ROMA La commissione Bilancio del Senato ha approvato i pareri modificati agli emendamenti presentati dalla relatrice Paola Mancini di Fdi al decreto Lavoro. Poco prima delle 14 l’esito delle votazioni in Commissione dove sono arrivati gli ultimi emendamenti. Il ko della maggioranza a Palazzo Madama ha infiammato così ancora di più la giornata politica dove fino a quel momento aveva tenuto banco lo scontro sul Mes, scoppiato in Commissione Esteri della Camera e innescato dalla lettera del Mef di Giorgetti, che spezza una lancia a favore della possibile adesione italiana al trattato. Alla Camera si firma una tregua, rinviando la discussione a domani, al Senato si andrà alla conta fino a tarda serata.
A Palazzo Madama la vicenda è tutta interna alla maggioranza, con l’harakiri in quinta Commissione dove non si fanno trovare i due azzurri, il senatore Claudio Lotito e il collega Dario Damiani, facendo mancare i numeri alle forze di governo. Le opposizioni puntano il dito contro una maggioranza «incapace di votarsi i suoi stessi emendamenti», come dicono all’unisono Boccia e Patuanelli. Va oltre Calenda che su Twitter parla di «uno spettacolo davvero poco edificante», dando la sua lettura: «Un pezzo di Forza Italia ha voluto dare un messaggio. Se questo è l’esordio del dopo Berlusconi la maggioranza rischia il caos».
La maggioranza di suo prova a sminuire. Il capogruppo di Fdi, Lucio Malan, esclude qualsiasi «riflesso politico» e dice che «Giorgia Meloni è informata di quello che sta accadendo», mentre il capogruppo della Lega, Massimiliano Romeo, chiede di andare avanti «senza negare quanto successo». In Aula il senatore Damiani si difende, trattenendo a stento i toni: «Quello che è accaduto in Commissione dal punto di vista politico non ha alcuna rilevanza», assicura. Poi si rivolge ai banchi dell’opposizione: «Se oggi siete attaccati a questi piccoli episodi non avete argomenti politici per controbattere alla maggioranza».
Sull’assenza azzurra in Commissione ribatte così: «Questa mattina avevamo un impegno di Gruppo che è ritardato di soli quindici minuti, quindi io e il senatore Lotito, componenti della Commissione Bilancio, sempre presenti al 100 per cento in Commissione, siamo arrivati un quarto d’ora in ritardo», si giustifica. «Si è trattato soltanto, purtroppo, di una coincidenza di tempi che non c’è stata rispetto a un impegno di gruppo che avevamo», dice più volte.
Anche Claudio Lotito, senatore di Forza Italia e presidente della Lazio, non ci sta e parlando con l’Adnkronos respinge al mittente le accuse al partito azzurro. «Si informi, io sono quello con più presenze in assoluto. Non ho mai saltato una Commissione da quando sono stato eletto, non sono mai arrivato in ritardo. Sono il primo ad arrivare al Senato e sono l’ultimo ad uscire. Praticamente lo chiudo io il Palazzo Madama…», dice Lotito, per il quale si è trattato di un banale contrattempo.
Ma in tanti assicurano che il senatore azzurro, entrando in Commissione, dopo la frittata, abbia sussurrato un chiaro monito («E questo è solo l’antipasto…»). Lui in chiaro continua a sostenere la sua versione: «Io mi attengo a quello che mi dice il capogruppo, le dietrologie non servono in questi contesti. Noi dovevamo scendere a una certa ora e siamo scesi, se hanno votato prima non lo so…». Per la relatrice Mancini si è trattato di «un incidente che non doveva accadere». Lotito taglia corto: «Se la senatrice Mancini avesse fatto parte della Commissione Bilancio non avrebbe dato quella interpretazione. Inutile fare un film su questa cosa. Contano i fatti. Si ricordi, fatti non parole».
Antonio Tajani, coordinatore di Fi, derubrica quanto successo come «un incidente di percorso, una tempesta in un bicchiere d’acqua» che non nasconde “nessuna divisione o significato politico”. “Era arrivato in ritardo un parere – spiega Tajani, parlando con i giornalisti a Londra – I senatori di Fi avevano chiesto un rinvio di 15 minuti, quando sono arrivati si era appena votato”. Si è trattato, assicura ancora il ministro, di «una tempesta in un bicchiere d’acqua. Sono incidenti che capitano, non dovrebbero capitare, ma nulla di preoccupante, nessun messaggio, nessuna divisione». «Lasciamo l’opposizione chiacchierare – chiosa Tajani – Dovrebbe essere più preoccupata dei problemi che ha», l’incidente «non ha alcun significato politico, è stato un incidente di percorso, si è già rimediato».
Anche il presidente del Senato, Ignazio La Russa, parla di «un incidente di percorso su un ritardo di 5 minuti che ha provocato una serie di reazioni. Ciò non mi impedisce di dire che al di là della occasionalità dell’incidente io ho raccomandato sia ai gruppi che ai rappresentanti del governo di trovare dei modi per cui non si debba sempre arrivare con l’acqua alla gola. Spero che il mio richiamo generale a tutti abbia qualche esito positivo». Non c’è niente rispetto al provvedimento? «Tutto è nato perché c’era un cocktail di compleanno», risponde La Russa.
Le opposizioni sono sul piede di guerra. «La maggioranza è nel caos – dichiara la segretaria del Pd, Elly Schlein – Dopo quanto avvenuto alla Camera sul Mes, con il ministero dell’Economia che sconfessa la propaganda del governo, oggi al Senato non riesce a far approvare emendamenti preparati all’ultimo minuto, che cercavano di mettere toppe ai tanti obbrobri contenuti nel Dl Lavoro, e va sotto».
«Il Dl Lavoro era una delle bandiere programmatiche del governo Meloni. Oggi le forze di maggioranza non riescono nemmeno a garantire che gli emendamenti della relatrice siano approvati. Il Dl Lavoro è un provvedimento sbagliato, che va cambiato, e noi continueremo ad opporci a norme che aumentano precarietà e povertà. La verità è che questo esecutivo non sta in piedi, incapace di passare dalla propaganda ai fatti».
«Le ultime 24 ore di un Governo Meloni allo sbando – scrive su Facebook il presidente del M5S, Giuseppe Conte – 1. dimezzano i fondi per i risarcimenti dei gravi infortuni sul lavoro. Non appena lo denunciamo, provano frettolosamente a fare retromarcia. 2. Il ministero di Giorgetti elogia la riforma del Mes e il Governo Meloni, in imbarazzo dopo le bugie raccontate in pandemia, continua a rinviare le decisioni. 3. Sul decreto Lavoro, in realtà decreto Precariato, il Governo non ha nemmeno la maggioranza in Commissione Bilancio al Senato sui suoi stessi emendamenti. Parliamo del provvedimento che fa cassa su chi è in difficoltà, dimezzando la platea delle persone in difficoltà economica che ora saranno protette dallo Stato. In mezzo a questo caos, il carovita sottrae 61 miliardi dal conto corrente degli italiani e Meloni, che prometteva 1000 euro con un click a tutti durante il Covid, resta a guardare. È un Governo incapace, inutile e dannoso».
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