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l’inchiesta

L’accordo tra Sculco e il tandem Adamo-Oliverio per “governare” Crotone. Appalti e incarichi, il “sistema” gestiva tutto

Il gruppo di potere sceglieva ditte e dirigenti in tutti gli enti locali. L’ossessione per il sostegno elettorale a Flora Sculco e per i manager dell’Asp. E quell’aiutino a Giamborino

Pubblicato il: 27/06/2023 – 11:30
di Pablo Petrasso
L’accordo tra Sculco e il tandem Adamo-Oliverio per “governare” Crotone. Appalti e incarichi, il “sistema” gestiva tutto

CROTONE «Turbata libertà d’incanti, turbata libertà di scelta del contraente, corruzione, abuso di ufficio» e «reati elettorali» per «accrescere il peso specifico» dei politici «nel Consiglio regionale della Calabria, nei consigli Provinciali e nei consigli comunali, in particolare quello di Crotone». Il filone politico dell’inchiesta della Dda di Catanzaro che ha portato a 34 arresti ruota attorno un accordo che sarebbe stato chiuso, «in uffici riservati della Regione» in «incontri conviviali» tra la formazione politica “i DemoKratici” guidata a Enzo Sculco e il gruppo di Mario Oliverio, presidente della giunta regionale tra il 2014 e il 2020. Gli incontri si sarebbero svolti tra il 2017 e il 2018. Sculco avrebbe convogliato «un consistente pacchetto di voti da attingere dal proprio bacino elettorale, in occasione delle elezioni regionali da effettuarsi tra il 2019/2020, in cambio dell’appoggio della candidatura di Flora Sculco, figlia di Vincenzo, che si sarebbe candidata quale consigliere regionale; allo stesso modo, Sebastiano Romeo, consigliere regionale di Reggio Calabria avrebbe anch’egli sostenuto Oliverio». 
L’accordo avrebbe comportato «al di là dell’apparentamento politico, la commissione di una sequela indeterminata di reati (…) funzionali ad accrescere il peso specifico elettorale, attraverso incarichi fiduciari, nomine e assunzioni, di matrice esclusivamente clientelare, in enti pubblici, nella prospettiva di ottenere il voto, nonché affidando appalti anche a imprese i cui titolari avrebbero assicurato l’appoggio elettorale». Lo scopo sarebbe stato, sia per Oliverio che per Adamo, il «rastrellamento di voti, anche attraverso il ricorso a nomine, assunzioni clientelari, appalti da affidare a imprese che avrebbero garantito un ritorno elettorale».
Sono 15 le persone indagate in questo filone: Nicola Adamo, Mario Oliverio, Enzo Sculco, Giancarlo Devono, Sebi Romeo, Francesco Salvatore Bennardo, Giuseppe Germinara, Ernesto Iannone, Ambrogio Maschera, Nicola Santilli, Pietro Vrenna, Nicodemo Parrilla, Francesco Masciari, Artemio Laratta e Giovanni Mazzei.

Dirigenti e ditte al Comune di Crotone

Nel patto sarebbe stata prevista l’individuazione di dirigenti «graditi» al gruppo, come Germinara, «designato, con incarico fiduciario, al settore Lavori pubblici, con decreto sindacale del 31 luglio 2017, su indicazione di Sculco, nonostante ci fosse una regolare vincitrice di concorso; di Teresa Sperlì, segnalata da Sculco al sindaco Ugo Pugliese, che la nominava, dopo una procedura comparativa, cui aveva partecipato anche  Germinara, a Dirigente del Settore VI del comune di Crotone». Sarebbero stati condizionati anche appalti pubblici, «attraverso affidamenti illeciti a imprese gradite a Enzo Sculco e Giancarlo Devona, assicurati da Germinara, in particolare alla Croton Scavi Srl, alla 2C Costruzioni, impresa questa ultima gradita al solo Enzo Sculco, alla Allpoin srl, impresa gradita a Sculco e a Iannone Ernesto e i cui titolari avrebbero promesso ii voto in favore di Flora Sculco». E poi ancora incarichi «a soggetti graditi a Devona e Sculco» e individuazione di direttori generali graditi all’ex consigliere regionale e patron dei DemoKratici finito oggi ai domiciliari. 

Il patto elettorale (e non solo) per la Provincia

Avevano le mani sul Comune e sulla Provincia di Crotone. Dove le accuse della Dda di Catanzaro registrano «il condizionamento del voto nel 2017, attraverso un accordo promosso da Enzo Sculco con  Ernesto Iannone e Armando Foresta, rispettivamente consigliere comunale e sindaco di Mesoraca, per far eleggere Nicodemo Parrilla, facendo apparentare i cirotani con i mesorachesi e controllando Sculco capillarmente le operazioni elettorali». Appalti pubblici a ditte gradite anche in questo caso, «assicurati da Francesco Mario Benincasa, dirigente del settore viabilità e mobilità della provincia (persona vicina a Sculco), in favore della impresa Coiv di Salvatore Rachieli che avrebbe appoggiato Flora Sculco per le elezioni regionali». 

All’Asp e all’Aterp sceglievano tutto loro

Neppure Aterp e Asp sarebbero state immuni alla penetrazione del gruppo. All’Aterp «Mario Oliverio, Giancarlo Devona ed Enzo Sculco» avrebbero inciso «sulla designazione di Ambrogio Mascherpa, persona di fiducia di Mario Oliveri e in precedenza commissario straordinario dell’ente». Vi sarebbe stata, poi, l’indicazione «da parte di Adamo, Sculco, Oliverio, Romeo e Devona, di professionisti, loro graditi, per l’espletamento di incarichi per conto di Aterp, quale quello relativo all’accatastamento di immobili di edilizia popolari nell’area crotonese, tra cui Antonio Megna (non indagato), che, successivamente alla sua nomina, avrebbe fatto la campagna elettorale per Flora Sculco nel mese di gennaio 2020». 
Negli uffici dell’Azienda sanitaria provinciale, il “sistema” si sarebbe mosso per controllare tutto. E avrebbe allontanato l’allora dg Sergio Arena, «persona sgradita a Sculco» per sostituirla con un altro manager. Sculco avrebbe addirittura scelto il direttore amministrativo, un primario e il «selettore del personale». Lo scopo? Sempre «chiedere il voto in favore di Flora Sculco per le successive elezioni regionali, «nella lista di centrosinistra con la quale Mario Oliverio aveva in animo di candidarsi, prima della designazione di altro candidato a Presidente della Regione, da parte del Pd, e la rinuncia di quest’ultimo alla competizione». Un controllo capillare: assunzioni a Calabria Lavoro, nei programmi per i contratti di fiume, degli esperti legali (nove per Oliverio, quattro per Sebi Romeo). 

La ricollocazione di Pietro Giamborino in Regione

Non manca anche l’interessamento di Adamo, Devona (segretario particolare di Oliverio) e dello stesso Oliverio nel febbraio 2018, per trovare una nuova collocazione a Pietro Giamborino, «già consigliere provinciale di Vibo Valentia e già consigliere della Regione Calabria». Dopo attriti con il responsabile dell’Avvocatura regionale, Giamborino «aveva manifestato la sua intenzione di dimettersi». Ma Adamo, Devona e Oliverio, «al fine di scongiurare che detto evento potesse incidere negativamente sull’appoggio che avrebbe dovuto fornire» nelle Regionali del 2020, si sarebbero attivati per trovare una nuova sistemazione. Lo stesso Giamborino che, poco più di un anno e mezzo dopo, sarebbe diventato uno dei principali indagati della maxi inchiesta Rinascita Scott. (p.petrasso@corrierecal.it)

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