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La riflessione

Politica e Regione non riescono a rendere la Calabria attrattiva

La politica per un verso e la Regione per un altro, nonostante gli ottanta anni di democrazia vissuta, non riescono a rendere l’Italia un paese unito.Le indagini sull’economia, infatti, sicurament…

Pubblicato il: 10/07/2023 – 9:20
di Franco Scrima*
Politica e Regione non riescono a rendere la Calabria attrattiva

La politica per un verso e la Regione per un altro, nonostante gli ottanta anni di democrazia vissuta, non riescono a rendere l’Italia un paese unito.
Le indagini sull’economia, infatti, sicuramente “pilotate” da interessi di parte, sono le cause principali della scarsa attrattività delle imprese nel Mezzogiorno.
Ciò accade perché quasi mai qualcuno si è presa la briga di sondare la reale attrattività che il Mezzogiorno ha per le imprese. Si è preferito piuttosto accettare le migrazioni di cittadini e imprese che davano lavoro e, nel contempo, fiducia al Meridione.
Qualcosa sembra muoversi a Catanzaro per bloccare le manipolazioni, divenute di moda in Calabria, grazie alle quali vengono indirizzate verso le solite provincie le innovazioni che, al contrario, potrebbero interessare l’intero territorio regionale. E non è solo una questione recente!
È possibile così comprendere il perché la sede regionale della RAI sia stata, a suo tempo, dirottata a Cosenza, quando in tutte le altre regioni la locazione è nella città capoluogo. La scelta fu fatta per ripartire nelle tre province in cui era articolata allora la Calabria le innovazioni finalmente concesse. Così a Catanzaro fu dato nil capoluogo di regione, grazie alla sua posizione geografica centrale ed equidistante dalle altre due province; Cosenza ebbe la sede regionale della RAI e Reggio Calabria ospitò il Consiglio Regionale.
Inutile rivangare il passato se non per sottolineare che la “divisione” rese possibile un punto d’incontro fra le uniche tre province a quel tempo esistenti in Calabria. Anche se, sin da allora, a pagare il prezzo più alto fu la provincia di Catanzaro che ha dovuto cedere buona parte del suo territorio perché fossero realizzate le province di Vibo Valentia e di Crotone.
Fu una spartizione al “ceto politico” che incluse anche la sede regionale della RAI assegnandola non già al Capoluogo di Regione com’è avvenuto in quasi tutte le altre regioni, ma a Cosenza.
Fin qui la storia, per così dire recente, della Calabria secondo gli accordi presi dai “potenti” dell’epoca.
Tutto è andato negli anni secondo quelle indicazioni, ad eccezione di due realtà che, ahinoi, gridano ancora vendetta. La prima riguarda il “nepotismo” della RAI regionale, soprattutto a discapito della città capoluogo pressocché ignorata nel palinsesto dei telegiornali, tanto da consentire alla RAI di non avere un “corrispondente” a Catanzaro. Anche se per un’informazione efficiente la RAI potrebbe utilizzare i notiziari giornalieri dell’Agenzia ANSA per essere informata in modo dettagliato su ciò che avviene anche a Catanzaro.
Per il resto tutto, o quasi, è stato possibile (e fattibile) nella città di Cosenza, mentre continua ad esser tabù per Catanzaro.
A questo punto non si tratta più di seguire la “parola i Gesù” ai discepoli nel suo cammino verso Gerusalemme: «È inevitabile che avvengano scandali…». Il riferimento fu per una certa mentalità che accampava pretese. La parabola sottintende che bisogna rispettare i ruoli e non sostituirsi ad altri anche per condizioni che non ci appartengono o che non sono di nostra competenza.
Sembra magia, ma è solo fisica quantistica che descrive il comportamento della materia a differenza della “classica” che vede la luce come onda particella, principale causa della messa in discussione di tutte le teorie della fisica.
*giornalista

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