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L’incubo del clan Abbruzzese per gli imprenditori della Sibaritide. “Athena” decapita la cosca di Lauropoli – FOTO E VIDEO

Mani su estorsioni e narcotraffico. Indagato l’ex amministratore delle Terme Sibarite. Obbligo di firma a un consigliere comunale di maggioranza

Pubblicato il: 30/06/2023 – 11:51
L’incubo del clan Abbruzzese per gli imprenditori della Sibaritide. “Athena” decapita la cosca di Lauropoli – FOTO E VIDEO

COSENZA L’inchiesta “Athena”, che ha portato questa mattina all’emissione di 68 misure cautelari scaturisce dall’ampia attività di indagine coordinata dalla Dda di Catanzaro e svolta, per i diversi profili investigativi, dai Carabinieri del Comando Provinciale di Cosenza, dalle Squadra mobili di Cosenza e Catanzaro e dal Servizio Centrale Operativo di Roma.

La latitanza di Luigi Abbruzzese al centro delle indagini

Le indagini si sono sviluppate attraverso una impegnativa attività di indagine di tipo tradizionale, consistente in attività tecniche, servizi sul territorio, riscontri “sul campo”, tanto con riguardo alle dinamiche connesse al traffico di stupefacenti, e a diverse vicende estorsive, quanto in relazione alla ricostruzione della rete dei fiancheggiatori in ordine alla pregressa latitanza di Luigi Abbruzzese, considerato, sul piano cautelare, esponente di vertice del sodalizio di ‘ndrangheta radicato nell’area della Sibaritide, oltre che da una parallela attività di acquisizione e analisi di dichiarazioni di diversi collaboratori di giustizia.
La gravità indiziaria, conseguita, allo stato, sul piano cautelare, attraverso gli articolati e complessi approfondimenti investigativi, ha riguardato l’attuale assetto e operatività dell’organizzazione criminale di ‘ndrangheta stanziata in Cassano allo Jonio e nel comprensorio della Sibaritide, riconducibile ad esponenti della famiglia Abbruzzese di Lauropoli, oltre che la struttura e il modus operandi di un’associazione a delinquere dedita al traffico, e allo spaccio diffuso, di sostanze stupefacenti di vario genere, con la suddivisione dei ruoli e la gestione delle piazze di spaccio, operante sotto l’egida dello stesso sodalizio di ‘ndrangheta.

Indagati il presidente del Cassano Calcio e l’ex amministratore delle Terme Sibarite

Tra gli indagati vi sono anche il presidente del Cassano Calcio, l’imprenditore turistico Mario Varca, di 63 anni, di Cassano, e Mimmo Lione, di 55 anni, già amministratore delle Terme Sibarite e già assessore comunale a Cassano. Lione è l’attuale amministratore delle Terme di Galatro. Lione, vittima di un’estorsione, per gli inquirenti avrebbe aiutato i soggetti indagati per questo capo di imputazione (Leonardo Abbruzzese, Nicola Abbruzzese, Luca Laino e Raffaele Donadio) a eludere le investigazioni e l’intervento dell’autorità giudiziaria. Per lui il gip ritiene non sia stata raggiunta la gravità indiziaria.

Indagato un consigliere comunale di maggioranza

C’è anche Marco Guidi, di 34 anni, consigliere comunale di maggioranza, tra le persone coinvolte nell’operazione “Athena” condotta dai carabinieri, con il coordinamento della Dda di Catanzaro. A Guidi è stato notificato l’obbligo della firma.

Gli imprenditori della Sibaritide nel mirino del clan

L’inchiesta ha riguardato, inoltre, più attività illecite poste in essere, rispettivamente, dagli indagati per i quali si è ipotizzato un ruolo preminente rispetto all’attuale operatività della consorteria criminale di tipo ‘ndranghetista, nonché i vari settori di operatività correlati alle plurime ipotizzate fattispecie penali, ai danni degli imprenditori dell’area della Sibaritide.
In tale contesto, nell’ordinanza cautelare, nei confronti degli indagati attinti dalle rispettive misure adottate, è stata ritenuta, allo stato, la gravità indiziaria, tra l’altro, per i delitti, rispettivamente contestati, riguardanti numerose ipotesi di condotte estorsive tentate e consumate, anche mediante danneggiamento seguito da incendio, ai danni di imprenditori operanti nei settori del turismo, dell’edilizia e dell’agricoltura, il delitto di usura, con correlato delitto di estorsione per la riscossione delle somme connesse al credito usuraio, violenza privata, reati in materia di armi, furto aggravato, ricettazione, riciclaggio, favoreggiamento personale e reale, possesso e fabbricazione di documento di identificazione falso, intestazione fittizia di beni in relazione ad attività imprenditoriali legate al mondo del mercato ortofrutticolo, detenzione e cessione di sostanza stupefacente del tipo marijuana, eroina e cocaina, reati aggravati dal metodo mafioso e/o dalle finalità di agevolazione mafiosa.

Le misure cautelari

Nel corso dell’attività di riscontro, rispetto alle emergenze connesse al traffico di sostanze stupefacenti, i Militari dei Carabinieri del Comando Provinciale di Cosenza hanno proceduto all’arresto in flagranza di reato, di 10 soggetti e al rinvenimento e sequestro di complessivi 3 chilogrammi circa di sostanza stupefacente del tipo eroina, cocaina e marijuana.
Dei 68 raggiunti da misure, 39 sono destinatari della misura cautelare della custodia cautelare in carcere, 24 di quella degli arresti domiciliari, 5 dell’obbligo di presentazione alla Polizia Giudiziaria.

Sequestrati anche un agrumeto e un bar-tabacchi

Contestualmente, i militari della Nucleo Investigativo del Comando Provinciale Carabinieri di Cosenza hanno dato esecuzione al sequestro preventivo disposto del Giudice per le Indagini Preliminari di Catanzaro, su richiesta della Direzione Distrettuale Antimafia, di beni immobili, aziende, quote sociali, beni mobili registrati, rapporti finanziari, riconducibili a plurimi indagati, per un valore stimato di circa 5 milioni di euro, e consistenti, tra l’altro, in un terreno adibito ad agrumeto, un Bar-Tabacchi, un autoveicolo, n. 17 rapporti finanziari, n. 5 complessi aziendali di imprese attive nel settore del commercio di autoveicoli, della produzione, lavorazione e distribuzione di articoli ortofrutticoli con relative quote di partecipazione sociale.

Nello specifico le ampie e articolare indagini patrimoniali condotte dai Militari Nucleo Investigativo Carabinieri di Cosenza, hanno consentito di ipotizzare, a livello cautelare, per i diversi beni, rispettivamente, la sproporzione tra il valore dei beni nella disponibilità – diretta e indiretta – degli indagati e le capacità economico-reddituali dei rispettivi titolari, oltre che l’intestazione fittizia di beni, con un compendio patrimoniale pertinente ai reati contestati.

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