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Povertà energetica, (ulteriore) flagello per la Calabria

Quasi il 17% delle famiglie non è in grado di affrontare le spese per gas e luce. In Italia l’8,5%. De Simone: «Occorrono soluzioni mirate»

Pubblicato il: 02/07/2023 – 7:00
di Roberto De Santo
Povertà energetica, (ulteriore) flagello per la Calabria

CATANZARO Il disagio economico che caratterizza larga fetta della popolazione calabrese si riflette sulla capacità di garantire anche i livelli minimi di qualità della vita delle famiglie.
Deprimendone la possibilità di far fronte a spese essenziali per affrontare il costo di servizi importanti come quelli legati all’illuminazione e al riscaldamento della casa o al mantenimento di elettrodomestici che migliorano le condizioni di vita del nucleo familiare.
Aspetti che in una regione in cui oltre una famiglia su dieci vive in condizione di povertà assoluta (decisamente superiore alla media nazionale che si ferma al 7,5%), rappresentano un elemento in più di sofferenza per migliaia di calabresi meno fortunati.
Si tratta di quanti si trovano a vivere in condizione di povertà energetica, che per accedere ai servizi energetici sono costretti ad impiegare una quota rilevante del proprio reddito e che per questo motivo, spesso, non sono in grado di far fronte a queste spese e conseguentemente, se ne privano.


Una condizione che, in termini percentuali, interessa un numero rilevante di famiglie calabresi rispetto al resto del Paese. Un quadro negativo che, con l’incremento dei prezzi dell’elettricità e del gas – avvenuto nel corso dei mesi scorsi – ha inciso maggiormente su queste famiglie finendo per peggiorare la loro già precaria condizione.
Nel 2022, infatti, si è assistito ad un’impennata dei costi energetici che si sono raddoppiati nel corso dell’anno e questo ha comportato, stando all’Osservatorio italiano della povertà energetica (Oipe) «un incremento di 0,5 punti percentuali della povertà energetica (Pe) in Italia».
Ed è proprio l’Oipe a lanciare – per ultimo – l’allarme sui rischi del peggioramento del quadro complessivo. Un timore che interessa in particolare la Calabria. Nei giorni scorsi, l’Osservatorio ha presentato a Roma il rapporto 2023 “La povertà energetica in Italia” da cui emerge che è la Calabria la regione più esposta al fenomeno. Nel 2021, ultimo dato a disposizione, il 16,7% delle famiglie calabresi si trovano in questa condizione. E secondo i dati dell’Oipe, a soffrire maggiormente sono le famiglie che vivono in piccoli comuni e nelle aree interne. Una caratteristica che è propria della Calabria con la costellazione di piccole o micro realtà diffuse sul suo vasto territorio.
Ed anche il rapporto di BankItalia, presentato a Catanzaro, a denunciare il rischio di un incremento della diffusione della povertà energetica tra le famiglie calabresi meno abbienti, esponendole ad una maggiore vulnerabilità economica. E come in una sorta di cane che si morde la coda, queste persone rimangono sempre più emarginate. Senza la possibilità alcuna di migliorare la condizione di precarietà in cui sono piombate.

Il quadro calabrese

I numeri del fenomeno sono decisamente impietosi ed indicano quanto la povertà energetica interessi da vicino la regione.
Alla fine del 2022, l’Oipe ha stimato un’incidente nel 2021 tra le famiglie calabresi pari al 16,7%, decisamente lontana del 4,6% che interessa i nuclei familiari che vivono nelle Marche.
E a tracciarne le caratteristiche di chi vive in questa condizioni nella regione sono gli stessi analisti di BankItalia che prendendo in esame il periodo compreso tra il 2017 e il 2021 (ultimo anno disponibile per valutarne la consistenza) rilevano che quasi il 17% delle famiglie calabresi si trova in stato di povertà energetica.
Un valore quasi doppio alla media nazionale che si ferma all’8,5%. A giustificare quest’elevato tasso di famiglie in povertà energetica presenti nella regione, c’è la fragilità economica propria dei calabresi che con un reddito pro-capite minore al resto del Paese e un indice elevato di povertà finiscono per rientrare nella sfera di soggetti incapaci o maggiormente esposti a non poter fronteggiare le spese energetiche.
In Calabria dalla lettura dei dati, risultano che in questa condizione vivano 136mila persone: il 16,9 per cento dei calabresi. Un tasso più alto anche della media delle altre regioni meridionali la cui percentuale è alta, ma si ferma a 14,5 punti percentuali della popolazione. A significare che la Calabria anche su questo fronte rappresenti il Sud del Sud.

Soffrono maggiormente i giovani, gli anziani e le donne

Per comprendere il profilo dei calabresi che vivono in questa condizione di deprivazione, ci pesano sempre gli analisti di Palazzo Koch. Elaborando i dati dell’Istat presenti nell’“Indagine sulle spese delle famiglie”, rilevano che sono i giovani tra i 18 e i 34 anni a subire maggiormente questo fenomeno: oltre due soggetti su dieci in questa fascia di età si trova in povertà energetica. Sotto questa triste situazione anche gli anziani: il 19,1% di calabresi che hanno dai 65 anni in su. In questo senso anche gli analisti dell’Oipe sottolineano nella loro indagine come «gli anziani in povertà energetica rivelano una maggiore fragilità sia per quanto riguarda le condizioni materiali, sia per lo stato dell’abitazione che, più in generale, per le abitudini di vita, con poca mobilità sul territorio e scarsa interazione sociale».
E sono per lo più le donne a patire la povertà energetica: il 21,4% delle calabresi contro il 14,7% degli uomini. In numeri assoluti 57mila donne e 79mila uomini.
Ad incidere anche il livello di studi. Oltre due calabresi su dieci che posseggono un titolo fino alla licenza media soffre questa condizione, contro il 13,7% di chi possiede un diploma o il 6,4% dei laureati.
Anche la condizione occupazionale, ovviamente incide. Così un calabrese in cerca di lavoro si trova maggiormente esposto al fenomeno rispetto a chi si è ritirato dal lavoro (pensionato). Sotto questo aspetto, fa però riflettere che il 10,8% dei calabresi – pari a 35mila persone – che hanno un lavoro non riescono però a garantirsi una qualità dei servizi energetici sufficienti, scivolando anch’essi nella povertà. Un dato anche in questo caso superiore alla media nazionale (6,4%).

Le condizioni abitative

Ad incidere su questa situazione di disagio anche le condizioni delle abitazioni in cui vivono. Chi abita in case più vecchie e dunque con una minore efficienza energetica, si trova a dover affrontare ad esempio costi maggiori per mantenere una data temperatura rispetto a chi vive in abitazioni più recenti.
A riprova di questo assioma ci sono i numeri elaborati sempre dagli analisti di BankItalia. Così emerge che quasi tre quarti delle famiglie calabresi in povertà energetica vivono in abitazioni realizzate prima degli anni ottanta. Il maggior numero abita in case costruite a cavallo degli anni 50 (23,1%) e 60 (22,4%) così come in quelle antecedenti (21,2%).
Mentre appena il 7,3% risiede in case realizzate dal 2000 in poi.

Altro aspetto che incide sulla condizione abitativa è la presenza o meno del collegamento alla rete del gas. Vivono in condizione di povertà energetica soprattutto quelli che risiedono in quest’ultima tipologia (19,8%). Ed infine, dalle analisi emerge che patiscono maggiore povertà energetica le famiglie che vivono in abitazioni non di proprietà: in questo caso quasi un nucleo su quattro (esattamente il 24,1 per cento).
Dimostrando da un verso come le politiche di efficientamento energetico non hanno inciso particolarmente su questa fascia di popolazione e dall’altro della necessità di avviare al più presto politiche di social housing per contrastare anche questa forma odiosa di povertà così diffusa in Calabria.

De Simone: «Mappare la situazione per offrire soluzioni mirate»

«In Calabria ritroviamo i principali fattori potenzialmente aggravanti del fenomeno». Così Marilena De Simone, professore associato di Fisica Tecnica Ambientale al dipartimento di Ingegneria dell’Ambiente dell’Università della Calabria, motiva l’alta incidenza della povertà energetica tra le famiglie che vivono in Calabria. La docente per individuare possibili soluzioni per attenuare il disagio tra le famiglie, sollecita «attenzione» e collaborazione: «È importante creare reti di collaborazione tra istituzioni, imprese ed associazioni».
De Simone è anche responsabile dell’Osservatorio sulla Povertà energetica della Calabria.

Marilena De Simone, professore associato di Fisica Tecnica Ambientale all’Unical

Professoressa, come funziona l’Osservatorio che dirige e quali sono le attività avviate?
«L’Osservatorio sulla Povertà Energetica Regionale è stato istituito all’interno della società Green Home scarl che gestisce il Polo di Innovazione per l’Edilizia Sostenibile in Calabria e che coinvolge più di 100 imprese. La creazione di un Osservatorio su scala regionale ha la finalità di supportare le attività di studio, divulgazione, analisi e ricerca condotte dall’Oipe (Osservatorio italiano sulla povertà energetica) con particolare riferimento al territorio regionale calabrese, e al mezzogiorno in generale, al fine di collezionare ed elaborare dati e informazioni utili ad attivare politiche di contrasto efficienti e misure behavioural efficaci. Nello specifico, lo scopo dell’Osservatorio è quello di informare e coinvolgere Istituzioni, associazioni, cittadini ed imprese per attivare azioni concrete sul territorio dal punto di vista tecnico, e nello stesso tempo, supportare la scelta di politiche di contrasto e indirizzare le famiglie verso comportamenti più consapevoli nell’uso dell’energia. Negli ultimi mesi, in collaborazione con Enea, Confapi e il Comune di Cosenza, abbiamo preso parte ad incontri tecnici e formativi con gli Ordini degli Ingegneri ed Architetti. Abbiamo anche svolto azioni di raccolta ed elaborazione dati sui profili di consumo e comportamento delle famiglie e sulle caratteristiche tecniche degli edifici residenziali della Regione. I dati sono stati collezionati tramite un questionario distribuito in formato digitale o andando di casa in casa e intervistando famiglie collocate in più di 60 comuni della Calabria. Abbiamo creato un campione di 233 famiglie e stiamo conducendo analisi statistiche per individuare i fattori di contesto (tipo di abitazione, impianti, zona climatica), socio economici (genere, età, composizione della famiglia, grado di istruzione, impiego, reddito) e comportamentali (preferenze sul comfort interno e utilizzo di impianti ed elettrodomestici) che influenzano i consumi dell’energia e che possono portare a criticità».

Quasi il 17% delle famiglie calabresi si trova in stato di povertà energetica: il doppio della media nazionale

La Calabria risulta la regione in cui la povertà energetica all’interno delle famiglie è più diffusa. A cosa è dovuto questo picco?
«Nella nostra regione ritroviamo i principali fattori potenzialmente aggravanti del fenomeno. A partire dall’alto tasso di persone che vivono in povertà assoluta. A cui si somma la condizione che la famiglia risieda nel Mezzogiorno e che viva in un piccolo centro urbano. Vi è anche da appuntare che sussiste un’elevata diffusione in Calabria di persone con basso livello di istruzione, così come la sua condizione di non occupazione o la giovane età tra i soggetti presi in esame. Sono tutti elementi che finiscono per incidere sensibilmente sulla povertà energetica che non è altro che un ulteriore risvolto negativo delle condizioni di disagio che vivono queste famiglie».

Dal vostro osservatorio quali sono le persone che stanno soffrendo maggiormente questa condizione nella regione?
«Stiamo lavorando attentamente per acquisire tutti gli elementi che ci permettano di definire al meglio questi soggetti anche per poi fornire indicazioni utili a far superare questa condizione. Ma abbiamo necessità di risorse economiche e professionali che ci aiutino a reperire i dati presso i comuni. Ecco perché è così importante creare reti di collaborazione tra istituzioni, imprese ed associazioni».

Il disagio economico si riverbera nella privazione di servizi essenziali quali quelli energetici

E poi c’è l’aspetto delle strutture abitative, gran parte delle persone che vivono in povertà energetica, risiede in case desuete.
«È vero, la povertà energetica non è solo legata a fattori sociali ed economici, concorrono anche aspetti tecnici come la scarsa efficienza degli impianti e degli elettrodomestici, le scarse proprietà di isolamento termico delle abitazioni. A volte, basterebbero interventi a basso costo e di facile installazione per abbassare i consumi, come le lampade a led e le valvole termostatiche. Sostituire il vecchio frigorifero o la lavatrice. Prima di pensare a costosi interventi di ristrutturazione, che le famiglie non possono permettersi, bisogna partire da quanto più semplice si possa fare. Molti progetti realizzati in Europa lo hanno dimostrato. Lo scarso livello di efficienza energetica delle abitazioni rappresenta una causa di diffusione della povertà energetica. Purtroppo le aree caratterizzate da edifici residenziali in pessime condizioni sono soprattutto quelle del Sud Italia».

La povertà energetica colpisce soprattutto le famiglie che vivono nei comuni più piccoli o nella aree interne Fonte: Oipe

Nonostante la diffusione del problema, sembra che la questione sia marginale per la politica locale. Cosa si potrebbe fare?
«Prima di tutto servirebbe una mappatura del territorio per individuare e caratterizzare le famiglie in povertà energetica e i possibili ostacoli d’accesso alle misure di sostegno offerte a livello nazionale. Occorrerebbe poi formare figure professionali in grado di proporre soluzioni ad hoc per ogni famiglia. Così come sarebbe necessario avere un quadro complessivo del contesto abitativo e sociale in cui vivono le famiglie in modo da attuare interventi tecnici mirati e, soprattutto, sensibilizzare i cittadini ad un uso più consapevole delle risorse energetiche in ambiente domestico». (r.desanto@corrierecal.it)

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