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«Un marchio che provoca tristezza, indignazione, vergogna»

La città si è svegliata con il marchio di città mafiosa, ovvero condizionata nella vita pubblica da gruppi delinquenziali. Un marchio che provoca tristezza, indignazione, vergogna. La città dei pr…

Pubblicato il: 28/06/2023 – 10:18
di MIMMO TALARICO*
«Un marchio che provoca tristezza, indignazione, vergogna»

La città si è svegliata con il marchio di città mafiosa, ovvero condizionata nella vita pubblica da gruppi delinquenziali. Un marchio che provoca tristezza, indignazione, vergogna. La città dei primati, del disegno urbanistico compiuto, sede di una delle più grandi e prestigiose università del Paese, diventa, a causa di un manipolo di amministratori improvvisati e scellerati, una città di mafia. Sappiamo che non è cosi. Che la stragrande maggioranza dei rendesi è gente onesta e laboriosa, che Rende rimane la città, più giovane, più ricca (per reddito pro capite), tra le più colte della Calabria, ma ha avuto la sfortuna e anche l’imperdonabile leggerezza di affidarsi a un uomo che con il supporto di tutto il centrodestra e di pezzi del PD ha portato la città nel baratro. Non vi è traccia di opinioni, prese di posizione, atti pubblici da parte di esponenti nazionali, regionali e comunali (di Forza Italia, Fratelli d’Italia, PD, ecc..)  sulla condotta pubblica di Manna e dei suoi sodali. Anzi, in alcuni momenti, non molto lontani, l’ex sindaco Manna ha rivestito la carica di Presidente dell’ANCI, dell’ATO rifiuti e dell’Autorità idrica.  La responsabilità politica di quanto è accaduto è evidente, quella penale e amministrativa l’accerteranno le competenti magistrature. A noi di attivaRende e di altre forze di opposizione, come la Federazione riformista, rimane l’amara soddisfazione di aver lanciato anzitempo l’allarme e di aver fatto tutto il possibile per evitare l’ingente danno provocato alla città, al suo Interland, all’Università. Il decreto di scioglimento non è stato infatti un fulmine a ciel sereno, ma l’atto finale di un lungo e dolente percorso di cui l’ex sindaco porta le maggiori responsabilità. Sarebbe bastato prendere atto responsabilmente e consapevolmente degli errori commessi e mettere al riparo la storia, l’immagine, il futuro di Rende. Avrebbe potuto farlo in primis il Sindaco, ma anche i consiglieri di maggioranza a tal fine ripetutamente sollecitati. C’è solo da sperare che le disgrazie di Rende non siano un bieco e ulteriore e pretesto per cancellare la città per decreto in nome della città unica. Adesso liberate la scena, rispettate il silenzio e l’indignazione. Da domani le forze sane che amano la città si mettano al lavoro per ricostruire innanzitutto il senso di comunità sfregiato e offeso da coloro che evidentemente la città non l’hanno mai amata, ma intendevano utilizzarla per altri fini.
* Ex capogruppo di AttivaRende, già candidato a sindaco

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