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«Occhiuto se ne va e non c’è nessuno da opporre»

La presidente Meloni ha talmente vento nelle vele che, in questo momento storico, batterebbe chiunque, pure se la sfida si spostasse dalle urne, vincerebbe anche a calcetto. E vincerebbe chiunque …

Pubblicato il: 02/07/2023 – 16:44
di Gioacchino Criaco*
«Occhiuto se ne va e non c’è nessuno da opporre»

La presidente Meloni ha talmente vento nelle vele che, in questo momento storico, batterebbe chiunque, pure se la sfida si spostasse dalle urne, vincerebbe anche a calcetto. E vincerebbe chiunque fosse di contorno alle sue vele. Questa parte, oltre al vento forte, gode dell’assenza di anche un leggero refolo su ogni fronte opposto, o solo presuntivamente tale. Non ci sono avversari validi fra i nemici, e non esistono avversari validi fra gli amici. La Lega tornerà a essere una forza locale. E Forza Italia svanirà in fretta, ma non potrà svanire del tutto. La premier la terrà in vita artificialmente, la terrà in vita come foglia di fico della presenza di una forza moderata in seno al raggruppamento. Forza Italia non muore perché serve, e serve in Europa. I forzisti che sopravvivranno, il posto migliore ce lo avranno a Brussels. La componente più importante, forzista, è quella calabrese: Tajani, che formalmente la dirige, sta al governo, Cannizzaro e Occhiuto, l’altro, stanno a Roma. È presumibile che la pedina in posizione di movimento sia quella del governatore calabrese. Dopo le europee dell’anno prossimo, pure in Calabria si voterà, la Regione probabilmente proverà una guida di FDI, magari con un ex, attuale, forzista. E non ci sarà nessuno da opporre.
E non è che per forza un oppositore ci debba essere, magari i consensi stanno correndo in maglia bulgara. Ma se qualcuno pensa di opporsi, di essere opposizione a questo sistema di potere, e qualunque fosse la sua idea, il suo colore. Chiunque volesse fermare il vento Meloniano, dovrebbe uscire fuori. L’opposizione ufficiale è un deserto di voci, di idee, mai così assente come in questa fase. Nemmeno uno strepito, una critica che vada al di là della testimonianza.
E non è che il governo regionale abbia dato in questi due anni prove sfolgoranti di futuro, di cambiamento. La palude calabrese è formidabile, capace di avviluppare chiunque, per questo la candidatura europea diventa salvezza, l’idea di fuga una genialata con la possibilità per chi giunga di presentarsi come novità pur nella acclarata vecchiaia.
E più che sentirsi disarmati con riguardo a chi comanda, ci si sente affranti rispetto al vuoto di chi avrebbe il compito facilissimo di opporsi al pressoché nulla che si è realizzato fino ad adesso. Simile al nulla di tutte le amministrazioni precedenti, comunque colorate.
*scrittore

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