LAMEZIA TERME E’ stato presentato ieri a Lamezia Terme il libro “Moderno sarà lei” del fondatore e segretario di Italexit Gianlugi Paragone. Introdotto dal coordinatore regionale di Italexit per l’Italia, Massimo Cristiano, che ha spiegato come l’evento culturale sia stato organizzato dal coordinamento regionale, con la presenza di tutti i coordinatori provinciali, Antonella Stranieri, Raffaele Vena, Maria Pangallo, Ernesto Lamanna, Ernesto Marziale, e tutti i quadri del Partito regionale. «Un evento – ha continuato ancora Cristiano – perfettamente in linea con la missione politica del Partito, che ha dei punti cardine imprescindibili, ovvero identità, tradizione e cultura nazional popolare, sovranismo; il libro incarna perfettamente questi valori. Abbiamo assistito ad un breve saluto da parte del deputato lametino Domenico Furgiuele, in sala su invito, elogiando la caratterizzazione del libro, ovvero identità e tradizione, apprezzando il valore militante che contraddistingue un simile evento. Presente anche il consigliere comunale di Lamezia Terme Mimmo Gianturco”. Poi è stata la volta di Gianluigi Paragone che ha illustrato i temi di fondo che hanno ispirato i diversi capitoli». «Negli ultimi anni- si legge in una nota di Italexit di resoconto della serata – la deriva globalista ha subito una considerevole accelerata. Un deciso cambio di paradigma, l’imprinting di un nuovo ordine sociale: e, poiché “la strada per l’inferno è lastricata di buone intenzioni”, i padroni dell’Universo – cioè i promotori di una deleteria ed esiziale globalizzazione, quell’élite oscura che si riunisce a Davos, al Bilderberg – ammantano di nobili propositi i propri deliranti piani. Sicché, in nome della nuova ossessione “Green”, assurta quasi a culto religioso, l’Unione europea, quel mostro burocratico che ha tradito lo spirito originario del Manifesto di Ventotene, ci obbliga con una controversa direttiva a un costosissimo efficientamento energetico, “i cui necessari interventi dovranno essere a carico del proprietario”. Casa nostra non è più tanto nostra, viene da pensare. Ma era solo un esempio: è modernità anche il folle regime alimentare che ci vogliono propinare. L’ambigua e ricorrente formula del “Ce lo chiede l’Europa” andrebbe corretta in “Ce lo impone l’Europa”. Se il futuro regime alimentare prevederà farina di insetti e carni sintetiche, con la scusa dei cambiamenti climatici (o addirittura di un apporto proteico assolutamente nullo in tali disgustosi “cibi”) non possiamo accettare la modernità, quella del pensiero unico e politicamente corretto; quella che vuole apporre l’etichetta sul vino che nuoce alla salute, “laddove un consumo moderato è da sempre considerato piuttosto un toccasana”, ricorda Gianluigi Paragone; quella modernità che – si legge ancora nella nota di Italexit – fa a pezzi il Made in Italy, oramai saccheggiato da multinazionali straniere e delocalizzato; che manda in rovina i contadini e i produttori locali; che aggredisce i risparmi o gli immobili “che con quei risparmi degli italiani sono stati faticosamente costruiti o acquistati”. Non possiamo accettare, inoltre, che le giovani generazioni crescano in una bolla social, orientate da piattaforme che introducono come stile di vita il narcisismo, l’ipersessualizzazione, l’incomunicabilità. Quando i videogiochi non esistevano o erano agli albori, come ricorda con nostalgia lo stesso autore, e come ricordiamo tutti, si giocava a pallone per strada, si era felici con poco, e soprattutto si poteva liberare la fantasia, astrarre, scoprire il mondo e i suoi valori. Ma davvero e non attraverso uno schermo. E non possiamo accettare la propaganda martellante che ha invaso le scuole, come quella sui diritti dei cosiddetti Lgbt. Diritti che sovente andrebbero declinati come capricci: è il caso dell’aberrante pratica dell’utero in affitto, per le coppie di omosessuali benestanti, forse la più sconvolgente deriva della cosiddetta modernità. Il libro, dunque, rievoca un passato che ancora oggi genera nostalgia, un periodo storico contraddistinto da spensieratezza, felicità, benessere economico e sociale, figlio di quella “cultura nazionalpopolare” che ci appartiene sin da sempre: identità e tradizione. Stiamo parlando dei fantastici anni Ottanta, Novanta, primi Duemila. L’invito, dunque,- conclude la nota di Italexit – è a recuperare le tradizioni, le stesse che hanno prodotto il benessere economico oggi perduto, quelle che hanno fatto amare la cultura e lo stile italiano in tutto il mondo. Quelle che, in definitiva, definiscono “la nostra identità”, ha concluso Gianluigi Paragone».
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