COSENZA Sono sei i verbali resi dal pentito Roberto Porcaro ai magistrati della Dda di Catanzaro che hanno svolto le indagini dell’operazione “Reset“. L’inchiesta ha disarticolato i sette gruppi confederati della ‘ndrangheta cosentina. Questa mattina, nell’aula bunker di Lamezia Terme, si è tenuta l’udienza preliminare del processo a carico di 245 indagati. Contestualmente è avvenuto il deposito – da parte della distrettuale – di alcuni documenti, compresi i verbali del collaboratore di giustizia. Porcaro oltre ad aver fatto nomi e cognomi di alcuni dei presunti affiliati ai clan (leggi qui) ha anche aggiunto particolari relativi agli “stipendi” percepiti dagli stessi. «La bacinella dell’associazione è stata sempre detenuta da Renato Piromallo, quantomeno dal 2011 e fino alla data in cui lo stesso è stato arrestato nell’operazione “Reset”». Secondo Porcaro, Piromallo è stato incaricato di tale compito in «ragione della sua serietà criminale e della sua lunga esperienza, oltre al fatto che è stato l’associato più a lungo in libertà». Quando Piromallo era recluso, ad occuparsi di raccogliere i proventi delle attività illecite in un unico conto in comune sarebbero stati «Umberto Di Puppo e Alberto Superbo».
E’ il 22 maggio 2023, quando Porcaro riferisce di alcune riunioni tenute per gestire la contabilità dell’associazione. Si sarebbero svolte «a cadenza mensile tra il 22 ed il 27, in corrispondenza del periodo in cui si preparano gli stipendi per i detenuti». «Le riunioni si sono sempre tenute a Saporito di Rende presso le abitazioni di Alberto Superbo o Francesco De Luca». Gli incontri, secondo il pentito, sarebbero iniziati nei primi mesi del 2014 e fino a quando «c’è stata una sorta di divisione contabile tra “Italiani” e gli “Zingari” con la quale vi era una rendicontazione saltuaria (in occasione delle tre festività annuale) e limitata alle attività illecite condivise».
Porcaro continua a riferire quanto di sua conoscenza e pronuncia i nomi e i cognomi dei soggetti che avrebbero ricevuto lo “stipendio” mensile fisso in caso di detenzione. «Oltre a me, erano destinatari di stipendio Renato Piromallo, Francesco Patitucci, Salvatore Ariello, Ettore Lanzino, Marco D’Alessandro, Gianfranco Bruni, Gianfranco Ruà, Davide Aiello, Giuseppe Iirillo detto “vecchiaredda” (una somma di 500 euro al mese in quanto vecchio associato al gruppo degli Italiani), Alberto Superbo e, dal 2013, Antonio Illuminato. Il pentito snocciola le cifre. «Lo stipendio ammonta a 1.800 euro mensili, con l’eccezione di Ettore Lanzino che percepiva inizialmente 3.000 euro per poi passare a 2.000 euro con qualche lamentela della moglie Stefania Carà». Io stesso ho percepito lo stipendio nei primi mesi dopo l’arresto di “Testa del Serpente”: lo stipendio era consegnato nelle mani della mia ex moglie Silvia Guido, almeno sino a quando sono stato in buoni rapporti». Recentemente, infatti, la stessa Guido si è dissociata dalla decisione dell’ex coniuge di collaborare con la giustizia (qui la notizia). Lo stipendio ai detenuti viene normalmente consegnato ai congiunti in stato di libertà.
C’era chi riceveva il denaro e chi si occupava della suddivisione dei proventi da destinare ai soggetti detenuti. In tale contesto, Porcaro si autoaccusa di aver preparato lo stipendio destinato a Francesco Patitucci (2.000) e Gianfranco Ruà (1.800). «Piromallo, invece, «preparava lo stipendio per Gianfranco Bruni (2.000), Mario Gatto (2.000), Adolfo D’ambrosio (1.800)». Sempre secondo il pentito, sarebbe stato Michele di Puppo a preparare lo stipendio per il fratello «Umberto Di Puppo (1.800), Ettore Lanzino (2.000), Alberto Superbo (1.800)».
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