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La polemica

Rende parte civile in Reset, opposizione all’attacco: «Dall’omertoso silenzio alla resa incondizionata»

Affondo dei consiglieri De Rose, Monaco e Morrone alla maggioranza: «Si sono dovuti arrendere all’evidenza»

Pubblicato il: 16/06/2023 – 18:03
Rende parte civile in Reset,  opposizione all’attacco: «Dall’omertoso silenzio alla resa incondizionata»

RENDE «Che il Comune di Rende si costituirà parte civile nel processo “Reset” lo abbiamo appreso dalla stampa, sicché la professoressa Petrusewicz ed il Laboratorio Civico di Manna, dopo aver ingaggiato un vero e proprio duello mediatico con noi consiglieri di “Rende per Rende” hanno alla fine dovuto rassegnarsi all’idea che la costituzione di parte civile nel processo “Reset” è un atto dovuto, indispensabile per tutte le ragioni da noi sostenute e non si può evitare, punto. Bene, finalmente!». Lo sostengono, in una nota congiunta, i consiglieri comunali di “Rende per Rende” Massimiliano De Rose, Enrico Monaco e Michele Morrone.
«Tuttavia, non possiamo tacere – aggiungono – considerato che proprio per averlo detto senza riserve in ogni modo ed in ogni sede, noi di Rende per Rende siamo stati destinatari di attacchi d’ogni sorta proprio da parte del Laboratorio di Manna, della stessa Sindaca f.f. e di qualche altra pasionaria in queste ultime due settimane. Ma se è vero che “chi è causa del suo mal pianga se stesso”, non possiamo evitare di ripercorrere i fatti».
«Riportiamoci al 28 maggio scorso quando – evidenziano gli esponenti politici – con una nota stampa abbiamo chiesto alla professoressa Petrusewicz di uscire dall’assordante silenzio e di annunciare al più presto la volontà del Comune di Rende di costituirsi parte civile nel maxiprocesso “Reset” la cui prima udienza si sarebbe tenuta pochi giorni dopo il 9 giugno nell’aula bunker di Lamezia. All’invito a mezzo stampa del 28 maggio il Laboratorio e la Sindaca f.f., non rispondevano, perseverando nel loro imbarazzato silenzio».
«Un silenzio che iniziava a risultare omertoso – denunciano i tre consiglieri d’opposizione – tanto che alla prima occasione istituzionale successiva nel consiglio comunale del 30.05.2023 a norma di regolamento, come “Rende per Rende” abbiamo predisposto un documento e formalizzato una richiesta di discussione di un apposito Ordine del Giorno. Lo scopo era quello di rimettere ai consiglieri eletti la discussione e la decisione circa la costituzione di parte civile dell’imminente maxiprocesso».
«Ma in quel consiglio comunale – si evidenzia – una maggioranza pur di incassare l’adozione del PSC, violava ogni norma regolamentare, ogni prassi e consuetudine addirittura trascurava l’esistenza di conflitti di interessi tra gli stessi consiglieri votanti e, ovviamente, risultando d’intralcio al “piano” ha di fatto impedito la discussione pubblica sull’argomento costituzione di parte civile da noi proposta. Di quelle fasi concitate e dei minuti iniziali del Consiglio comunale (e di come s’è giunti in 7 minuti all’adozione del PSC) la stessa maggioranza si è evidentemente vergognata, tanto che qualcuno ha tentato perfino di tagliare le videoriprese e di non diffonderne le immagini (che mancano nel video pubblicato sul sito del Comune)».
«Qualcuno più avveduto presente in sala – affermano ancora – aveva registrato dall’inizio i lavori del Consiglio e così che abbiamo potuto pubblicare il video mancante su fb, non appena il Laboratorio (convinto che non ci fossero le immagini) mentendo sapendo di mentire, ha tentato di negare addirittura che fosse stata presentata la nostra proposta di apposito Ordine del Giorno nel consiglio. Ma ancora».
«Il 4 giugno successivo – ricostruiscono – il Laboratorio Civico ed il giorno seguente la Prof.ssa Petrusewicz – tentando di recuperare credibilità – con due distinte note stampa, muovevano incautamente un ennesimo attacco a Massimiliano De Rose e ad alcuni esponenti del M5S. Cosi facendo, tuttavia, venivano finalmente allo scoperto e si vedevano costretti a dire pubblicamente che il Comune di Rende non si sarebbe mai e poi mai costituito parte civile nel maxiprocesso “Reset”. Per tentare di argomentare la scelta, il Laboratorio e la Sindaca f.f. adducevano motivazioni deliranti, spaziando dalla gratuita’ delle offese personali a De Rose, al discredito della DDA di Catanzaro, fino ad invocare una sorta di “garantismo per uso personale” e addirittura il pregiudizio antimeridionalista. Una pezza che è peggio del buco al punto che tanto valeva restare in silenzio».
«Per replicare e smentire il “garantismo farlocco e a convenienza convenienza” del Laboratorio Civico e della Sindaca f.f. – sostengono i tre consiglieri comunali d’oppoiszione – il 9 giugno il gruppo consiliare “Rende per Rende” convocava una conferenza stampa per spiegare nel dettaglio l’importanza della costituzione di parte civile del Comune di Rende, evidenziando da una parte, l’esigenza di tutela dell’immagine di Rende e la necessita’ di affermare la distanza tra la comunità cittadina ed il fenomeno criminale mafioso tratteggiato dalla DDA nel maxiprocesso “Reset”; dall’altra, evidenziando più specifiche ragioni legate al fatto – tutt’altro che irrilevante – che il Comune di Rende risulta sottoposto al rischio scioglimento per infiltrazioni mafiose. E non ci voleva certo un “fine giurista” per capirlo che la mancata costituzione di parte civile nel processo contro le cosche del territorio sarebbe stata una scelta scellerata risultando un ulteriore elemento gravemente indiziante di un’ipotetica connivenza dell’amministrazione comunale rispetto a quegli stessi ambienti criminali tratti nel frattempo a giudizio nel maxiprocesso “Reset”».
«In buona sostanza, non costituirsi parte civile nel maxiprocesso – evidenziano De Rose, Monaco e Morrone – oltre al grave danno d’immagine per la intera comunita’ rendese aggraverebbe, il rischio scioglimento per infiltrazioni mafiose da parte del Governo ma pure ridurrebbe enormemente la possibilità per il Comune di Rende di proporre ricorso in sede amministrativa avverso l’eventuale scioglimento per infiltrazioni mafiose ove dovesse malauguratamente essere questa la scelta del Governo nei prossimi giorni».
«Queste erano, sono e resteranno le “nostre ragioni” sostenute pubblicamente fin dal primo momento – tengono a precisare i tre – e questo è l’iter della vicenda che ha costretto il Laboratorio e la Sindaca f.f., prima ad uscire da un omertoso silenzio, poi a tentare di giustificare la scelta di non costituirsi invocando un “improbabile” garantismo a convenienza e, poi, loro malgrado, a dover smentire se stessi annunciando la costituzione di parte civile nel processo “Reset”, anche del Comune di Rende».
«Ora, non ce ne vogliano il Laboratorio e la Sindaca f.f., – concludono De Rose, Monaco e Morrone – comprendiamo benissimo quanto possa essere stato difficile dover ammettere che eravamo noi ad avere ragione. Ma a dirla tutta, noi non ci fidiamo affatto e siamo abituati a pensarli furbi i nostri avversari politici. Se fossero rinsaviti sinceramente ne saremmo lieti, ma non escludiamo affatto che ci possa essere altro dietro a questo improvviso “dietrofront”».

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