REGGIO CALABRIA Saliamo su un treno che dalla Locride porta a Reggio Calabria. È da lì che l’inesorabile sgretolamento di questo tratto di costa lo si può quasi toccare con mano. In diversi punti – alcuni impossibili da raggiungere in auto – a dividere le rotaie dal mare sono solo pochi passi. Pochi metri di sabbia e rocce che hanno resistito fino ad oggi alle forti mareggiate invernali. Mareggiate che spesso portano via interi tratti, lo sanno bene alcuni Comuni che hanno visto spazzati via in una notte intere porzioni di lungomare. «Quelle delle nostre coste è un futuro segnato da un progressivo e non molto lento, ma che accelera sempre di più, fenomeno di erosione sempre più forte», spiega ai microfoni del Corriere della Calabria Salvatore Fuda, consigliere della Città metropolitana con delega all’Ambiente.
È un fenomeno dovuto alla forza erosiva che il mare ha naturalmente ma, nel corso del tempo, il territorio, attraverso l’azione dell’uomo, è diventato sempre più vulnerabile ed esposto ai fenomeni naturali. Tra le cause principali ci sono infatti l’intensa antropizzazione delle coste con la costruzione di abitazioni, strutture ed infrastrutture, e l’impoverimento dell’apporto di materiale solido dei fiumi. «Il dissesto delle fiumare e l’erosione delle coste – spiega Fuda – sono facce della stessa medaglia. Le coste vengono alimentate dal materiale litoide che si trova all’interno dei fiumi, se questi fiumi non funzionano come dovrebbero, per tutta una serie di attività, per l’antropizzazione che è avvenuta negli ultimi decenni, la scarsa manutenzione nei corsi d’acqua, ne risentono le coste». Caso emblematico è quello di Villa San Giovanni, dove gran parte delle fiumare ha subito antropizzazioni e quindi il materiale litoide difficilmente arriva sulla costa. «Noi – aggiunge il delegato metropolitano all’Ambiente – abbiamo fatto un nuovo regolamento per l’estrazione del materiale litoide e insieme all’Autorità di bacino e all’Università Mediterranea di Reggio Calabria, abbiamo in via sperimentale proposto già un primo progetto sulla fiumara dell’Amendolea, che è una fiumara molto esposta, e che cercheremo di allargare questa possibilità ad altre fiumare».
Viaggiando sulla linea ferroviario lo spettacolo è suggestivo, le scogliere su lunghi tratti di costa e il mare cristallino ci accompagnano fino a Reggio, dove via via diventa sempre più visibile lo Stretto con la costa siciliana sullo sfondo. L’estrema bellezza del paesaggio si va però a scontrare con le criticità che la costa reggina, in particolare sulla fascia ionica, presenta. È nei pressi di Palizzi che ci si può accorgere, più che in altri tratti, del fatto che l’attività erosiva insiste sempre di più.
Lungo il tragitto si fanno via via sempre più numerosi i grandi blocchi di cemento che vanno a formare piccole “muraglie” protettive.
Durante l’inverno sono poi tanti i Comuni costieri a dover fare i conti con le mareggiate. Spesso la furia del mare porta via interi tratti di lungomare, come accaduto negli anni scorsi a Siderno, o come è ancora ben visibile a Bovalino, dove un violento nubifragio nel 2019 spazzò via oltre 200 metri della parte centrale.
«A noi compete solo la programmazione, che abbiamo fatto con risorse nostre», spiega il consigliere metropolitano Salvatore Fuda. «L’anno scorso, – aggiunge – con l’avanzo di amministrazione, abbiamo stanziato 150mila euro per produrre progetti di studi per il risanamento della difesa delle coste su tre aree fisiografiche: quella della Costa Viola (da Bagnara-Palmi) quella di Reggio Calabria e un’altra fino a Bova. Abbiamo proposto interventi per circa 117 milioni di euro, che abbiamo trasmesso alla Regione e sarà la Regione a caricarli sul sistema gestito dal Ministero, un’unica piattaforma attraverso la quale necessariamente tutti gli interventi di difesa costa e di difesa suolo devono passare. Ed è la Regione un po’ che cerca di stabilire le priorità». Tra le aree più critiche individuate dalla Città Metropolitana c’è quella di Cannitello: «Lì – spiega il delegato all’Ambiente – stiamo portando avanti un intervento, perché anche la difesa dell’abitato è una delle cose da tenere in considerazione. Sono circa un milione e 800 mila euro d’investimento». «Su specifici tratti – spiega ancora Fuda – non abbiamo programmazione puntuale perché molto spesso dove c’è un’emergenza contingente, penso ad esempio alle Ferrovie o all’Anas, intervengono direttamente oro. La cosa che abbiamo fatto è che abbiamo richiesto più volte, e richiederemo ancora alla Regione Calabria, è di attivare quel tavolo tecnico politico sul dissesto idrogeologico che comprende anche la difesa delle coste che in realtà stenta a partire. Nuovo impulso il settore lo sta dando grazie anche alle attività dell’ingegnere Catalfamo, completamente dedicata a questo aspetto e speriamo che da qui a breve riusciamo a recuperare i fondi necessari per poter fare gli interventi programmati».
Ma quale sarà il futuro delle coste calabresi, reggine nel caso specifico, se non si interverrà in modo efficace e celere?
«È un futuro in qualche modo segnato da un progressivo, come abbiamo visto non molto lento, ma che accelera sempre di più, fenomeno erosivo sempre più forte. E noi dobbiamo agire sul capire come l’antropizzazione non deve intervenire e non può interferire sul trasporto di materiale verso le spiagge. Dobbiamo gestire bene i nostri corsi d’acqua perché sono quelli che alimentano le spiagge. Non c’è un rimedio diverso. Allo stesso tempo – conclude Fuda – dobbiamo realizzare tutte quelle opere di difesa delle coste, sono interventi anche abbastanza onerosi e dobbiamo trovare le risorse su questo. Il Governo e la Regione Calabria dovrebbero dare una grossa mano». (redazione@corrierecal.it)
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