VILLAPIANA «Mi preoccupa la situazione che si sta determinando giorno dopo giorno nella Sibaritide e soprattutto per quanto concerne la grande questione del megalotto della 106». A parlare, al Corriere della Calabria, è il Vescovo di Cassano allo Jonio, monsignor Francesco Savino. Che nella giornata di ieri ha fatto visita al campo base della Webuild Sirio a Villapiana per manifestare solidarietà e vicinanza alle aziende ed ai lavoratori che lavorano sul Terzo megalotto della Ss 106 jonica, finito nel mirino della ‘ndrangheta. In poco più di due settimane sono stati incendiati due mezzi meccanici, un merlo sollevatore telescopio e un escavatore tutti stipati all’interno di uno dei cantieri aperti. Tra gli altri mezzi attenzionati dalla mala anche una gru cingolata.
«Nella Sibaritide sono in gioco delle imprese, operai, dipendenti, e la libera scelta di una società che ha detto di sì a quella operazione. Purtroppo accade – ancora una volta – che dove ci sono dei soldi, allora il potere interviene sempre per intercettare denaro, per intercettare il capitale», aggiunge Mons. Savino ai nostri microfoni. Quale la via d’uscita? «Io sono convinto che soltanto la legalità è un mezzo per raggiungere la giustizia. Ed ecco perché dico un no, senza sé e senza ma, un no rigoroso e netto a tutto ciò che tenta di servirsi del territorio. Qui è in gioco la civiltà, qui è in gioco la democrazia». Il vescovo poi lancia un appello. «Propongo anche attraverso la vostra testata un appello: sono convinto che dobbiamo attivare un processo di popolo. Ci vuole una lotta non violenta, una lotta mite, contro chi vuole renderci sudditi, schiavi e non cittadini liberi e responsabili».
Non solo l’escalation criminale nella Sibaritidie, Monsignor Savino – invitato ad un convegno organizzato a Cosenza e dedicato all’autonomia differenziata – smonta il ddl Calderoli. «Esprimo tutta la mia preoccupazione di pastore, di vescovo e come dice un bellissimo testo profetico di Isaia “per amore del mio popolo, non taccerò, non posso fare silenzio”». «Il silenzio – continua – in certe situazioni diventa complicità. Il silenzio diventa purtroppo organico a chi non consente processi di emancipazione e di liberazione». «L’autonomia differenziata – aggiunge – non soltanto toglie un minimo di identità nazionale, ma rischia di impoverire ulteriormente il Sud e la Calabria».
L’auspicio del vescovo è di «diventare protagonisti di un nuovo Umanesimo o almeno di un nuovo Risorgimento. Dobbiamo riscattarci. Anche noi dobbiamo passare da un Welfare State a un Welfare Community, ad un sistema dove il cittadino diventa veramente protagonista in base ad un principio di sussidiarietà». La riforma del Titolo V prima, l’autonomia differenziata oggi. Nulla sembra essere cambiato. «Con il Titolo V, la sanità è stata devoluta alle regioni, domandiamoci come va oggi la sanità in Calabria». (f.b.)
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