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“Genesi”, le motivazioni: «La corruzione è avvenuta quando Petrini ha detto sì»

I giudici d’appello spiegano le ragioni per le quali hanno confermato le condanne nei confronti del magistrato di Santoro e Saraco

Pubblicato il: 14/07/2023 – 7:30
di Alessia Truzzolillo
“Genesi”, le motivazioni: «La corruzione è avvenuta quando Petrini ha detto sì»

SALERNO Secondo la legge – spiega la Corte d’Appello di Salerno – è essenziale che il pubblico ufficiale accetti la promessa di una retribuzione o riceva denaro o altra utilità per compiere un atto contrario ai doveri d’ufficio. Non hanno rilevanza le intenzioni che hanno spinto un soggetto a effettuare una promessa o a dare utilità. Il reato si realizza nel momento in cui il pubblico ufficiale accetta la promessa corruttiva.
È il caso nel quale è incappato, secondo la Corte, l’ex presidente di sezione della Corte d’Appello di Catanzaro, Marco Petrini, per quanto riguarda il caso del processo di mafia “Itaca Free Boat” che vedeva tra gli imputati Antonio Saraco, padre dell’avvocato Francesco Saraco. Il fatto che Petrini, è scritto nelle motivazioni della sentenza, si sia poi disinteressato della vicenda «non ne consente la derubricazione» da corruzione in atti giudiziari a traffico di influenze illecite. «È bene a tale riguardo rilevare – è scritto nella sentenza – che l’imputato Francesco Saraco, per il tramite di Emilio Santoro e di Claudio Schiavone (per il quale si procede separatamente, ndr)» che avrebbero fatto da intermediari, «aveva promesso e anche di fatto elargito somme di denaro a Petrini, al fine di ottener il compimento di un atto contrario ai doveri di ufficio».
E Marco Petrini aveva «assunto il preciso impegno di “ingerirsi” nel processo, pendente innanzi al collegio giudicante presieduto dalla collega dottoressa De Franco e appartenente al massimo ufficio giudiziario di cui era presidente di sezione, per “aggiustarlo”, dietro pagamento o promessa di pagamento». Il patto corruttivo, spiegano i giudici, «non consisteva solo ed esclusivamente nel corrispondere denaro per pagare l’opera del mediatore Saraco e/o promuovere un accordo corruttivo, poi non perfezionato». 

La corruzione: quando Petrini ha accettato l’accordo

Anche se Petrini non era titolare del fascicolo su Antonio Saraco e anche se alla fine Petrini aveva mostrato disinteresse per la “causa”, secondo i giudici l’accordo corruttivo «si è concluso avendo Petrini accettato la promessa e ricevuto anche parte del denaro in cambio del compimento di un atto contrario al suo ufficio».
Secondo le valutazioni della Corte, «non si nega» Francesco Saraco «abbia preso parte all’accordo corruttivo per evitare il carcere al genitore Antonio Saraco, ma va la contempo evidenziato come lo stesso Saraco spingesse per l’assoluzione del genitore nel merito del processo anche perché in tal modo sarebbe venuto meno il sequestro e la confisca dei beni». 
La Corte d’Appello di Salerno, lo scorso 10 gennaio ha confermato le condanne comminate in primo grado nei confronti dell’ex giudice della Corte d’Appello di Catanzaro, Marco Petrini, del medico e “faccendiere” Emilio Santoro e dell’avvocato Francesco Saraco, tutti accusati di corruzione in atti giudiziari.
Il sostituto procuratore generale della Corte d’Appello di Salerno aveva chiesto cinque anni di reclusione nei confronti di Marco Petrini poiché l’accusa contestava anche un capo d’imputazione per il quale era stato assolto in primo grado ovvero un’ipotesi di corruzione in atti giudiziari che contempla gli illeciti commessi da Petrini in favore dell’avvocato Marzia Tassone con la quale l’imputato intratteneva una relazione intima.
La Corte ha stabilito di confermare la pena di 4 anni e 4 mesi per l’ex giudice, difeso dall’avvocato Francesco Calderaro, di 3 anni e 2 mesi nei confronti del medico/faccendiere e collettore di proposte corruttive Emilio Santoro, detto Mario – difeso dall’avvocato Michele Gigliotti – e la conferma della sentenza a un anno e 8 mesi nei confronti dell’avvocato Francesco Saraco, difeso dagli avvocati Giuseppe della Monica e Nico d’Ascola.

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