Il Movimento 5 Stelle torna in piazza. Tra le strade di Roma porta l’opposizione al governo Meloni e la lotta alla precarietà.
Temi condivisi anche dal Partito Democratico e Sinistra Italiana. Elly Schlein arriva a piazza della Repubblica per un saluto. Abbraccia Giuseppe Conte e garantisce battaglie comuni. Ma sulla questione Ucraina, viene sommersa dalle critiche del suo stesso partito. Poi, al termine del corteo, la scena se la prende Beppe Grillo. Tra battute e frasi forti, invita a reagire i “dormienti” del Movimento. “Cominciate a fare le brigate di cittadinanza – dice dal palco al popolo pentastellato – mascheratevi col passamontagna e di nascosto andate a fare i lavoretti, sistemate i marciapiedi le aiuole, i tombini, senza dare nell’occhio”. Una frase detta dopo un momento amarcord. “Vi ho presi piccolini – ricorda – e ora siete ammucchiati a guardare il leader. Volete il leader! Siate leader di voi stessi”. Da qui l’incitamento, tra l’ironico e l’incendiario, alle brigate di cittadinanza. Battuta che non passa inosservata.
Duro il senatore di Italia Viva Enrico Borghi, che invita Conte a prendere “le distanze da questa deriva”. Inaccettabile, per il senatore, evocare “organizzazioni eversive che hanno scritto tra le pagine più sanguinose della Repubblica”. Aspre critiche anche da Maurizio Lupi di Noi Moderati e dalla Lega, che definisce “gravi e sconcertanti ” le parole di Grillo. Per poi lanciare la provocazione al Pd, sceso in piazza a sostenere la mobilitazione pentastellata. “Ci chiediamo – scrive il partito di Salvini in una nota – se anche Schlein sia pronta a indossare il passamontagna”.
Schlein e Conte, dunque, si trovano al centro di una disputa difficile da prevedere, almeno fino alle ultime battute della manifestazione, quando va in scena lo show di Grillo. Qualche ora prima, alla partenza del corteo, gli occhi sono tutti puntati sul presidente pentastellato e sulla segretaria Dem. Schlein, inizialmente non attesa, decide di partecipare dopo una telefonata da parte di Conte. Arriva in piazza tra selfie e qualche coro di incitamento. I due si abbracciano, poi lei si rivolge al leader M5s. “Lavorare insieme contro la precarietà – dice – per il salario minimo e per il reddito. Avete fatto bene a mobilitarvi Giuseppe”.
Conte incassa il supporto e ribatte: “Ce lo siamo detti, percorso ne abbiamo da fare, ma assolutamente questo è un buon passaggio”. Poi il leader ringrazia la segretaria Dem, ma anche Nicola Fratoianni di Sinistra Italiana, che ha voluto salutare i manifestanti in corteo. “Sono sempre andato nelle piazze di cui condivido la piattaforma”, dichiara ai cronisti. Linea condivisa con l’inquilina del Nazareno. Che invita a “unire le forze sui temi su cui oggi il Movimento ha scelto di mobilitarsi”. Poi specifica le battaglie: lotta contro la precarietà, salario minimo e difesa del reddito.
Il Movimento, però, al comizio finale, declina la precarietà su fronti eterogenei. Insieme a Conte e ai vertici M5s al completo, Virginia Raggi inclusa, sfilano giovani sottopagati, sindacati di base, esodati del superbonus. Per gli organizzatori cono circa 20mila. Tra gli interventi, sul palco anche quello di un’attivista di Ultima Generazione. “Li dobbiamo ascoltare”, afferma il presidente. Che attacca “l’orgia celebrativa” di Silvio Berlusconi e non risparmia duri colpi al governo. Per Conte, Meloni è una “gradassa, che si rimangia le promesse”. Poi l’affondo sull’Ucraina. Si rivolge alla premier e dice: “ce lo dovevi dire che la formula giusta è ‘siamo proni’ alle indicazioni di Washington e di Bruxelles, a questa furia bellicista”.
Sul palco anche Elda Renna, calabrese, ex autista della società Simet Spa e per l’occasione portavoce dei 76 colleghi come lei licenziati. «Esporsi in Calabria per difendere semplici diritti previsti dalla nostra bellissima costituzione significa farsi terra bruciata intorno – racconta Elda. Per una donna poi – continua con coraggio dal palco – significa essere definite “fimmina fastidiosa”. Ma né io né i miei colleghi faremo un solo passo indietro. Abbiamo chiesto aiuto alla regione Calabria nel nome del presidente Occhiuto e al governo centrale non ci hanno dedicato neanche un minuto – rilancia con forza Elda. Un presidente di regione che non ascolta i propri cittadini dovrebbe solo dimettersi. Io e i miei colleghi continueremo a lottare per la nostra dignità. Siamo noi gli unici a poter cambiare il nostro futuro a prescindere dall’età. Serve il coraggio di alzare la testa, di metterci la faccia e di lottare con dignità», ha concluso commossa Elda in una piazza che a più riprese le ha tributato un applauso.
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