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Il caso Enzo Tortora? «Un orrore giudiziario»

A Cosenza, il penalista Raffaele della Valle ricostruisce la vicenda che travolse il giornalista. «Il vero problema è la separazione delle carriere»

Pubblicato il: 20/06/2023 – 8:45
di Fabio Benincasa
Il caso Enzo Tortora? «Un orrore giudiziario»

COSENZA «L’Italia perse la faccia il 17 giugno del 1983 quando Enzo Tortora venne arrestato in carenza assoluta, non dico di prove, ma in carenza assoluta di indizi e di sospetti. C’erano solo delle farneticazioni di un personaggio dichiarato già giudiziariamente infermo di mente, incapace, per la sua psiche assolutamente disturbata». Non usa giri di parole il penalista Raffaele della Valle, che fece parte del collegio difensivo di Tortora insieme con il professor Alberto Dall’Ora e l’avvocato Antonio Coppola. L’avvocato racconta in un libro intervista “Quando l’Italia perse la faccia – L’orrore giudiziario che travolse Enzo Tortora” – la storia assurta nell’immaginario collettivo a simbolo di una giustizia contraria ai principi costituzionali e alle fondamentali regole di un equo ed equilibrato processo penale. Il libro è stato presentato a Cosenza.

«Un orrore giudiziario»

In occasione del quarantennale dell’arresto del presentatore genovese, avvenuto il 17 giugno 1983 su ordine della Procura di Napoli. Il volume, disponibile in tutte le librerie a partire dal 15 giugno, ricostruisce la vicenda giudiziaria che travolse il giornalista e conduttore con l’accusa di far parte della nuova camorra organizzata di Raffaele Cutolo e con un ruolo di primissimo piano nel traffico della droga gestito dall’organizzazione criminale napoletana. «Il più grande esempio di macelleria giudiziaria del nostro Paese», definì il caso Giorgio Bocca. Nonostante tutto, Tortora viene condannato in primo grado a dieci anni di reclusione. L’impalcatura probatoria cadrà nel processo di Appello, conclusosi il 15 settembre 1986, per poi essere definitivamente smentita dalla Corte di Cassazione.
Oggi, per la prima volta in modo compiuto ed analitico, l’avvocato della Valle, ripercorre le tappe di una vicenda che lo stesso legale definisce «non tanto un errore giudiziario quanto un orrore giudiziario».

Il problema della Giustizia? E’ la separazione delle carriere

«Oggi non ci sono più casi limite come quello di Enzo Tortora, credo non esistano sulla faccia della Terra – dice Della Valle – perché Tortora non aveva nessun collegamento con asserite persone che dicevano di avere con lui rapporti». Tuttavia – sottolinea ancora il penalista – «nel mondo giudiziario c’è solo una cosa che deve essere rispettata, non solo dai giudici e dai giudicanti, ma anche da tutti noi avvocati: non bisogna essere arroganti e soprattutto bisogna avere la dote dell’umiltà, quello che molto spesso nelle aule giudiziarie manca».

Avvocato Raffaele Della Valle

All’avvocato Della Valle chiediamo un giudizio sulla riforma della Giustizia avviata dal ministro Nordio. «Vedo di buon occhio tentativo di riformare la giustizia da parte di Nordio che conosco bene, ho fatto parte insieme a lui della commissione per la riforma del codice penale. E’ un uomo determinato, speriamo che lo facciano lavorare per arrivare alla soluzione del problema unico che è la separazione delle carriere».

(redazione@corrierecal.it)

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