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Il 2024 sarà un «anno spartiacque» per l’oro verde calabrese

L’olio è simbolo della Dieta mediterranea e del made in Italy. Minisci e Placida: «La filiera agricola non si è mai fermata»

Pubblicato il: 14/07/2023 – 11:19
di Fabio Benincasa
Il 2024 sarà un «anno spartiacque» per l’oro verde calabrese

COSENZA L’Italia è terra dell’olio, secondo Paese produttore dopo la Spagna e secondo esportatore mondiale. Ismea stima i volumi 2022/23 a 241 mila tonnellate con una
flessione del 27% rispetto alla campagna precedente, e una revisione verso l’alto il dato di novembre 2022 elaborato in collaborazione con Italia Olivicola e Unaprol. Per la prossima campagna, pur restando in una situazione di totale incertezza, al momento c’è un cauto ottimismo soprattutto perché questa dovrebbe essere un’annata di carica nelle aree più vocate della Puglia. Intanto, però, si registrano i problemi all’allegagione causate dalle piogge di maggio e giugno in Sicilia e in Calabria rendendo azzardata, ad ora, qualsiasi previsione. Anche l’oro verde, dunque, si scontra con gli effetti provocati dalla siccità, dall’aumento esponenziale dei costi che minano il percorso futuro di uno dei prodotti simbolo del made in Italy.

«La filiera olearia non si è mai fermata»

Nel corso della assemblea generale di Confagricoltura a Roma, si è discusso anche di olio e Maria Grazia Minisci, imprenditrice e vicepresidente Consorzio Olio extravergine di Qualità al Corriere della Calabria ha esaltato la qualità dell’oro verde calabrese «elemento principe della dieta, rappresenta quel grasso di cui le nostre cellule hanno bisogno per riprodursi». «L’olivicoltura è fondamentale – aggiunge Minisci – La dimensione dei nostri ulivi e la bellezza di queste produzioni è indiscussa e indiscutibile, ma non è sufficiente. Abbiamo bisogno che la filiera olivicola olearia produca economia, che sia sostenibile, circolare e si integri in un insieme di investimenti che rendano l’intera filiera economicamente credibile, ma anche che produca ricchezza per il territorio».

Maria Grazia Minisci

Nonostante i traguardi raggiunti, nel corso degli ultimi anni: gli imprenditori si sono sentiti abbandonati in un momento di estrema difficoltà dettato prima dagli effetti drammatici prodotti dal Coronavirus e poi da quelli legati al conflitto russo-ucraino. «In questi anni abbiamo operato da autodidatti cercando di affrontare le difficoltà e soprattutto mi preme ricordare che la filiera agricola non si è mai fermata. Abbiamo sostenuto l’intero Paese con le nostre produzioni, perché proprio nel momento più difficile della crisi era necessario che si producesse e si portassero sul mercato le produzioni», sostiene Minisci. Che chiosa: «Non ci siamo persi, ma sicuramente ci siamo sentiti soli. Abbiamo preso coscienza di questa solitudine e ad abbiamo continuato ad investire per innovare le nostre aziende, per portarle sul mercato e soprattutto per creare economia per i nostri territori».

Olio di qualità, «sarà un anno spartiacque»

«Il settore per fortuna non credo sia in pericolo, ma veniamo da un anno di scarsa produzione e questo ha prodotto un innalzamento dei prezzi», dice al Corriere della Calabria Walter Placida, presidente della Federazione nazionale olivicola di Confagricoltura. «Non è un problema che ha vissuto solo l’Italia, ma riguarda anche i nostri maggiori competitor: Spagna, Tunisia, Marocco, Siria e Grecia hanno visto una importante diminuzione delle scorte, per fortuna il mercato italiano ha sempre una richiesta più alta rispetto agli altri», precisa Placida.

Walter Placida

I rincari di prezzi sui consumi avranno ripercussioni sulla ricontrattazione con la Grande distribuzione per il 2024 e per Placida «sarà un anno spartiacque che potrebbe influenzare la visione del prodotto utilizzato dalla Gdo e quindi potrebbe dare il giusto reddito alle aziende olivicole, e potrebbe far sì che finalmente l’olio extravergine di oliva italiano abbia la giusta remuneratività». Confagricoltura è da sempre in prima linea nel sostenere la filiera dell’olio extravergine d’oliva made in Italy. «Puntare sulla qualità non può che essere il nostro slogan, l’Italia è un Paese assai diverso dal punto di vista biologico e dal punto di vista delle produzioni: il suo ecosistema deve puntare su prodotti maggiormente riconoscibili e di maggiore qualità», sottolinea Placida che poi si sofferma sull’utilizzo dell’intelligenza artificiale e delle nuove tecnologie a supporto della produzione. «Guardiamo sempre con maggiore interesse ai miglioramenti tecnologici apportati al settore olivicolo. Non solo pensando alla qualità del prodotto, ma anche alla gestione delle aziende».(redazione@corrierecal.it)

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