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Il devastante bollino mafioso su Rende, decaduto orgoglio della Calabria

Occasioni sprecate, apatie e scenari futuri sul Campagnano. Un consiglio a Succurro, buone notizie da Occhiuto e l’omaggio ai Broccoli

Pubblicato il: 01/07/2023 – 6:38
di Paride Leporace
Il devastante bollino mafioso su Rende, decaduto orgoglio della Calabria

Ero stato facile profeta in questa rubrica sullo scioglimento per infiltrazione mafiosa del comune di Rende. Così è stato, considerato che il commissariamento avviene per molto meno, a guardare la lunga casistica che riguarda il provvedimento.
I media nazionali hanno dato poco spazio alla notizia per l’apatia che vige nei notiziari, ma denota anche la lontana percezione di quello che accade sul Campagnano in una città che deve molto prestigio anche alla presenza di un ateneo (tutto tace ad Arcavacata sul punto) fiore all’occhiello della migliore Calabria. Prendiamo il buono che deriva da questa omissione mediatica sulla brutta immagine calata su un toponimo che nel corso del tempo fu sinonimo di buona amministrazione meridionale per pianificazione urbanistica e governo della città. Sul piano simbolico il bollino governativo di una Rende mafiosa è devastante.
La misura emergenziale dello scioglimento dei Comuni per mafia nasce in Italia come atto emergenziale ed emotivo in risposta alla cosiddetta “Strage del venerdì nero di Taurianova” del 1991 che fece emergere la clamorosa connivenza della ‘ndrangheta in quel municipio.
La Calabria vanta il record di regione con più comuni sciolti per mafia. Nel provvedimento sono incappati paesi microscopici e grandi città come Reggio Calabria e Lamezia Terme per ben tre volte.
A distanza di anni lo strumento si è dimostrato un’arma spuntata. Lo scioglimento per mafia è stato adoperato come clava politica di parte, non ha risolto i problemi dell’infiltrazione criminale nella pubblica amministrazione e violenta spesso il consenso del voto.
Le perplessità sono molte. L’anno scorso dal programma elettorale della Lega di Salvini era emersa una proposta tesa ad evitare lo scioglimento limitandosi invece a far decadere il singolo amministratore coinvolto o i funzionari infedeli da sostituire, ma erano solo ballon d’essai di Ferragosto. Anche un autorevole studioso della storia delle mafie come Enzo Ciconte ha evidenziato i limiti di un provvedimento che colpisce indistintamente tutto un Consiglio comunale, anche quei componenti mai citati o coinvolti, o addirittura coloro che magari si oppongono al malaffare.
Il primo sospeso, e ora definitivamente defenestrato sindaco Marcello Manna, pur con la sua conoscenza professionale, non è stato in grado di trasformare questa vicenda in un’opportunità per costruire una via politica collettiva che potesse sconfiggere la deriva emergenziale. È rimasto in campo solo il fatto personale e di parte del suo raggruppamento di essere stati sciolti in nome di un sospetto. Un sospetto poggiato su atti rilevanti e indizi gravi ma non supportato da sentenze definitive.
Cala il sipario sul Laboratorio Civico di Manna a Rende che ha prodotto poco e si consuma in un finale triste e solitario. Era un’opportunità che nascesse una risposta alla crisi della politica per volontà di Jole Santelli, Nicola Adamo, Mario Oliverio e altri pezzi di partitocrazia che attorno a Manna avevano potuto saldare anche individualità di intellettualità locale vicine ad un pensiero eretico dell’avvocato cosentino che alla fine non hanno funzionato. Se facciamo un paragone con l’esperienza simile ma non uguale del municipalismo di Giacomo Mancini, cui ricorre quest’anno il trentennale, ne troviamo il delta negativo. E ricordiamo che il vecchio leone ebbe ad affrontare un processo per mafia che lo costrinse alla sospensione delle sue funzioni.
Manna ha ricoperto anche importanti incarichi regionali nell’Anci e nella gestione dei rifiuti ma la sua funzione è rimasta notarile in quell’ambito e poco trascinante per la malmessa Calabria.
Coloro che oggi tentano di trarre vantaggio politico dallo scioglimento con dichiarazioni di prammatica riflettano sul ruolo che i loro partiti hanno avuto nella vicenda amministrativa.
Ci si aspetta molto ora da personalità come Sandro Principe, che per passione verso Rende e per competenza può dare un contributo alla lunga marcia dei due anni che ci distanziano dal voto popolare, ma Principe rifletta anche sul dato che il suo consenso non può essere quello del passato. Certo questioni non si risolvono da sole, altrimenti Principe ripeterebbe lo stesso errore del suo antagonista Manna. Non è tempo di personalismi ma di lavoro a soluzioni maggioritarie di rinascita e risalita civica e politica.
Comunque vadano a finire i ricorsi amministrativi e le sentenze giudiziarie una brutta pagina per Rende, decaduto orgoglio urbano della Calabria.

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A proposito di Anci, il nuovo presidente è Rosaria Succurro, sindaca di San Giovanni in Fiore e presidente della provincia di Cosenza. Votata a larga maggioranza forte del suo consenso personale e della vela favorevole alimentata dal vento occhiutiano ha registrato il dissenso di Fratelli d’Italia (una costante del quadro politico italiano regionale è la competizione di coalizione), e dei sindaci dei grandi comuni a trazione centrosinistra. L’Anci ha bisogno di grande unità d’intenti per i suoi obiettivi. Non può trascurare chi si è chiamato fuori. Rosaria Succurro bene farebbe ad includere e non ad emarginare. La sua azione politica ne avrebbe solo da guadagnare.

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La migliore notizia per la Calabria l’ha data il presidente della Regione Calabria, Roberto Occhiuto annunciando di aver firmato il contratto con RaiCom per due anni per ospitare la trasmissione televisiva del Capodanno “L’anno che verrà” condotta da Amadeus.

È un programma di grandi ascolti che permette strategie comunicative utili a conoscere meglio la nostra regione. Garantisce attorno al grande evento diverse trasmissioni collaterali che per contratto mostreranno la Calabria. Si discuta alla pari con i dirigenti Rai e per tempo per ottenere la presenza di talenti artistici calabresi al Capodanno e cartoline di luoghi regionali meno note da mostrare al pubblico di vasta audience nella notte di San Silvestro.
Ribadiamo al populismo social quanto detto dal presidente, ovvero che con questi fondi non si potevano potenziare ospedali o costruire strade. Sono soldi che sono stati bene investiti da una linea dedicata alla promozione e che se non adoperati sarebbero stati persi. Ora bisogna scegliere la città o le città che ospiteranno i Capodanni del 2024 e del 2025. Argomento scivoloso nelle Calabrie. Sia scelta ponderata e condivisa per strategie e opportunità logistica. Evitiamo le solite guerre di campanile.

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Finalmente Carolei ha omaggiato la famiglia Broccoli, al cui patriarca con origini del posto si deve la creazione produttiva filmica di James Bond. Busto ad Albert, cittadinanze onorarie agli eredi del marchio di famiglia; non tutto ha funzionato al meglio durante le celebrazioni ma dobbiamo essere clementi con un piccolo comune che ha dovuto gestire una delle più importanti famiglie di produttori cinematografici internazionali. Splendido il fatto che la famiglia Broccoli abbia donato trecentomila euro per la specializzazione di laureandi del Dams di Arcavacata alla celebre School Film and television di Londra. Un esempio da proporre ai molti emigrati calabresi di successo che stanno in tutto il mondo.

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Al Premio Sila ottimi i libri e i personaggi premiati, giurati di rango, discussioni di buon livello, clima mondano e impegnato, location adeguate. Si svolge a Cosenza e Camigliatello che stanno alla pari con Spoleto e Cortina. Complimenti ad Enzo Paolini che da un decennio ha fatto rinascere il Premio letterario più antico della Calabria.

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