata (anche loro raggiunti dalla misura cautelare in carcere), conosciuti durante la sua permanenza a Scalea, per essere scortato ai summit organizzati in Campania alla presenza di esponenti della criminalità dell’Agro, oplontini e partenopei, con i quali avrebbe intrattenuto gli affari illeciti. Era lui, quindi, l’elemento di collegamento tra i soggetti riferibili a clan di Torre Annunziata ed altri affiliati alle cosche calabresi, operanti nel reggino, con lo scopo di reperire ingenti partite di cocaina a prezzi di «favore» da trasferire poi in Campania.

Il primo sequestro

I finanzieri del nucleo Pef di Salerno, insieme ai colleghi napoletani, a gennaio dello scorso anno sequestrarono sei panetti di cocaina per un peso complessivo di circa sette chili, nascosti all’interno di vani ricavati nel bagagliaio e sotto il cruscotto dell’auto. Valore di mercato, oltre 4 milioni di euro, che sarebbe stato destinato – secondo gli inquirenti – ad esponenti della criminalità dell’area oplontina e dell’Agro nocerino. Negli atti d’inchiesta (le indagini sono iniziate a settembre 2021 e riguardano gli ultimi due anni) a Tamarisco è anche contestato tra l’altro l’acquisto di un carico di 200 chili di cocaina, sempre proveniente dal territorio calabrese. Le altre persone destinatarie della misura cautelare sono il 41enne Patrizio Fiume (carcere) mentre ai domiciliari Daniela Ienaro (42anni) ed Enrico Uda (51nni), tutti dell’hinterland partenopeo (nel collegio difensivo, tra gli altri, anche gli avvocati Giuseppe Annunziata e Sofia D’Amora), mentre una decina sono gli indagati a piede libero.