ROMA «Stiamo lavorando a nuove aree esclusivamente temporanee e appositamente dedicate in Sicilia e Calabria per poter sopportare il significativo aumento del carico di arrivi con la creazione o l’implementazione di “punti di crisi”, ovvero aree di primissima accoglienza, come abbiamo fatto a Lampedusa». Così il commissario all’emergenza migranti, Valerio Valenti, in merito all’aumento dei numeri degli sbarchi sulle coste italiane negli ultimi giorni. Nelle ultime ore il picco di 1.400 migranti giunti sulle nostre coste. Tutto ciò proprio nel giorno in cui è stato firmato, a Cartagine, il Memorandum di intesa tra Ue e Tunisia tra la presidente della Commissione Ue Ursula von der Leyen, la premier Giorgia Meloni, il primo ministro Mark Rutte e il presidente tunisino Kais Saied. «Abbiamo raggiunto un obiettivo molto importante che arriva dopo un grande lavoro diplomatico. Il Memorandum è un importante passo per creare una vera partnership tra l’Ue e la Tunisia». Lo ha detto la premier Giorgia Meloni al termine dell’incontro con Kais Saied nel palazzo di Cartagine. L’intesa va considerata «un modello» per le relazioni tra l’Ue e i Paesi del Nord Africa. Il Memorandum permette «di affrontare in maniera integrata la crisi migratoria. Come diplomazia italiana abbiamo a lungo lavorato per questo obiettivo», ha detto Meloni. Questo tipo di partenariato «sarebbe stato impensabile fino a qualche mese fa, lo dico con orgoglio ma anche con gratitudine nei riguardi della Commissione. Il Memorandum è un punto di partenza», ha spiegato.
«La prossima domenica, il 23 luglio, si terrà la conferenza internazionale sulla migrazione a Roma. Avrà il presidente Saied tra i protagonisti ma parteciperanno diversi capi di Stato e di governo mediterranei. Lo considero l’inizio di un percorso che può consentire una partnership diversa dal passato», ha aggiunto Meloni. Intanto, come riporta l’Ansa, sulle collocazioni nelle varie Regioni, i governatori chiedono un confronto diretto con il governo, affinché ci sia una cambio di passo: «Bisogna evitare decisioni calate dall’alto. C’è bisogno di una collaborazione che porti a scelte prese di comune accordo», tuonano vari presidenti di regione, divisi tra quelli di centrosinistra, che intendono gestire autonomamente le collocazioni, e quelli di centrodestra, in particolare la Lega, che lamenterebbero il malfunzionamento del sistema di accoglienza diffusa. Del resto già nei giorni scorsi il friulano Fedriga, che è anche presidente della Conferenza delle Regioni, aveva bollato come un «grandissimo fallimento» l’accoglienza diffusa dei migranti, esprimendo un analogo giudizio per i «grandissimi centri dei accoglienza» che a suo avviso «non hanno funzionato». Critiche sono piovute nel senso opposto dal veneto Zaia, una voce fuori dal coro rispetto ai colleghi del Carroccio, il quale ha ribadito la sua richiesta di investire il più possibile sull’ospitalità diffusa contro «la realizzazione di altre tendopoli», aggiungendo poi: «il mio Veneto non ce la fa più e tutta l’Africa in Italia non ci può stare». Il governatore dem toscano Giani chiede invece «un ascolto maggiore dell’intero mondo del terzo settore, che negli ultimi anni si è allontanato dalla gestione dell’accoglienza». L’apertura su questi temi arriva anche dal commissario all’emergenza migranti: «il sistema tiene e questi problemi ci sono sempre stati – chiarisce Valenti – . Nel 90% dei casi la collocazione ha funzionato e funziona. Ci sono state ricadute più forti su qualche territorio, ma sono criticità che nascono da situazioni specifiche. Da sempre – aggiunge – l’asse portante dell’accoglienza sono lo Stato e i sindaci: ora ci sono in campo anche le regioni e noi, in questo approccio emergenziale, siamo aperti e disponibili a idee diverse e se dovessero risultare valide, in una logica di cuscinetto, le valuteremo».
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