REGGIO CALABRIA La tv paraguaiana Abc, che ha anticipato la notizia nella serata di mercoledì 12 luglio, gli assegna lo stesso nome, Giuseppe Giorgi, e segnala che sono «probabilmente cugini» e avrebbero rispettivamente di 26 e 22 anni. Cognome che rimanda ai clan narcotrafficanti di San Luca per i due giovanissimi beccati dall’Interpol a Itacurubì del Rosario, in Paraguay, e ritenuti, secondo le informazioni raccolte dai media locali, legati alla ‘Ndrangheta. Il loro nome emerge in un’inchiesta della Dda di Bologna. Per entrambi – il primo nato a Melito Porto Salvo nel settembre 1996, il secondo a La Louviere, in Belgio, nel luglio 2000 – il gip del Tribunale di Bologna aveva chiesto l’arresto nel maggio scorso.
I due non si trovavano nel Paese sudamericano da molto tempo; sarebbe stata la segnalazione di un “ingresso sospetto” alla frontiera ad accendere i fari sulla loro permanenza nell’area. Il data base internazionale avrebbe fatto il resto, permettendo al cerchio disegnato dagli inquirenti di stringersi attorno al loro appartamento.
Non trapelano molte informazioni dopo gli arresti messi a segno nella serata di ieri. Il commissario capo dell’Interpol locale Carlos Durè parla di legami «con la mafia italiana», la pronuncia è imperfetta ma il riferimento alla mafia calabrese è chiaro. Le persone arrestate sono in tutto quattro ma i controlli sui due Giorgi sarebbero scattati in presenza di una “red notice” dell’Interpol, una sorta di alert condiviso dalle polizie a livello internazionale per fermare persone di interesse investigativo. Assieme ai due italiani sono stati fermati anche Julio Das Chagas (41 anni, brasiliano) e Osvaldo Javier Caceres Ayala (25 anni, paraguaiano). Agli arrestati è stato riservato un trattamento inusuale, almeno per i canoni europei: trasportati su due pick-up nella sede locale dell’Interpol, sono stati esposti incappucciati a favore di telecamera.
Le indagini, secondo quanto hanno raccontato gli investigatori ad Abc Tv, proseguono. La pista seguita è quella che porta ai collegamenti tra la ‘Ndrangheta e organizzazioni criminali in Paraguay, Stato divenuto un passaggio quasi obbligato per i narcotrafficanti di mezzo mondo. È stato sequestrato anche il veicolo su cui viaggiavano gli arrestati. E sono già state informate le autorità locali della Procura, degli affari internazionali e del Tribunale, ha dichiarato il capo della polizia Cesar Silguero.
Che si tratti di un’operazione in cui sarebbero coinvolte propaggini della ‘Ndrangheta è anche questa un’informazione confermata ai media locali. Stretto riserbo, ovviamente, sui contenuti dell’inchiesta. Una delle ipotesi è che le persone arrestate – nei confronti dei quali le accuse sono tutte da provare – stessero seguendo le operazioni per la spedizione di un carico di cocaina.
Oggi, Il ministro dell’Interno Federico Gonzalez ha detto che i Giorgi si trovavano a Itacurubì del Rosario e sono finiti nel mirino degli investigatori a causa di una “procedura di ingresso sospetta”. Poi è arrivata la richiesta dell’Interpol ed entrambi hanno potuto essere localizzati e arrestati. “Sappiamo – ha detto il ministro ad Abc – che non erano entrati nel Paese da molto tempo; stavano cercando o tentando di coordinare contatti e collegamenti per poter dirigere i loro affari da qui, o per includere il Paraguay nelle mappe dei loro traffici». Per questo motivo, il ministro ha detto si è ritenuto di «trattenerli in modo tempestivo per cercare di estirpare la presenza di questo gruppo criminale mafioso in Paraguay». In ogni caso, si tratta di una conferma che la ‘Ndrangheta si è già stabilita nell’area. Il Paraguay si prepara all’estradizione dei due calabresi fermati. (p.petrasso@corrierecal.it)
Fonte: abc.com.py
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