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Sagre, padel e martiri antindrangheta, Corsico schiacciata tra “Platì” e “Stalingrado”

Lo sfoggio di potere dei clan in consiglio comunale. I cuori per Papalia. L’ambulante simbolo della lotta al racket e l’inchiesta sulla sua morte silenziata e riaperta dopo 27 anni

Pubblicato il: 22/06/2023 – 6:59
di Paride Leporace
Sagre, padel e martiri antindrangheta, Corsico schiacciata tra “Platì” e “Stalingrado”

Corsico, zona sud-ovest nella città metropolitana di Milano, circa 35.000 abitanti. I suoi quasi 5 chilometri di estensione confinano con Cesano Boscone, Trezzano sul Naviglio, Buccinasco “la Platì del Nord”, i quartieri Ronchetto sul Naviglio e Lorenteggio di Milano. A Corsico nelle prime libere elezioni del 1946 il blocco popolare socialcomunista ottiene il 71,5 dei voti. Consensi confermati in blocco al referendum favorevole alla Repubblica. Negli anni Cinquanta anche qui arriva l’immigrazione di massa popolare del Meridione. Nel 1951 i residenti sono meno di diecimila, nel 1981 arrivano a oltre 42.000.
Corsico oscurata nella percezione pubblica da Sesto San Giovanni come Stalingrado d’Italia, e dalla confinante Buccinasco per presenza ‘ndranghetista, ma i due fattori ne hanno conformato la sua storia urbana.
Nel 2009 quando i prefetti andavano in televisione a dire che non c’era mafia a Milano, accade un episodio rilevante. Tre sindaci dell’hinterland milanese, Cesano Boscone, Trezzano sul Naviglio e Corsico, appartenenti a partiti di diversi schieramenti politici scrivono al magistrato della Dna, Vincenzo Macrì, raccontando senza peli sulla lingua come il loro territorio, l’economia, le aziende e la burocrazia siano controllati dalla ‘ndrangheta. Ha scritto lo storico Enzo Ciconte: «È la prima volta che tre amministratori di diverso orientamento politico fanno un gesto simile. Ma il fatto fa notizia su pochi giornali milanesi e su alcune testate calabresi. Dalle istituzioni, dalla politica lombarda, dalla stessa prefettura di Milano nessuna reazione, se non un infastidito ed omertoso silenzio».

La Sagra (annullata) dello stocco e lo sfoggio di potere a Corsico

Sei anni dopo una nuova lettera. La scrive il sindaco di Corsico, Filippo Errante. Pur essendo dello stesso centrodestra, non esita a segnalare alla Curia milanese che il suo collega di partito, ex sindaco di Sedriano, comune sciolto per mafia e in quel momento sotto processo, non è degno di ricoprire l’incarico di professore di Religione al Liceo Scientifico “Vico” di Corsico.

Filippo Errante

Insieme ai colleghi degli stessi comuni dell’altra lettera, comuni ai quali si aggiunge anche Buccinasco, si fa presente che la ‘ndrangheta di zona «è un fardello dal quale le nostre comunità si stanno liberando giorno per giorno».
Stato e antistato si sono spesso fronteggiati a Corsico. Nel 2016 l’amministrazione comunale concede un patrocinio alla Sagra dello Stocco di Mammola; tra gli organizzatori c’è il genero di un boss riconosciuto, Peppe Perre, detto “‘u Maistru” originario di Platì. Esplode la polemica sui giornali e il sindaco annulla l’evento mangereccio. Al consiglio comunale che discute la questione i calabresi storti si fecero sentire con fischi al sindaco e qualche minaccia a chi aveva denunciato la sagra contestata. Nicola Gratteri che conosce storia e geografia mafiosa del luogo disse a suo tempo: «È lo sfoggio di un potere mai venuto meno». Oggi il magistrato calabrese è cittadino onorario di Corsico.

Pietro Sanua, martire antindrangheta a Corsico

Da allora sono cambiati gli anticorpi nel comune più urbanizzato della Lombardia, ben l’87 per cento del suolo. Oggi si piantano alberi per il progetto “Forestami” per «aumentare la superficie e migliorare la funzionalità ecosistemica delle infrastrutture verdi a scala territoriale e del verde costruito».
Corsico che ha anche il suo martire antindrangheta. Pietro Sanua, era nato in Basilicata a Lavello. A soli 13 anni era emigrato da solo a Milano per cercare lavoro, andando ad abitare in casa di una zia. Fa il panettiere, poi lavora in un supermercato, nei fine settimana approda al mercato ortofrutticolo. Diventa ambulante con licenza e gira per i mercati.
S’impegna nel sindacato Pietro. Diventa presidente provinciale dell’Associazione nazionale venditori ambulanti affiliata a Confesercenti. Con zelo fa denunce come fiduciario dei mercati di Corsico e Buccinasco dove sta nella Commissione dell’assegnazione dei posti e delle metrature. La sua voce si sente anche alla trasmissione di Gad Lerner “Milano, Italia”. Denuncia pubblicamente il racket dei fiori nei cimiteri sul sorteggio dei posti. Soprattutto si fa sentire all’Ortomercato di Milano, il più grande d’Italia. Nel 2008 le sue strutture erano utilizzate come centrale di spaccio internazionale, anche il night “For the king” avevano aperto là dentro i compari. In quel posto Pietro nel 1994 ha un diverbio pubblico con Gaetano S., oggi deceduto, un fruttivendolo calabrese coinvolto in un sequestro di persona e appartenente ai Barbaro-Papalia che dominano Milano. Altro diverbio c’era stato con la moglie del fruttivendolo in odor di ‘ndrangheta per un posto al mercato dei fiori al cimitero.

Il racket dei fiori e le indagini riaperte 27 anni dopo

Il 4 febbraio del 1995, alle prime luci dell’alba, Pietro Sanua e il figlio Lorenzo di 21 anni, salgono sul loro furgone per dirigersi a Corsico dove devono allestire la bancarella per il mercato del sabato. Qualcuno conosce bene i loro movimenti. Nei pressi del mercato una Fiat punto marrone targata Genova fa una strana inversione a U. L’ambulante dice al figlio: «Guarda quel pirla che manovra fa in una strada così». Sparano con la lupara a Corsico. Pietro cade tra le braccia del figlio, il furgone va a sbattere contro un’auto. Il sindacalista degli ambulanti morirà in ospedale.

Pietro Sanua e, nel riquadro, l’identikit del presunto killer

Secondo un rito antico di depistaggio a Corsico molti diffondono la voce che «è una storia di corna». Si indaga sulle frequentazioni personali. Il 21 aprile, il cronista d’inchiesta Fabrizio Gatti sul Corriere della Sera titola sul racket dei fiori. Il magistrato non chiama neanche il figlio dell’assassinato a deporre. Il 7 agosto del 1995, il pubblico ministero a sei mesi dell’omicidio archivia perché non sono emersi elementi utili alle indagini. Ci fu certo approssimazione.
La moglie e il figlio della vittima non si sono arresi nel corso del tempo. Soprattutto Lorenzo diventato referente di Libera a Corsico. Il 21 marzo del 2010 Pietro Sanua è stato riconosciuto vittima di mafia in occasione della Giornata della Memoria. I magistrati contemporanei hanno sensibilità diverse di quelli degli anni Novanta. Alessandra Dolci della Dda di Milano ha riaperto le indagini.
Nel giugno del 2022 è stato diffuso un identikit del killer in base alla testimonianza di un operaio che nel 1995 vide incendiare la Fiat adoperata per l’agguato. Sono passati 27 anni.
Due mesi fa la polizia milanese ha effettuato una perquisizione a casa di un incensurato ad Oppido Mamertina in Calabria. Il sospettato è il fratello di un boss detenuto al 41 bis arrestato dopo 16 anni di latitanza. Si dichiara estraneo ad ogni fatto di quel vecchio omicidio mai risolto ma entrato nella coscienza civile di Corsico. Per il pm Alessandra Dolci «E’ evidente che si tratta di un omicidio eseguito da mano mafiosa».

Lorenzo, figlio di Pietro Sanua

Le nuove generazioni. A Corsico qualcosa è cambiato

La ‘ndrangheta a Corsico. Ha detto l’imprenditore edile Francesco Chiericozzi, che ha ereditata l’azienda dal padre vessato dai clan: «Quando ho iniziato a lavorare e a prendere in mano le redini dell’impresa, avevo ben presente che era opportuno non entrare mai in conflitto con le aziende dei Papalia e con le imprese della famiglia Barbaro perché mafiose. Basti solo pensare che la mia impresa ha sede a Corsico e io da più di dieci anni mi rifiuto di lavorare nel movimento terra nel comune dove ha sede la mia azienda ed in comuni limitrofi».
Oggi nel mirino c’è la nuova generazione di quelle famiglie. Gestiscono lo spaccio di droga nei bar della zona, al Quadrato dove giocano i bambini, al Villaggio Giardino con migranti stranieri usati come “cavalli”.
A Corsico a dicembre hanno sequestrato 8 campi di padel costruiti abusivamente. I soldi proventi di presunti illeciti li aveva investiti l’imprenditore Marco Melluso, nipote del boss Giosefatto boss di Corsico condannato in via definitiva nel processo “Infinito”.
Ma a Corsico l’attenzione sociale è molto alta sul problema. A gennaio del 2023 quando è apparsa sul muro della canonica della chiesa di via Cavour la scritta “Papalia” con a fianco un cuore e una corona la foto è stata pubblicata da molti giornali e il sindaco Stefano Martino Ventura ha scritto su Facebook: «Un episodio molto grave che l’amministrazione condanna duramente». A Corsico qualcosa è cambiato. (redazione@corrierecal.it)

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