CORIGLIANO ROSSANO Il randagismo è una di quelle questioni da campagna elettorale, una bandiera da sventolare all’occorrenza ma che diventa un dramma irrisolvibile una volta che si è chiamati al governo della cosa pubblica. Quante volte abbiamo sentito parlare di sterilizzazioni? Quante volte abbiamo ascoltato parole magiche come “chippatura”, “adozioni”, “controlli”? Infinite. Eppure siamo ancora qui: noi a scrivere del dramma di una piaga che colpisce la comunità; gli altri, chi governa, a scervellarsi e a trovare “soluzioni” che spesso, quasi sempre, si traducono in fiumi di denaro per tamponare l’emergenza.
Nei giorni scorsi abbiamo parlato dettagliatamente della questione randagismo a Corigliano-Rossano andando a vedere a che punto sono le promesse per migliorare la qualità della vita dei cittadini e della dura vita di chi, come quei cani senza dimora, non ha scelta. Ma per un’attenta analisi del fenomeno, occorre capire anche qual è il giro d’affari che c’è dietro al randagismo e in capo a chi sono le responsabilità.
Ad oggi sappiamo che la popolazione canina a Corigliano-Rossano, esclusa quella d’affezione (regolarmente censita e che vive in ambiente domestico), si aggira attorno alle mille unità. Non è una fonte scientifica ma il riscontro avuto da diverse associazioni animaliste che, contattate, ci hanno fornito questo feedback. In realtà non è mai stato fatto un censimento anagrafico e questo è il primo grande problema che andrebbe affrontato e risolto. Mille cani con cittadinanza coriglianorossanese di cui circa 420 ospitati nelle strutture di accoglienza: il canile comunale di località Foresta (170 unità) e il canile privato Varca a Cassano Jonio (250 unità).
Questo significa che più della metà dei cani randagi è fuori, per le strade della città e libera di riprodursi. Insomma, una situazione critica, difficile che solo a Corigliano-Rossano produce un business silenzioso di quasi mezzo milione di euro l’anno.
Soldi, questi, che servono esclusivamente al mantenimento dei cani all’interno delle strutture. Abbiamo fatto i conti di questo gigantesco affare. Mediamente il Comune di Corigliano-Rossano sborsa 984 euro l’anno per ogni peloso ospitato nei canili, solo per le spese vive (pulizia, vitto e medicinali). La struttura comunale rimane quella più vantaggiosa con un esborso di 80 euro mensile a testa rispetto agli 84 euro che si spendono per mantenere i cani nella struttura privata. Ovviamente sono cifre al ribasso, riferite all’annualità 2022, e che sicuramente – considerato l’aumento considerevole sia di materie prime che trasformate – per il 2023 presenterà un conto più salato. Il 31 maggio, ad esempio, è stata avviata la procedura per l’affidamento del servizio di custodia e mantenimento dei cani catturati già ospitati in struttura (considerata la scadenza del contratto con la società titolare del canile di Varca) e l’importo a base d’asta, per due anni ammonta nientemeno che a 656mila euro.
C’è da dire, però, che se tutti i randagi presenti sul territorio venissero accolti all’interno dei canili, per mantenerli in vita e curarli occorrerebbero ad oggi più di un milione di euro l’anno. Ovviamente una operazione economicamente svantaggiosa per le casse dell’Ente ma soprattutto – cosa essenziale – non risolutiva del problema. A meno che, il gioco non valga la candela… Il fatto è che se non si pone un argine questa cifra ogni anno è destinata a lievitare in modo esponenziale.
Ecco, allora, che ritornano utili le paroline magiche: sterilizzazione, chippatura, adozioni e controlli. Un sistema che se venisse messo a regime, non solo produrrebbe un risparmio al Comune ma anche un guadagno in termini di decoro e qualità della vita (per umani e animali).
Sterilizzare tutti i cani randagi è un’operazione possibile che avrebbe anche costi razionali. Atteso che tutti gli amici a 4 zampe ospitati nei rifugi sono sterilizzati e curati, rimarrebbero allo stato brado circa 550 cani (il condizionale è d’obbligo perché anche in questo caso, dicevamo, il numero potrebbe essere più alto), quelli che vivono per strada. Un intervento di sterilizzazione e chippatura costa da tabellario circa 100 euro più iva. Un costo che potrebbe essere calmierato se si facesse una convenzione. Ne verrebbe fuori, dicevamo, una cifra alta ma sicuramente non variabile nel tempo.
Il problema è che l’Ente comune non può accedere direttamente all’erogazione di questo servizio in quanto di competenza dell’Azienda sanitaria che, da tempo e senza reali motivazioni, ha sospeso sia le catture che le sterilizzazioni, contribuendo a creare lo stato di emergenza che oggi si vive a Corigliano-Rossano e su quasi tutta la totalità del territorio costiero. Nulla toglie, però, che possano essere avviati dei protocolli d’intesa tra Aziende sanitarie e comuni per sopravvenire a queste esigenze, come è stato fatto in altri comuni d’Italia.
Non basterà sterilizzare e chippare i randagi. A quel punto bisognerà spingere ancora di più sulle adozioni. Ancor più di quanto è stato fatto, bisogna dire egregiamente, fino ad oggi dal Comune di Corigliano-Rossano, magari concedendo alle famiglie adottanti uno sconto fiscale corroborante sulle imposte municipali uguale al costo di mantenimento annuale di un cane in struttura.
Infine c’è la fase più delicata, quella del controllo e della repressione dell’abbandono. L’obbligo di chippatura dei cani deve essere rispettato da tutti: sia dalle famiglie che detengono un cane d’affezione ma anche e soprattutto dai pastori che si servono dei cani per la guardiania degli allevamenti e che spesso sfuggono ai controlli. Implementare il pattugliamento del territorio e acuire la fase sanzionatoria potrebbe essere un deterrente.
Una cosa è certa, vivere in una città piena di randagi è un disagio. Forse non per tutti ma per la maggior parte dei cittadini trovarsi nel bel mezzo di una passeggiata ad affrontare un branco di cani affamati non è sicuramente una bella esperienza.
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