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La presidente dell’Antimafia: «Non c’è niente di peggio di un politico indagato per mafia»

Chiara Colosimo in visita a Reggio commenta l’inchiesta “Glicine”. «La Commissione parlamentare tornerà molto spesso in Calabria»

Pubblicato il: 30/06/2023 – 13:19
La presidente dell’Antimafia: «Non c’è niente di peggio di un politico indagato per mafia»

REGGIO CALABRIA «Ho grande rispetto per la politica ma allo stesso tempo penso che non ci sia niente di peggiore, fermo restando che bisogna vedere la fine dei processi, di un politico che finisce in un’inchiesta per mafia. Non c’è niente di peggiore come segnale. E su questo noi dobbiamo essere assolutamente intransigenti e lo dobbiamo essere a prescindere dal colore politico degli indagati». A dirlo la presidente della Commissione parlamentare antimafia Chiara Colosimo, oggi a Reggio Calabria, commentando l’operazione di martedì scorso coordinata dalla Dda di Catanzaro nella quale sono indagati alcuni esponenti politici.

«Denunciare il racket significa dire no alla mafia»

Colosimo ha poi affrontato, a margine dell’assemblea delle associazioni antiracket aderenti alla Fai, il tema della denuncia. «Denunciare vuol dire, non solo non aver paura, ma dimostrare a chi pensa che con le intimidazioni si possa ottenere qualcosa che questo non si può ottenere. Dire no al racket delle estorsioni, dire no all’usura vuol dire innanzitutto dire no alla mafia».
«È un onere, ancora prima che un onore – ha aggiunto – poter rappresentare tutti coloro i quali combattono contro la criminalità organizzata. La Commissione antimafia ha la necessità innanzitutto di stare in questi posti in cui il coraggio vince la paura e in cui le imprese fanno ancora più e ancora prima delle istituzioni».

«La Commissione antimafia sarà spesso in Calabria»

Colosimo ha ribadito l’importanza della presenza della Commissione in città come Reggio Calabria: «È necessario ascoltare. Le audizioni – ha detto – sono fondamentali, ma le missioni lo sono di più. Credo che andare nei posti, portare lo Stato nelle zone dove spesso lo Stato sembra mancare, sia il mio primo e principale obiettivo. È evidente che questo va fatto con una grande conoscenza del territorio, con le forze di polizia, con tutti i procuratori, tutte le forze che sono impegnate in questa lotta senza quartiere alla mafia. Aggiungo che soprattutto in Calabria, dove la ‘Ndrangheta cammina ma viene anche fermata dalle inchieste che danno un segnale ancora più forte rispetto alla forza della ‘ndrangheta, noi abbiamo la necessità di starci ancora di più. E vi dirò di più: questa credo sia soltanto la mia prima visita ma sarà una delle tante tantissime volte della Commissione antimafia».

«Gli imprenditori che denunciano sono la speranza»

«Non farò nomi – ha poi detto Chiara Colosimo – ma in queste settimane ho ascoltato diversi imprenditori calabresi, alcuni mi hanno scritto, altri li ho incontrati di persona. Quello che mi viene da dirvi è che loro sono la speranza. La loro speranza deve essere contagiosa. La capacità della denuncia, ma soprattutto del lavoro pulito è l’unica possibilità che ha questa terra per dimostrarsi per quella che davvero è, una terra stupenda dove la mafia può essere sconfitta e la ‘ndrangheta può finire».

«Combatteremo fimo all’ultima cosca»

«Le famiglie di ognuno di noi hanno la necessità di vedere le risposte che in alcuni territori sono già arrivate e che negli altri arriveranno, se noi non avremo paura. Combatteremo fino all’ultimo clan», ha detto ancora Colosimo all’assemblea che si è svolta nella sede della “Tecnoappalti Italia”, l’impresa di Herbert Catalano che lo scorso dicembre ha subito un’intimidazione della ‘ndrangheta. «C’è stato uno spartiacque nella vita di tutti quanti noi – ha aggiunto -, le leggi che hanno fondato la legislazione antimafia, vanto nel mondo, e anche le contestate misure di prevenzione. Sono state soprattutto lo spartiacque dopo che alcuni magistrati hanno perso la vita in quelle stragi che ancora chiedono verità storiche ormai. La mia generazione ha avuto il mito degli eroi senza armatura e ha creduto nella virtù dei gesti, quei gesti che ritrovo nelle battaglie del Fai». «Davanti ho gli operai – ha aggiunto Colosimo -. Nessuno più di loro qui ha le mani pulite, anche se sono sporche di cantiere, perché non hanno lasciato solo l’imprenditore Herbert Catalano. Perché non se ne sono andati. Perché non hanno scelto, come spesso è accaduto, di farsi intimorire, di dire “è più conveniente stare altrove”. È a loro che dobbiamo questo impegno. È la non paura, la speranza, il coraggio che altri hanno avuto. Ma anche semplicemente, permettetemi, la normalità, quella normalità che non può più essere considerata un’eccezione in certe terre».
«Se io guardo dritto di fronte a me – ha concluso la presidente della Commissione antimafia – oltre alle gru, vedo il famoso cartello del patto antiracket. Quel cartello è la foto che resterà nei miei occhi: dice che grazie alla Tecnoappalti e a tutti gli imprenditori che non si sono spaventati e che hanno denunciato, alcune battaglie la mafia le ha già perse. Perché se siete qui oggi avete vinto voi, anzi abbiamo vinto noi. Ma avremo davvero vinto quella che mi piacerebbe chiamare la buona battaglia. Noi la combatteremo fino all’ultimo fiato, fino all’ultimo clan. Io tornerò tutte le volte che ci sarà da imparare e da prendere un po’ di coraggio». (Ansa)

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