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i soldi dei clan

I direttori di banca a disposizione della ‘Ndrangheta. «Pronti a farsi licenziare per i milioni dei clan»

Il pentito Antonio Valerio racconta i movimenti finanziari del clan Grande Aracri. «Joint venture per costruire finte garanzie bancarie»

Pubblicato il: 16/07/2023 – 7:15
di Pablo Petrasso
I direttori di banca a disposizione della ‘Ndrangheta. «Pronti a farsi licenziare per i milioni dei clan»

CROTONE In una delle sue più recenti uscite pubbliche, Antonio Valerio ha rivolto un appello ai suoi ex “compari” della cosca: «Se i Grande Aracri volessero collaborare sarebbe una buona cosa. Collaborare con la giustizia conviene sempre». Processo Grimilde, 27 giugno 2022: l’invito del collaboratore di giustizia cade nel vuoto mentre le udienze sull’ala del clan di Cutro “residente” a Brescello vanno avanti. Valerio, 56 anni e vicino alla cosca da quando ne aveva 15, si è pentito nel corso del maxi processo “Aemilia”. Dal giugno 2017 racconta agli inquirenti gli affari di una cosca che dal profondo Sud si è ramificata e ha esplorato mondi criminali prima sconosciuti per le mafie. Un segmento dell’inchiesta “Glicine-Acheronte” della Dda di Catanzaro, firmata dai pm Domenico Guarascio e Paolo Sirleo si concentra sugli affari della ‘Ndrangheta nella finanza occulta e Valerio offre nuovi spunti di indagine.

Le finte garanzie finanziarie per le truffe sul gasolio

Antonio Valerio

L’8 ottobre 2019 il collaboratore di giustizia porta con sé un Cd-rom con all’interno documentazione finanziaria. Ed evidenzia che la cosca Grande Aracri «aveva la possibilità di lucrare sulla realizzazione di operazioni bancarie e finanziarie illecite», grazie a «una serie di funzionari di banca compiacenti». Con queste operazioni – sintetizzano gli inquirenti nella richiesta di misure cautelari – «la cosca poteva ottenere l’attivazione di garanzie bancarie false (attestando la disponibilità di denaro in realtà inesistente), che consentivano poi l’apertura di linee di credito, permettendo alla consorteria cutrese di effettuare investimenti, in special modo nel settore del commercio di carburanti». Una truffa: Valerio racconta di «aver condotto, per conto della cosca di un’operazione di acquisto di gasolio raffinato, per la cui conclusione veniva creata una garanzia bancaria falsa». In sostanza «veniva prodotta documentazione fittizia, attestante l’esistenza di una Joint Venture stipulata tra società anche esse fittizie e proprio attraverso un funzionario di banca, coinvolto nell’illecito, si faceva risultare la presenza di tale garanzia. (…) Veniva creata disponibilità di danaro laddove non ve n’era, al fine di effettuare investimenti commerciali».

«Avevamo a disposizione professionisti e faccendieri»

L’interrogatorio di Valerio entra nel dettaglio: «Come cosca Grande Aracri avevamo anche a disposizione una rete di professionisti e faccendieri capaci di assicurarci delle false garanzie bancarie». Il collaboratore parla «dell’alterazione della messaggistica bancaria, di natura digitale, capace di impartire disposizioni alle Banche: in pratica i messaggi contraddistinti dalle sigle MT103, MT101, ecc». Swift MT103 è un documento dettagliato che viene generato quando si completa un trasferimento internazionale presso la propria banca, che conferma così il pagamento effettuato. Il messaggio Swift MT101, invece, è il flusso bancario che consente il trasferimento elettronico di fondi da un conto a un altro.  Il pentito riferisce dei traffici di gasolio che il clan aveva messo in piedi «eludendo la normativa nazionale sulle accise. Ebbene – spiega –, poteva capitare che i carichi di trasporto gasolio, abbisognassero di garanzie bancarie per l’acquirente. Ricordo che in un’occasione, credo nel 2013, per una nave che è attraccata a Mazara del Vallo, facemmo predisporre una falsa garanzia bancaria. La nave trasportava gasolio raffinato e per l’attracco e lo scarico serviva la solvibilità della società trasportatrice e dell’acquirente». Valerio fa i nomi delle persone coinvolte e poi spiega che «per la creazione della garanzia bancaria si predispongono una serie di contratti fittizi tra società coinvolte nell’operazione che a volte vengono appositamente costituite». Si creano così le condizioni per dimostrare che i capitali ci sono. 

«Il direttore a fine carriera trova più conveniente essere licenziato»

Soldi virtuali per investimenti reali, un metodo classico del quale il pentito spiega il meccanismo: «In pratica si costituisce una sorta di Joint Venture, detta JVA, in cui le parti coinvolte nell’operazione si mettono d’accordo per sviluppare piani contrattuali che giustificano l’emissione della garanzia e in cui a volte compare il conferimento di titoli azionari o numismatici, quali Won coreani di cui vi ho detto. In tal senso una volta ricevuta questa documentazione, il direttore di banca compiacente predispone la garanzia bancaria attestando falsamente la messaggistica ivi riferente». Il coinvolgimento di un dirigente dell’istituto di credito è necessario. «È vero che sono operazioni ad alto rischio – dice Valerio –, in cui spesso i direttori bancari rischiano il licenziamento, ma è anche vero che l’alta remunerazione di queste operazioni fa sì che il direttore trovi conveniente più essere licenziato che perdere il guadagno, così come spesso si tratta di direttori a fine carriera». 
Ma la ‘Ndrangheta che punta la finanza sommersa ha obiettivi vasti. Svuota conti dormienti, investe su piattaforme finanziare riservate, cerca strade inedite per lucrare sui mercati. L’inchiesta “Glicine-Acheronte” prova a fare luce anche sui metodi più innovativi con i quali i clan mettono in circolo montagne di soldi. (3. continua)  

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