COSENZA Quasi 500 kg di droga scoperta e sequestrata in 48 ore dagli agenti in servizio al Commissariato di Corigliano-Rossano guidati da Giuseppe Zanfini e dai colleghi della Squadra mobile di Cosenza diretta da Gabriele Presti. Le operazioni sotto il coordinamento della questura diretta Michele Spina e su iniziativa della procura di Castrovillari, guidata da Antonio D’Alessio, hanno permesso di assestare un duro colpo a chi aveva evidentemente messo in piedi una vera e propria centrale della produzione e del confezionamento di sostanze stupefacenti. D’altro canto, come dimostrato nelle recenti operazioni di controllo del territorio, il questore Spina si è sempre mostrato particolarmente attento al fenomeno legato allo spaccio e detenzione di droga. Nella sua prima intervista rilasciata al Corriere della Calabria aveva sottolineato la necessità di contrastare l’azione di «spacciatori e trafficanti che hanno un sistema di spaccio diversificato, dalla strada fino a sistemi più complessi come quelli mafiosi». Al momento, non è emerso alcun collegamento tra le ultime due operazioni di polizia, ma le attività di indagine sono volte a ricostruire le dinamiche legate alla produzione e soprattutto della destinazione finale dell’enorme quantitativo di stupefacente sequestrato.
A chi era destinata la droga prodotta all’interno dei due diversi laboratori scoperti in due diverse zone del territorio del Cosentino? E’ questa la domanda alla quale sperano di rispondere, a stretto giro, gli agenti della polizia cosentina: al lavoro senza sosta per continuare l’attività avviata nelle scorse settimane. Come dicevamo, le due centrali della droga sono situate in due distinti comuni. La prima è stata rinvenuto lo scorso martedì a Santa Sofia d’Epiro, nelle scorse ore, invece, il secondo blitz ha visto donne e uomini in divisa impegnati a Luzzi. I due comuni ricadono nella Valle del Crati, zona spesso attenzionata dalle forze dell’ordine per quanto attiene il fenomeno legato allo spaccio. All’interno dei capannoni adibiti a centrale della droga, sono stati rinvenuti – in entrambe le operazioni – non solo i medesimi quantitativi di stupefacente (quasi 250 kg) ma anche il medesimo materiale utilizzato per la lavorazione, la produzione e il confezionamento. Insomma, tutto farebbe pensare ad un possibile collegamento. Siamo e restiamo nel campo delle ipotesi, le indagini proseguono ed al momento non trapelano ulteriori dettagli.
Nel primo blitz portato a termine dagli agenti di polizia, sono state arrestate quattro persone. Un rossanese, che si ritiene possa avere svolto compiti legati alla logistica ed alla gestione del capannone oggetto dell’operazione conclusa a Santa Sofia D’Epiro e poi tre cittadini di nazionalità cinese. Si tratta di un uomo e due donne. Queste ultime avrebbero tentato la fuga prima di essere fermate dagli agenti in divisa. Sarebbero loro le possibili menti dell’attività svolta all’interno del capannone.
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