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Asp di Crotone, il «grimaldello clientelare» di Vincenzo Sculco

Le nomine e i pacchetti di voti. La promessa di sostenere Flora Sculco, la regia dietro le nomine dei dirigenti dell’azienda sanitaria e la «spregiudicatezza» nel rimuovere chi non era gradito

Pubblicato il: 28/06/2023 – 6:55
di Alessia Truzzolillo
Asp di Crotone, il «grimaldello clientelare» di Vincenzo Sculco

CROTONE L’Azienda sanitaria provinciale di Crotone usata come «grimaldello clientelare» per gli scopi elettorali di Mario Oliverio, che si ricandidava alla presidenza della Regione, e di Vincenzo Sculco. Il punto chiave affinché l’Asp diventi «altro ente funzionale agli scopi elettorali» dei due indagati sono le nomine dirigenziali, importantissime «anche per incidere sugli appalti e sui contratti con gli operatori commerciali del settore», scrive il gip Antonio Battaglia.
Le contestazioni formulate dai sostituti procuratori della Dda di Catanzaro, Domenico Guarascio e Paolo Sirleo, danno uno spaccato del sistema clientelare che imperversava anche all’interno dell’Asp di Crotone.
Secondo l’accusa, infatti, Vincenzo Sculco, agli inizi del 2019, era stato contattato da Pietro Vrenna (all’epoca responsabile del servizio infermieristico della Asp di Crotone) e da Telemaco Pantaleone Pedace, detto “Leo” (dipendente Asp e all’epoca assessore ai Lavori pubblici del Comune di Crotone). I due intendevano ricoprire incarichi dirigenziali nell’azienda sanitaria e, in cambio, promettevano di mettere a disposizione di Flora Sculco, figlia di Vincenzo, i proprio pacchetti di voti. Pedace poteva contare su un pacchetto di «almeno 3000 voti» e Vrenna «che ambiva a dirigere l’Ufficio concorsi della Asp», prometteva «di pilotare le assunzioni di personale, che avrebbe promesso il voto per la Sculco al fine di essere immessa nei ruoli della Asp».
Stando al capo di imputazione, Sculco avrebbe accettato questa offerta promettendo, a sua volta, di intervenire sui vertici dell’Asp di Crotone e, «dopo essersi consultato con Giancarlo Devona (espressione della politica crotonese e segretario particolare di Mario Oliverio, ndr), che appoggiava il suo intendimento – cosi istigandone il suo proposito -, in particolare incontrandosi con lui e con Leo Pedace in data 21 febbraio 2019 per concordare le attività, compulsava il direttore amministrativo dell’Asp Francesco Masciari, al quale prospettava la situazione e le esigenze sottostanti (affermando in particolare che il Pedace e il fratello Enrico erano portatori di un consistente pacchetto di voti che avevano promesso alla Sculco e che il Vrenna era una pedina importante per pilotare le assunzioni di personale infermieristico in cambio di appoggio elettorale), perché trovasse la soluzione più consona per conferire ad entrambi un incarico dirigenziale. Masciari, quindi, recepite le indicazioni di Sculco, si impegnava a studiare le soluzioni più appropriate, per consentire ai due candidati di trovare l’auspicata sistemazione». 

La cena 

Il 19 settembre 2018 Giancarlo Devona racconta a Francesco Aracri e di una cena programmata con Mario Oliverio «per decidere le sorti di Sergio Arena, direttore generale della Asp di Crotone». La cena , infatti, si tiene il due giorni dopo, in un ristorante della provincia di Catanzaro, e sono presenti Mario Oliverio, Sebastiano Romeo detto Sebi (politico di provenienza reggina), Nicola Adamo (esponente del Pd cosentino) e Giancarlo Devona.
Dopo la cena Sculco e Devona commentano, in auto, gli esiti dell’incontro conviviale. Sculco afferma che avrebbe dato il proprio appoggio a Oliverio per le prossime elezioni regionali e dimostrava di voler sollecitare la rimozione del direttore generale dell’Asp, il quale aveva comunque presentato le sue dimissioni il 17 settembre 2018 con un preavviso di 60 giorni.
Dunque, da un lato troviamo Oliverio che intende ricandidarsi alle prossime elezioni regionali, Giancarlo Devona «politico crotonese, segretario particolare dell’Oliverio e assai legato allo Sculco, fungeva da volano per trovare la giusta osmosi tra le contrapposte esigenze» e Sculco che «aveva interesse a manifestare la sua “signoria” politico amministrativa sulla provincia crotonese e altrove, avanzava una serie di istanze, tra cui quella di rimuovere il direttore generale dell’Asp di Crotone Arena, per immettere, evidentemente, una figura a sé gradita».
Le considerazioni dei magistrati della Dda sono amare: «E, si vedrà, gli obiettivi non erano certamente nobili, vale a dire far funzionare meglio il servizio sanitario nell’area crotonese. Al contrario, lo scopo era avere figure apicali, in grado di assecondare le esigenze dello Sculco, oltre a quelle del Devona, per condizionare le assunzioni – attraverso un sistema eminentemente clientelare – e gli appalti». Significativa è una conversazione tra Flora Sculco e due donne il 15 novembre 2018. Le due signore chiedono una raccomandazione per superare una selezione all’Asp di Crotone come biologo con assunzione a tempo determinato. Sculco evidenziava che di lì a breve sarebbe cambiata la compagine aziendale e quindi «sarebbe stato agevole assecondare la richiesta delle donne». 

La nomina del direttore generale dell’Asp di Crotone

La girandola delle nomine all’Asp di Crotone non si ferma nemmeno nel momento in cui Mario Oliverio è sottoposto all’obbligo di dimora nel proprio Comune di residenza, San Giovanni in Fiore, perché indagato nell’operazione “Lande Desolate”. A mandare a Sculco i messaggi di Oliverio è Giancarlo Devona. «Il tema della discussione riguardava le nomine presso l’Asp di Crotone e Devona diceva al proprio interlocutore che il Presidente della Regione aveva individuato la persona di Antonio Graziano (non indagato)». Oliverio, a detta di Devona, notano i magistrati, «intendeva ottenere l’assenso da parte dello Sculco. Nella specie, il richiesto placet di Sculco era legato al fatto che questi veniva individuato dal presidente della Regione come e quindi il futuro commissario straordinario si sarebbe dovuto rapportare con questo ultimo». Il 19 novembre 2018 la giunta regionale, con delibera numero 551, emanava avviso per il conferimento dell’incarico di direttori generali delle Asp della regione Calabria. In data 14 gennaio 2019 veniva nominato commissario dell’Asp di Crotone il dottor Antonio Graziano. La nomina era provvisoria, fino al perfezionamento delle procedure di nomina del direttore generale. 
«In ogni caso Sculco – annotano gli investigatori – riteneva di essere un elemento centrale nei processi decisionali dell’Asp, nella gestione del commissario Graziano e di Gilberto Gentili, che sarebbe stato nominato direttore generale dopo la decadenza di Graziano, a seguito alla emanazione di un decreto legge del 2019».
«Anche in questo caso – commentano i pm della Dda di Catanzaro – si ritiene che le evidenze raccolte consentano di ricondurre alla mano di Vincenzo Sculco e Giancarlo Devona la regia della nomina, in accordo con Mario Oliverio».

La nomina di Masciari a direttore sanitario

Quando Devona e Sculco apprendono che Oliverio aveva avviato la selezione per la nomina dei nuovi direttori generali delle Asp, Devona individua «tra i papabili per la nomina a direttore sanitario amministrativo dell’Asp l’avvocato Francesco Masciari, «facendo allusione anche alla necessità di procurare un po’ di voti». Il tema del ritorno elettorale di tutte le scelte che venivano fatte, in particolare le nomine, i concorsi e le selezioni «ricorreva sempre nelle parole sia di Sculco che di Devona». Infatti quando Devona propone Masciari come direttore amministrativo Sculco rilancia sottolinenando «come fosse necessario curare la selezione di nove candidati per incarichi in seno all’Asp individuati da Flora Sculco (si tratta di operatori sanitari infermieri)».
Alla fine la nomina di Masciari all’importante incarico, indicano gli inquirenti, è frutto «di una concertazione da parte di soggetti (Sculco e Devona) che, a rigore, nulla avevano a che fare con l’Asp». È Vincenzo Sculco che il 21 gennaio 2019 chiama Masciari chiedendogli se fosse interessato alla nomina di direttore amministrativo dell’ente sanitario. È sempre Sculco che il primo febbraio 2019 chiamava l’avvocato Masciari chiedendogli di vedersi, dopo avere incontrato e Devona e Graziano.

La nomina di Pietro Brisinda a direttore del distretto sanitario unico aziendale

Pietro Brisinda non è indagato in questo procedimento. Nei brogliacci dell’inchiesta della Dda i magistrati scrivono che il medico «risulta legato a doppio filo a Vincenzo Sculco». Tanto che «il 29 gennaio 2019, Sculco, parlando con il Brisinda, gli offriva addirittura il ruolo di Direttore sanitario, nomina questa che veniva ritenuta, poco conveniente dal medico, poiché sarebbe stata passibile di automatica decadenza in caso di cessazione dell’incarico del direttore generale. Riteneva quindi più sicura la nomina a direttore del distretto sanitario unico aziendale».
Sculco ne parla con Devona e Graziano il quale gli fa presente che «il posto era già occupato dal dirigente medico, Sergio D’Ippolito, vincitore di concorso. Essendo D’Ippolito assente per malattia, i soggetti valutavano di utilizzare l’articolo 18 del Contratto collettivo nazionale di lavoro. Il dirigente veniva sostituito temporaneamente da un altro dottore, Giovanni Rossano.
«l’intesa tra Sculco, Graziano E Brisinda nella riunione del 19 febbraio 2019 era quella di convocare Rossano e invitarlo a dimettersi, in ragione di non meglio indicate lamentele circa il suo operato». A luglio 2019 Rossano rassegnerà le sue dimissioni, dopo che gli inquirenti registrano una serie di conversazioni tra Sculco e Masciari in cui i due alludono alla posizione del dirigente. «Anche questa traccia intercettiva – scrive la Dda – dimostra la spregiudicatezza dei soggetti, propensi a ricorrere anche ad argomenti pretestuosi pur di rimuovere un soggetto che aveva il solo torto di ricoprire un posto e che evidentemente non era loro gradito».

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