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La riflessione

Calabria: una terra da unire

È inconfutabile! Per la Rai regionale, come per tanti altri mezzi di informazione, la Calabria fa notizia solo se l’argomento riguarda la mafia! Tutto il resto è “fuffa”. E Catanzaro che è la citt…

Pubblicato il: 26/06/2023 – 9:19
di Franco Scrima*
Calabria: una terra da unire

È inconfutabile! Per la Rai regionale, come per tanti altri mezzi di informazione, la Calabria fa notizia solo se l’argomento riguarda la mafia! Tutto il resto è “fuffa”. E Catanzaro che è la città capoluogo di regione, è la più trascurata, o come spesso si continua a sostenere, ignorata dalla TV di Stato.
La storia di questa regione è densa di sensibilità, raramente riscontrabile in altre realtà. Eppure, quando si deve parlare di Catanzaro tutto cambia, lo si fa ignorandola, pur sapendo che in questa città, com’è giusto che sia, hanno sede tutti gli uffici pubblici regionali.
L’indifferenza però prevale, come se Catanzaro fosse l’ultima borgata della più retrograda provincia; probabilmente “invisa” (ci si augura di no!) alla redazione regionale della Rai, che non si rende conto che la Città capoluogo di regione è frequentemente assente dai “telegiornali”. Un modo di agire sul quale, evidentemente, si riflettono poco coloro che hanno la responsabilità del palinsesto dei telegiornali. E non solo loro. Su questo modo di fare pesa anche la responsabilità di quanti amministrano la Calabria. Sarebbe sufficiente che nel perimetro delle loro attenzioni, ci fosse una finestrella aperta anche per gli altri.
Qualcuno azzarda giudizi pesanti e ipotizza che l’intento potrebbe essere quello di fare emergere taluni territori e lasciarne altri a raccontarsi le fiabe. Per un politico non è certo il modo migliore per mettersi in evidenza. Lasciare nel silenzio taluni territori, come Catanzaro, può essere di nocumento per la sua attività futura. Quale che sia il motivo, è incontestabile che Catanzaro continua ad essere mortificata giornalmente dall’essere esclusa dall’informazione televisiva regionale.
Nella Città capoluogo di regione non esiste una redazione della Rai e da qualche tempo nemmeno il più che modesto ufficio di corrispondenza. Come se qualcuno avesse deciso che non si debba parlare del Città capoluogo e sottrarre minuti preziosi da destinare ad altre città. La prova incontestabile è data dal “nulla” per quanto riguarda la presenza di Catanzaro nei telegiornali della TV regionale pubblica. Un modo inspiegabile di agire che non ha precedenti. Noto a tutti, ma senza che alcuno decida di agire o si chieda perché accade. Così passano le settimane, i mesi e gli anni e il silenzio rimane “assordante” e incontrastato, salvo rarissime occasione per qualche banalità.
Una realtà che, comunque la si guardi, non trova alcuna giustificazione; il che lascia pensare a tutto. E lascia spazio perché si possa dare peso alle voci che danno per certo che sia frutto del tentativo di ciascuna delle cinque province di voler prevalere sulle altre. Comunque sia, la domanda è: perché proprio Catanzaro?
Se fosse vero, sarebbe pur sempre un modo irrazionale di concepire lo sviluppo della Calabria. Così come rimane ineluttabile che si tratterebbe di iniziative che mal si addicono ad un servizio pubblico. Se dovessero perdurare tali condizioni, è bene sapere che a rimetterci saranno tutti i calabresi, a prescindere dalla provincia in cui risiedono, perché avranno dimostrato di non comprendere come nascono non solo i programmi di sviluppo, ma soprattutto la peculiarità e la versatilità dei territori.
Non comprenderlo significa aver fatto fare importanti passi indietro alla Calabria, con ricadute sulla classe dirigente incapace di trovare una soluzione al problema. Le condizioni restano comunque gravi, ove mai si dovesse scoprire che i “distinguo” sono coincidenti con le attività e, dunque, con gli “interessi” delle consorterie di alcuni ambienti.
E pensare che la Calabria dispone di un patrimonio umano e culturale che avrebbe potuto farla emergere, piuttosto che “indebolirla”, tanto da essere vittima del sospetto di essere una regione collusa con il malaffare. Una condizione che pesa su quella parte di popolazione convinta che la Calabria continua ad essere “abusata” per poi essere abbandonata.
È questo uno dei motivi del disinteresse dei calabresi verso il territorio, ritenere (a torto) che ci sarà sempre qualcuno disposto a salvarlo. Non viene calcolato che il rischio dell’allontanamento dai problemi di questa regione non può che produrre ulteriore sfiducia, oltre a rafforzare il convincimento nel resto del Paese che siamo un popolo di “scansafatiche”, se non un “coacervo di delinquenza”.
È d’altronde il motivo che ha fatto denigrare e isolare la Calabria ed i calabresi dal resto del Paese. Ne è testimone la storia che ci ricorda come, fin quando è prevalso il buonsenso, ai calabresi è stata riconosciuta l’onorabilità e la schiettezza del loro agire, frutto di intelligenza e di versatilità; tanto da far toccare con mano come sia stato possibile incentivare il turismo e rendere attivo il lavoro per dare respiro al territorio e benessere alla popolazione.
Valorizzare le bellezze della Calabria (e anche Catanzaro ne ha tante) significa far conoscere le meravigliose coste, le città, le montagne, i suoi panorami, i prodotti della terrà, le coste, i “due mari” (il Tirreno e lo Jonio) e la “cucina tipica”, indimenticabile per chi ha avuto la ventura di assaggiarla.
*giornalista

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