CATANZARO Gli equilibri criminali sono destinati, spesso, a cambiare velocemente. E, da un anno all’altro, può accadere di dover fare i conti con realtà e scenari differenti e, per questo, di fuggire altrove per fare salva la pelle. È quello che potrebbe essere accaduto nell’agosto del 2019, poco dopo Ferragosto. I protagonisti sono alcuni esponenti della famiglia Lovreglio, legata ai Parisi attivi nel quartiere Japigia di Bari, fedeli alleati degli Abbruzzese di Cassano allo Ionio.
Tutto è stato ricostruito nel corso dell’attività investigativa della Dda di Catanzaro che ha portato all’operazione “Athena” e alla firma del gip dell’ordinanza di misura cautelare per 68 persone. La famiglia Lovreglio non è indagata in questa inchiesta, ma il loro spessore criminale è comunque riconosciuto da altre operazioni contro la criminalità organizzata effettuate negli ultimi anni in Puglia, mentre il legame consolidato con gli “zingari” di Cassano è stato ricostruito dalla Dda guidata dal procuratore Gratteri. Un’amicizia funzionale anche in casi di emergenza.
Se un anno prima, l’estate del 2018, i Lovreglio erano scesi in Calabria ospiti degli “Zingari” in un noto hotel di Altomonte per le vacanze, l’anno successivo il tenore era ben diverso perché più che per trascorrere qualche giorno di vacanza per il Ferragosto, la motivazione sembrava risiedere nel «tentativo di sfuggire – da parte dei loro parenti – alla guerra di mafia in corso ad Andria» scrivono i pm. E lo hanno appreso da una conversazione captata tra Nicola, Rocco e Rosaria Abbruzzese. «c’è l’italiano di Bari c’è (…) in pratica, si stanno ammazzando… C’è una guerra proprio piena là! Non ci andiamo più à Bari Ro’, sul bene della bambina che io non ci vengo più!». A parlare è proprio Nicola Abbruzzese, che continua: «Perché è il nipote quello che è successo il fatto, si chiama come il figlio proprio…nome e cognome come il figlio (…) ha detto al figlio “vai a prendere quattro giubbini anti proiettili”». Nicola Abbruzzese “Semiasse” spiegava quindi che Nicola Lovreglio classe 1980 ferito nell’omicidio del 37enne Vito Griner, era cugino del loro amico omonimo, e ricordava quindi che, in un’occasione, li aveva sentiti parlare in merito alla preparazione di armi da fuoco e sistemi di protezione personale.
Nicola Abbruzzese spiegava poi che gli amici baresi erano in Calabria ed avevano portato un loro parente, coinvolto nella guerra in cui Nicola Lovreglio classe 1980 era stato ferito. Quest’ultimo, nel frattempo, era tornato in carcere per scontare una pena definitiva mentre un suo fratello era in libertà. Poi, dopo l’omicidio Griner, per anticipare l’eventuale “risposta” del suo clan, i rivali avevano eliminato un altro dei loro uomini e il riferimento, in questo caso, era all’agguato mortale contro il 62enne Vito Capogna. «E ora l’altro fratello che era rimasto “in mezzo alla via”, di quello che ora è in galera che è stato sparato, che non è morto, hai visto? Se n’è venuto qua con i la moglie e i figli». Secondo la ricostruzione di “Semiasse” quindi il fratello di Nicola Lovreglio aveva deciso di riparare in Calabria con i propri familiari. Uno scenario talmente delicato e complesso che i Lovreglio temevano potessero colpire anche le donne ed i bambini della famiglia. «(…) sta qua per il fatto che là dice che ora è possibile pure che toccano bambini e femmine». Per gli inquirenti, dunque, è chiaro che il fratello di Nicola Lovreglio aveva ritenuto opportuno allontanarsi da Andria e, pertanto, aveva deciso di trascorrere un periodo nella Sibaritide, dove suo zio Francesco Lovreglio lo aveva accompagnato personalmente, e lo scrivono nero su bianco nella richiesta, senza escludere che i contatti tra quest’ultimo e gli Abbruzzese «possano essere stati determinanti nella scelta del luogo in cui riparare per sfuggire ai clan avversari».
L’arrivo degli amici baresi era fissato per il 27 agosto e, anche questa volta, tocca agli “zingari” trovare loro una struttura in cui alloggiare. Le difficoltà iniziali nel reperire delle camere disponibili venivano risolte grazie all’intervento di Nicola Abbruzzese che riesce a trovare due suite presso un noto hotel di Trebisacce. A saldare il relativo conto, invece, ci avrebbe pensato Leonardo Abbruzzese. «(…) ma gliel’hai detto li cognome degli “italiani” quale era? Diglielo ora che “sono gli ospiti di Nino che poi va a pagare Nino”!» dirà al telefono Rosaria Abbruzzese a Carmelina Abbruzzese. Tutto verrà poi pubblicato su Facebook. (g.curcio@corrierecal.it)
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