L’eredità. Nessuno come il controverso Silvio Berlusconi ha compreso fino in fondo, nel suo tempo, le inclinazioni e i sentimenti dell’italiano medio (interpretato nel cinema di Sordi), che si concentra sulla quotidianità e sugli aspetti pratici della vita, che mette tra le priorità il successo economico e la stabilità finanziaria, un fisco meno opprimente e con meno tasse e la passione per il calcio.
Un patrimonio di informazioni – che declinato in un programma politico attraente, liberale e anticomunista sotto l’egida di Forza Italia – vince e convince (nei primi anni Novanta dopo le inchieste di Tangentopoli) decine di milioni di italiani, stanchi del sistema dei partiti e della politica di professione, senza alternanza.
Un’intuizione geniale quella del tycoon dei media che, a distanza di trent’anni, continua a caratterizzare i partiti personali del centrodestra e lo stesso governo, ispirato per molti aspetti dal berlusconismo e con i berlusconiani.
Gli scenari politici. Ma la dipartita del Cavaliere, lo sanno bene Meloni e Salvini, lascia un vuoto che in politica va riempito subito (o quasi), magari con l’annessione silenziosa dei forzisti (rimasti orfani) in Fratelli d’Italia e nella Lega, anche se la premier – l’underdog del sovranismo – potrebbe sovvertire ogni pronostico e virare al centro – con idee e riforme liberali – per allargare il bacino elettorale e rafforzare la propria linea di politica estera. Con buona pace di Renzi e Calenda che, se non avessero divorziato, forse avrebbero raccolto le “spoglie” elettorali di Silvio Berlusconi, adottando i tanti forzisti in cerca di una nuova casa.
In Calabria, intanto, a dispetto di chi lo vorrebbe già impegnato altrove, il presidente Roberto Occhiuto – che ha rinunciato in tempi non sospetti al ruolo di capogruppo di Fi alla Camera – si è assunto l’onere e l’onore di governare la regione in mezzo al guado, da sempre granaio elettorale (insieme alla Sicilia) di Silvio Berlusconi.
È del tutto evidente, quindi, che le Europee del 2024 funzioneranno per il presidente Occhiuto (forte della sua dimestichezza con la politica) e per i rappresentanti azzurri da cartina al tornasole anche nei rapporti con la leadership provvisoria di Forza Italia e soprattutto con il governo di centrodestra.
Se fino a ieri, infatti, per contare nella quota azzurra del centrodestra bastava essere nell’inner circle di Arcore, da qui in avanti la buona amministrazione, l’aderenza al territorio e i consensi diventano decisivi per mantenere un certo peso politico.
Tutto torna, quindi, alla sfida del governo in una regione complessa e difficile dove all’indiscutibile capacità del presidente di aprire e aggredire dossier critici, con una comunicazione indubbiamente efficace, fa da contraltare una compagine di giunta (al netto di qualche eccezione) a scartamento ridotto e con alcuni settori in evidente affanno rispetto alla complessità dei problemi.
Considerazioni che valgono anche con riferimento all’organizzazione burocratica regionale che segnala diaboliche farraginosità. Fatti e circostanze che – alla lunga –difficilmente potranno essere compensate solo dal dinamismo del presidente, consapevole che in Calabria le matasse cominciano a sbrogliarsi ma ci sono ancora molti nodi da sciogliere. (paola.militano@corrierecal.it)
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