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Il provvedimento

Frode fiscale e truffa aggravata nel Parmense, sotto sigilli anche un immobile a Cosenza

Le fiamme gialle hanno confiscato beni per oltre mezzo milione ad un imprenditore. È stato condannato a 3 anni e 11 mesi di reclusione

Pubblicato il: 11/07/2023 – 11:59
Frode fiscale e truffa aggravata nel Parmense, sotto sigilli anche un immobile a Cosenza

PARMA La Guardia di Finanza di Parma ha eseguito, su delega della Procura Generale della Repubblica presso la Corte d’Appello di Bologna, un provvedimento di confisca nei confronti di un imprenditore operante nel settore dell’impiantistica industriale condannato definitivamente alla pena della reclusione di 3 anni e 11 mesi dalla Corte d’Appello di Bologna per i reati di frode fiscale e truffa aggravata ai danni dello Stato per il conseguimento di erogazioni pubbliche. I beni confiscati, per un valore pari a 552 mila euro, erano stati sottoposti a sequestro preventivo nel 2018 al culmine delle attività investigative condotte dai finanzieri della Tenenza di Fidenza.
In particolare, sono stati acquisiti al patrimonio dello Stato 2 immobili ubicati nelle province di Cosenza e Napoli, oltre a 8 auto e motoveicoli, un’imbarcazione di pregio, gioielli, rapporti bancari e denaro contante.

L’inchiesta


La confisca costituisce un primo epilogo delle indagini, coordinate dalla Procura della Repubblica di Parma, che avevano portato ad aprile 2018, nell’ambito dell’operazione denominata “Paga Globale”, all’esecuzione di misure cautelari personali nei confronti di 7 persone, tra cui cinque consulenti fiscali e del lavoro, e al sequestro, ancora in essere, di beni per un totale di circa due milioni di euro. Dalle indagini era stata ipotizzata l’esistenza di un sistema di frode basato sul ricorso indebito al contratto di solidarietà previsto per le aziende in crisi e all’istituto della malattia. Nel corso delle attività di indagine era stato rilevato che i dipendenti della società coinvolta, seppur formalmente assenti per malattia o in regime di solidarietà, avevano continuato regolarmente a lavorare, permettendo un indebito risparmio economico a danno dello Stato che assumeva in carico le retribuzioni dei lavoratori come previsto dalle normative di integrazione salariale. Inoltre, spiegano i finanzieri in una nota, “erano state ipotizzate altre operazioni fraudolente le quali, attraverso l’annotazione di false fatture e fittizie acquisizioni di rami aziendali, avevano permesso la maturazione di crediti d’imposta fasulli”. 

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