COSENZA L’asse Crotone-Cosenza è rovente. Viene spesso battuto dagli uomini della mala calabrese: uno snodo cruciale per gli affari illeciti che coinvolgono personaggi di spicco, inseriti nei rispettivi clan. La Sila e l’affare dei boschi (ne abbiamo parlato qui) rappresenta sicuramente uno dei principali motivi di incontro e scontro tra cosche. Ma i destini degli uomini dei gruppi criminali si incrociano, non senza fibrillazioni, quando in ballo vi sono i danari derivanti dalla garanzia del servizio di sicurezza e security (leggi qui).
Del boss “papaniciaro” Mico Megna, parlano invece i pentiti cosentini. Le dichiarazioni rese sono finite nell’inchiesta denominata “Glicine-Acheronte” coordinata dalla Dda di Catanzaro. Si tratta dei collaboratori, Luciano Impieri e Daniele Lamanna. II primo ha riferito della sua affiliazione e del successivo conferimento del «grado di sgarro risalente al 2013 in cui riportava in copiata, tra gli altri, proprio Domenico Megna». Il secondo ha invece riferito in merito al lucroso business degli appalti boschivi. Durante un comune periodo di detenzione risalente al 2011 (dato riscontrato da chi indaga), Lamanna avrebbe chiesto «l’intercessione di Megna per procurarsi un incontro con i maggiorenti del territorio crotonese, ottenendo l’indicazione del soggetto al quale poter effettivamente rivolgersi» e che avrebbe incontrato con successo una volta uscito dal carcere.
Non mancano le dichiarazioni rese dal collaboratore di giustizia cosentino Giuseppe Zaffonte. E’ il 22 gennaio 2021, quando sollecitato da magistrati antimafia riferisce di essere a conoscenza della cosca di ‘ndrangheta dei papaniciari precisando, di aver avuto rapporti con Mico Megna «per una faccenda estorsiva che vedeva come vittime i gestori della funivia di Lorica». Il pentito entra nel dettaglio. Esponenti della criminalità cosentina avevano intenzione di consumare una estorsione a danno dei gestori della funivia, ma Mico Megna, dopo una serie di incontri avvenuti a Papanice con Zaffonte e Mario Piromallo detto “Renato”, aveva messo in chiaro che la funivia era già oggetto delle pretese estorsive dei papaniciari. Alla precisazione, Megna però lega una promessa. «Ho portato l’imbasciata di nuovo a Cosenza e poi siamo saliti insieme al cosentino “Renato” Piromalli da Mico Megna. In questa situazione quando siamo saliti, hanno parlato di questa estorsione della funivia perché i cosentini erano andati a chiedere l’estorsione a questa funivia e lui diceva che erano già a posto con loro quelli della funivia e che, nel momento in cui l’avrebbero pagati, gli avrebbe mandato lui un pensiero, un regalo». (f.b.)
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