LAMEZIA TERME La riforma del mercato del lavoro in Calabria, che rappresenta «un ottimo risultato e un punto di partenza per invertire la rotta» ma anche il “risveglio” della Locride nel segno della legalità avviata quand’era sindaco: su questi temi si è soffermato l’assessore regionale al Lavoro Giovanni Calabrese, ospite de “L’altra Politica”, l’approfondimento settimanale andato in onda ieri sera sul canale 75 de “L’altro Corriere tv”. Sollecitato da Danilo Monteleone e Ugo Floro, Calabrese ha spaziato su tanti temi di attualità, compreso lo stato di salute del suo partito, Fratelli d’Italia.
Il primo step è stata la riforma delle politiche attive del lavoro varata dalla Giunta, su proposta di Calabrese, e poi approvata nell’ultimo Consiglio regionale. «L’ultima legge – ha riferito Calabrese – risaliva al 2001. Appena mi sono insediato mi sono un po’ stranito per il fatto che da oltre 20 anni non si riusciva a normare un tema importante qual è il lavoro, che è nell’agenda politica di tutti i partiti anche nazionali. Mancava una legge quadro e noi siamo riusciti anche in poco tempo a fare questa riforma che io definisco rivoluzionaria anche per i contenuti e perché ci consentirà di programmare e pianificare una serie di interventi e di opportunità nel mondo del lavoro: malgrado le varie difficoltà, siamo riusciti a portarla a compimento nei giorni scorsi e – questo mi fa piacere – anche con il voto favorevole di quasi tutta l’assemblea, a parte un astenuto, il consigliere Laghi. Un ottimo risultato e in ogni caso un punto di partenza per invertire la rotta in un comparto importante quel è il lavoro». In particolare, secondo l’assessore regionale «anzitutto attraverso questa normativa andremo a mettere a terra una serie di interventi che pianificheremo attraverso l’osservatorio e il tavolo del lavoro ma soprattutto attraverso la trasformazione di Azienda Calabria in Agenzia per le politiche attive del lavoro, Arpal Calabria, un agenzia di diritto pubblico con la trasformazione dell’inquadramento dei dipendenti. Attraverso l’Agenzia andremo a intervenire sui territori, attraverso le aziende, per poter utilizzare nel miglior modo le ingenti risorse oggi a disposizione per le politiche attive del lavoro. Dobbiamo invertire la rotta, dobbiamo guardare alla formazione professionale, che nella legge è vista in modo completamente diverso, perché le aziende hanno bisogno di persone qualificate, ben formate, quello che stiamo cercando di fare anche con il programma Gol, con il Dipartimento che mi sta supportando in modo importante in questo mio impegno politico. Oggi ci sono le condizioni per poter fare tanto. Anche in questo comparto importante – parliamo spesso di emigrazione dei giovani – dobbiamo mettere i nostri giovani in condizione di trovare in Calabria un lavoro serio, un lavoro dignitoso, un lavoro retribuito nel modo giusto, cosa che fino ad adesso non è avvenuto. Sul lavoro – ha poi specificato Calabrese – stiamo anche chiedendo aiuto al governo nazionale perché stiamo lavorando, anche attraverso questa nuova legge, per lanciare un grande piano del lavoro in Calabria: è il prossimo obiettivo che da qui a dopo l’estate sono convinto raggiungeremo creando le condizioni di crescita e sviluppo fondamentali in Calabria».
Un capitolo importante è quello della formazione. Per Calabrese «oggi dobbiamo capire quelle che sono le reali esigenze delle aziende calabresi, dobbiamo creare le giuste condizioni anche per incentivare le aziende. A esempio in questi giorni è uscito in pre-informazione un bando sull’incentivo alle assunzioni nel turismo sia per gli stagionali sia a tempo indeterminato, ritengo che sia uno strumento giusto. Attraverso il tavolo sul lavoro, attraverso il confronto con i sindacati e le aziende calabresi, andremo a formare le persone per quelli che sono i reali fabbisogni. Dobbiamo realizzare un piano straordinario per il Ponte, per il quale serve una manodopera specializzata, per l’edilizia: abbiamo realizzato un accordo con Ance per formare i migranti per fare della Calabria non solo una terra di sbarchi ma anche una terra di opportunità, penso poi anche all’agricoltura. Oggi ci sono varie opportunità. I numeri sugli inoccupati sono ancora elevati. Attraverso questi strumenti – ha aggiunto l’assessore regionale al Lavoro – possiamo mettere a terra una serie di misure per ridurli notevolmente. L’altro problema importante è quello del precariato, il precariato consolidato a carico della Regione Calabria, abbiamo il problema serio dei tirocinanti, che sono un bacino di oltre 4mila lavoratori che hanno lavorato negli enti locali con una copertura finanziaria di 700 euro e il cui tirocinio scade a novembre. Su questo stiamo lavorando: si parla di trasformare questi contratti ma non è semplice. Abbiamo poi il precariato della legge 15, della legge 28,. della legge 40, una serie innumerevole di cose che si sono create in Calabria anche con una distorsione del mercato del lavoro e dell’accesso nella pubblica amministrazione. Oggi le dobbiamo affrontare. Stiamo cercando di affrontarle con non poche difficoltà. Abbiamo circa 7mila precari a carico della Regione Calabria oggi». Calabrese ha poi osservato: «Abbiamo implementato i Centri per l’impiego con concorsi per l’innesto di circa 500 persone, anche gli enti locali si stanno attrezzando ma abbiamo in Calabria la difficoltà che molti Comuni sono in dissesto e quindi hanno difficoltà ad assumere. Non è facile poi trovare tutto questo personale. Dobbiamo utilizzare nel modo giusto le risorse del Pnrr cercando di creare le condizioni per una Calabria diversa, che dà occupazione seria e reale, un Calabria che non illude i calabresi attraverso il precariato o forme non stabili di lavoro, perché nella nostra regione sappiamo che c’è bisogno di un lavoro serio».
Focus poi su Locri e la Locride, territori che Calabrese conosce perfettamente, essendo stato sindaco di Locri, un’esperienza amministrativa che ha segnato una netta discontinuità con il passato. Anzitutto, l’ospedale: «Rispetto alle battaglie importanti fatte una decina di anni fa la situazione all’ospedale di Locri è migliorata notevolmente. Non dimentichiamoci i tempi in cui i reparti erano chiusi, c’erano pochi medici, oggi per fortuna, grazie all’impegno politico e alla linea del presidente Occhiuto anche come commissario della sanità, anche a Locri si è avviato un percorso di risanamento. Oggi a Locri – ha aggiunto l’assessore regionale – servono ulteriormente medici, anche se c’è stato l’innesto dei medici cubani, abbiamo una serie di attrezzature importanti che prima mancavano, diciamo che i disservizi sono diminuiti rispetto a quell’epoca. C’è ancora tanto da fare. È stato avviato il famoso finanziamento dei 15 milioni per la ristrutturazione di una parte dell’ospedale, con l’affidamento della progettazione esecutiva. C’è questo grande impegno della Regione e del presidente nel settore della sanità, e siamo tutti convinti che una regione che parla di sviluppo non può prescindere da una sanità pubblica funzionante ed efficiente. C’è ancora tanto da fare, ci sono ancora tante situazioni da risolvere, lo sappiamo, non bisogna mai fermarsi, investendo per rendere appetibile la nostra sanità, ed è quello che il presidente Occhiuto sta facendo». Il tema annoso delle infrastrutture: «L’unica via di collegamento per noi è la Jonio-Tirreno, ci consente di uscire dall’isolamento, l’idea di chiuderla per 70 giorni l’abbiamo scongiurata attraverso un confronto con Anas. È stata rimandata, purtroppo – ha sostenuto Calabrese – non penso che sia solo quello il problema, perché si parlava dei lavori della galleria del Torbido che sono in corso ma i veri lavori andranno fatti nella galleria della Limina e i tempi saranno più lunghi, Stiamo ragionando con Anas insieme all’Assemblea dei sindaci della Locride per capire che tipo di soluzioni si possono trovare per cercare di ridurre il disagio al minimo. Ma sappiamo già che ci attenderanno mesi e mesi di difficoltà. Le soluzioni alternative come la Jonica fino a Reggio o Catanzaro ci farebbero tornare indietro di quasi 30 anni. Una volta c’erano anche i treni a lunga percorrenza che oggi non ci sono più. Quindi, prima di arrivare a qualunque conclusione, andrebbe fatto un ragionamento a 360 gradi su tutto il sistema dei trasporti, non solo della ferrovia ma anche su gomma. La Locride è il territorio che paga il prezzo più alto, l’abbiamo pagato nella sanità, nei trasporti. Diciamo che quella disattenzione verso la Locride, che era ritenuta nelle mani della ‘ndrangheta 20 anni fa, la stiamo pagando cara e amara. Oggi – ha rimarcato l’assessore regionale al Lavoro – c’è una attenzione diversa, però i ritardi ci sono e ancora per qualche anno patiremo determinate situazioni. Però è un territorio bellissimo, che si sta sviluppando e sono convinto che tra qualche anno la Locride non sarà più la terra della ‘ndrangheta ma un terra in cui le persone perbene sono la stragrande maggioranza. Noi – ha inoltre rilevato Calabrese – abbiamo vissuto anni bruttissimi, leggevo proprio sul Corriere della Calabria la storia di Carnuccio assassinato negli anni ’90 e come lui tante persone perbene, ci sono stati gli anni dei sequestri, e così siamo stati etichettati – e ancora c’è purtroppo questa immagine – come un territorio completamente nell’illegalità, ma per fortuna oggi non è così, grazie alla presenza dello Stato e c’è un’azione politica ben diversa. Ma c’è ancora tanto da fare».
Un commento alle ultime vicende, come l’inchiesta della Dda di Catanzaro che nel Crotonese ha scoperchiato un vero e proprio patto tra ‘ndrangheta e politica. «Dipende dalle persone, da come vuoi amministrare, dipende da che tipo di compromessi vuoi fare perché ci sono compromessi che a lungo andare si pagano, cari e amari. Noi abbiamo fatto una scelta, quella di puntare tutto sulla legalità. L’obiettivo era trasformare Locri e la Locride, in particolare Locri, la città che ho amministrato con un’amministrazione di centrodestra ma aperta alla città e alle persone perbene, da città dell’illegalità a città della legalità, dove si poteva parlare tranquillamente di quel passato negativo, ricordare le vittime innocenti di mafia come abbiamo fatto, dare la cittadinanza onoraria a don Luigi Ciotti e a Libera, dare segnali importanti di un percorso di crescita, ragionare costantemente con le istituzioni, con lo Stato, supportarsi a vicenda in questo percorso che per Locri era necessario. Ed è quello che abbiamo fatto, raggiungendo risultati ritengo importanti». Per Calabrese dalla pressione della criminalità organizzata «si esce in un solo modo, non accettando voti facili, non accettando pacchetti di voti ma amministrando con impegno e desiderio di fare il bene della propria comunità, e la gente ti vota lo stesso, Locri è la dimostrazione, Oggi – ha proseguito l’assessore regionale al Lavoro – piano piano anche in Calabria dobbiamo arrivare a liberarci di questo fardello per cui la gente ti deve votare perché gli dai qualcosa o perché scendi a compromessi con i poteri forti della ‘ndrangheta. I voti li prendi lo stesso ma sono i voti liberi dei cittadini che ti scelgono per l’impegno, la storia, e soprattutto i risultati sul territorio. Io penso che in un piccolo modo l’abbiamo dimostrato in questi anni, altri Comuni lo stanno facendo. Il territorio sta crescendo tanto, Locri è un esempio. Si può fare, basta volerlo».
Infine, l’analisi sulla situazione del suo partito: «La Meloni è impegnatissima, la Meloni e Fratelli d’Italia guardano con attenzione alla Calabria anche attraverso il sottosegretario all’Interno Wanda Ferro, abbiamo rapporti frequenti con il partito perché chiediamo anche aiuto per la nostra Calabria, chiediamo alla nostra deputazione nazionale attenzione alla Calabria perché vanno risolte determinate cose e ci stiamo lavorando con grande sinergia. Per me che ho fatto politica fin da ragazzino – ha ricordato Calabrese – era all’epoca impensabile diventare sindaco della mia città o assessore regionale, all’epoca l’obiettivo era cambiare quel mondo di agire che non ci piaceva, ma quel modello ci ha formato, ha formato una classe dirigente che oggi amministra in modo completamente diverso rispetto al passato, e questo è la nostra forza, con il rispetto di quei valori del Msi e poi An e oggi FdI. Il nostro è un partito moderato come aveva preannunciato la Meloni, un contenitore aperto, meno ideologico ma soprattutto fatto di persone serie e perbene». (redazione@corrierecal.it)
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