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Stop ai tempi biblici di attesa in sanità, Federconsumatori e Cgil lanciano la campagna in Calabria

Iannello: «Sulle liste dati spesso non veritieri, e soldi non spesi dalla Regione». Sposato: «Insoddisfatti di quest’ultima gestione»

Pubblicato il: 27/06/2023 – 14:43
Stop ai tempi biblici di attesa in sanità, Federconsumatori e Cgil lanciano la campagna in Calabria

CATANZARO Contro una delle tante emergenze che vedono la sanità regionale in coda alle classifiche nazionali Federconsumatori e Cgil lanciano anche in Calabria la campagna “Stop alle liste d’attesa”. A illustrarla in una conferenza stampa a Catanzaro Mimma Iannello, presidente Federconsumatori Calabria e referente nazionale del Dipartimento Welfare-Sanità, e il segretario generale della Cgil regionale Angelo Sposato.

L’intervento della Iannello

«Stiamo provando a fare una grande operazione di trasparenza sulle liste di attesa, che non tutte le aziende pubblicano nei tempi dovuti, mentre invece il piano nazionale di governo delle liste di attesa richiede che le Regioni e le aziende devono rendere trasparente e pubblico il monitoraggio delle liste di attese», esordisce la Iannello. «Noi – rimarca – abbiamo dovuto fare l’accesso agli atti in alcune aziende per potere avere dati aggiornati. E dai dati fin qui disponibili, alcuni peraltro riferibili ancora al 2020-21 quindi non veritieri oggi, ci sono criticità che vanno risolte assolutamente: a esempio all’Asp di Crotone ci sono tempi che vanno anche oltre i 750 giorni per delle visite specialistiche o alcuni esami. È un tempo assurdo, ma la salute non può attendere né può diventare un diritto per censo, riservato solo a chi si può pagare prestazioni dai privati. Questa campagna vuole sensibilizzare i cittadini per dare loro informazioni preciso su come e cosa attivare per segnalare al direttore sanitario la violazione della tempistica appropriata in tema di liste di attesa». Un’altra criticità segnalata dalla Iannello: «La Regione Calabria – spiega la presidente di Federconsumatori – ha avuto assegnati 15 milioni per recuperare alcuni ritardi nell’erogazione di prestazioni specialistiche e diagnostiche e i ricoveri ma di queste risorse ha saputo spendere solo il 28%, al contrario di regioni del Nord dove ci sono punte dell’80% del recupero». Per la Iannello la campagna nazionale si propone due obiettivi: «Monitorare i dati effettivi dei tempi di attesa, perché c’è uno scarto tra ciò che si pubblica e ciò che segnalano i cittadini prenotando sui Cup, a esempio su un report ufficiale di un’azienda sanitaria c’erano 52 giorni di attesa, il cittadino che ha simulato la prenotazione ha avuto l’accesso per marzo 2024. Inoltre, puntiamo a offrire la giusta informazione ai cittadini rispetto ai loro diritti, quelli sanciti nel piano nazionale di recupero delle liste d’attesa. Al commissario ad acta chiediamo di mettere a a sistema ogni segmento della filiera sanitaria per garantire nei tempi giusti l’erogazione delle prestazioni».

L’intervento di Sposato

Per Sposato «in Calabria la questione salute andrebbe attenzionata maggiormente, all’interno della Vertenza Calabria l’abbiamo indicata come prioritaria. Purtroppo, a distanza di un anno e mezzo, ci sono cose non che vanno, abbiamo detto al commissario che è il presidente della Regione che ci sono ritardi che si sono accumulati e che bisogna fare un atto di verità e di chiarezza sulla sanità calabrese perché, considerando che gran parte del bilancio regionale è assorbito dalla sanità, se non si fa questo difficilmente si può mettere mano al rientro del debito e fare buona sanità. Le liste di attesa risentono molto del mancato intervento pubblico e quindi i cittadini devono spesso ricorrere alla sanità privata, e purtroppo qui in Calabria si sta privatizzando di fatto il diritto alla salute. Se c’è il coraggio e la volontà, bisogna fare una seria verifica sugli accreditamenti, per capire qual è la buona sanità privata e quale quella cattiva che ha prodotto il debito. Poi – aggiunge il segretario della Cgil Calabria – bisogna lavorare per alcuni obiettivi: il riordino della rete dell’emergenza, per capire cosa sta accadendo nei pronto soccorso, e perché ambulanze non possono continuare a viaggiare senza medici a bordo, il riordino della rete ospedaliera e della medicina territoriale. Non siamo affatto soddisfatti di questo anno mezzo di gestione della sanità, il decreto Calabria ha molte pecche, il Tavolo Adduce purtroppo a volte è ostativo al sistema della salute. Serve infine un grande piano di assunzione del personale – perché sono con i medici cubani non ce la si fa – ma il governo sta vietando questo piano alla Regione: su questo – conclude Sposato – il presidente Occhiuto dovrebbe fare una operazione di verità dicendo che il governo attraverso il tavolo Adduce dice di no alle assunzioni». (redazione@corrierecal.it)

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