CATANZARO «Non si può dimenticare. Sono un uomo prima che un ufficiale, naturalmente ci sono inchieste in corso che avranno il loro sviluppo ma per quanto ci riguarda riteniamo di aver fatto il nostro dovere e mi tengo la mia convinzione». Lo ha detto il capitano di vascello Vittorio Aloi nel suo discorso di commiato dalla guida della Capitaneria di porto di Crotone, in riferimento al naufragio del barcone carico di migranti avvenuto il 26 febbraio scorso a Steccato di Cutro e che ha provocato la morte accertata di 94 persone e una decina di dispersi e l’apertura di due inchieste una delle quali su eventuali lacune nei soccorsi. «Alcuni eventi tragici – ha aggiunto Aloi, che ha parlato con i giornalisti a margine della cerimonia – hanno segnato la vita di molti. Per uomini di mare come noi, che fanno del salvataggio di vite umane una missione quotidiana con professionalità, feriscono certi immotivati sospetti. Come se non parlassero già abbastanza le migliaia di migranti portati a terra, a volte tirati fuori da situazioni operative proibitive da militari indefessi e coraggiosi numerosi dei quali sono tra i ranghi di questo schieramento. Chi ogni giorno si alza e si veste di dovere non può non aspirare che presto o tardi gli venga riconosciuto di aver fatto il proprio dovere». Vittorio Aloi, a cui è subentrato il pari grado Domenico Morello, è stato trasferito alla Direzione marittima di Livorno come comandante in seconda. (Ansa)
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