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Il 22 giugno Consiglio regionale sulla riforma del lavoro: primo test del “dopo Berlusconi”

Riflettori accesi su Forza Italia e sui futuri assetti del partito ma anche del centrodestra in vista di un 2024 che si preannuncia intenso

Pubblicato il: 17/06/2023 – 13:15
Il 22 giugno Consiglio regionale sulla riforma del lavoro: primo test del “dopo Berlusconi”

CATANZARO Il “dopo Berlusconi” è già il principale tema al centro dell’attenzione  della politica calabrese. A distanza di alcuni giorni dalla scomparsa del Cavaliere Forza Italia e l’intera coalizione di centrodestra si preparano a riavviare l’attività a livello regionale in un clima oggettivamente diverso dal solito. Nei prossimi giorni è atteso un primo test sotto questo aspetto, la seduta del Consiglio regionale, che sarà convocata con tutta probabilità per giovedì prossimo, 22 giugno. Per quanto riguarda Forza Italia, la linea, che ovviamente avrà vigore anche in Calabria, è quella, benedetta dal placet della famiglia Berlusconi, emersa dalla conferenza stampa dei giorni scorsi dai massimi leader nazionali, da Tajani, reggente in attesa del congresso, ai capigruppo di Senato e Camera, Ronzulli e Barelli: gestione unitaria del partito, no a lacerazioni che sarebbero inopportune considerato il momento e soprattutto sarebbero deleterie per la tenuta complessiva non solo di Fi ma forse di tutto il centrodestra. Bocce ferme, dunque, e niente strappi né in vista novità negli assetti. Un discorso che vale anche per la Calabria, forse soprattutto per la Calabria, che per Forza Italia è una roccaforte come nessun’altra regione: non è escluso che in settimana anche lo “stato maggiore” forzista in Calabria faccia un punto per calibrare al meglio il percorso futuro sulla scorta dell’input romano.

Il test del Consiglio regionale

E’ comunque scontato dire che anche tra gli azzurri calabresi ci sia un evidente e comprensibile disorientamento, perché la fase aperta dalla scomparsa di Berlusconi, che era il “faro” e il punto di riferimento di tutti, è ovviamente piena di incognite, e non manca chi sotto sotto, preoccupato persino della sopravvivenza di Forza Italia, già avrebbe incominciato a guardarsi intorno, buttando un occhio verso la parte destra della coalizione, verso Fratelli d’Italia o la Lega, o verso opzioni terzopoliste al momento peraltro alquanto fragili e indefinite.  Per adesso e a breve-medio termine, al di là di retroscena che sconfinano nella fantapolitica, gli analisti politici non prevedono particolari scossoni, né all’interno di Forza Italia né per il centrodestra, anche per la ferma leadership del governatore Roberto Occhiuto, ma è indubbio anche che all’orizzonte ci sono mesi di preparazione a un 2024 che sarà un crocevia con tanti bivi, un autentico “stress test”, tra Europee, forse persino le Provinciali con il vecchio rito elettorale e, nel caso specifico della Calabria, il “tagliando” di metà legislatura della Regione. E per questo ogni appuntamento può rivestire un importante significato. Sul piano istituzionale, in settimana l’agenda prevede due commissioni al Consiglio regionale e poi il 22 giugno la seduta dell’Assemblea, che si preannuncia comunque abbastanza soft per la maggioranza di centrodestra. All’ordine del giorno ci sarà la riforma del mercato del lavoro con la trasformazione dell’Azienda Calabria Lavoro nell’agenzia Arpal, riforma che dovrebbe avere il via libera anche del Pd, ma poi in calendario arriveranno “nodi” probabilmente più scomodi, come quello della riforma dei Consorzi di bonifica, con Occhiuto che spinge in modo forte e irriducibile per varare un testo che li riunifica in un unico ente a livello regionale corredato da 11 distretti territoriali, testo che però non piace a tanti, non solo nel mondo agricolo ma anche nella sua stessa maggioranza.  Sembra invece rientrato il “vulnus” che si era creato sul tema della fusione dei Comuni dopo che Fratelli d’Italia aveva chiesto al presidente del Consiglio regionale un approfondimento con gli uffici di Palazzo Campanella e con esperti: l’approfondimento, puntualmente accordato da Mancuso, secondo quanto si apprende da fonti qualificate avrebbe comunque dato esito favorevole – la norma non avrebbe profili di incostituzionalità – alla norma approvata dal centrodestra, quella che rende il referendum popolare sulle fusioni non vincolante ma consultivo. (c. a.)

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