Il sigillo del governo. Per la maggioranza di centrodestra alla Regione sembra definitivamente chiudersi la partita legata al tema della fusione dei Comuni, dopo che ieri il Consiglio dei ministri, su proposta del ministro leghista Calderoli, ha deciso di non impugnare l’ultima legge “Omnibus” – la numero 24 dello scorso 26 maggio – e quindi di conseguenza di non impugnare neanche una delle sue norme, l’articolo 4, che rende il referendum dei Comuni oggetto di aggregazione solo consultivo. Articolo che aveva sollevato la levata di scudi delle opposizioni di centrosinistra ma aveva provocato anche diverse fibrillazioni in seno allo stesso centrodestra: come si ricorderà, Fratelli d’Italia la votò unicamente «per spirito di maggioranza», dopo che attraverso un post del senatore meloniano Fausto Orsomarso aveva fatto chiaramente intendere di non gradirla , mentre il consigliere regionale del Misto Antonello Talerico si astenne. Alla base delle critiche, sia quelle all’interno del centrodestra sia quelle avanzate dal centrosinistra, c’erano dei dubbi legati essenzialmente a un preteso “depotenziamento” della possibilità, per le comunità, di esprimersi sulla fusione e a un possibile profilo di incostituzionalità della norma incriminata. Per venire incontro alle richieste di Fratelli d’Italia, e anche per “stoppare” sul nascere l’emergere di un “vulnus” politico nella maggioranza, il presidente del Consiglio regionale Filippo Mancuso aveva anche acconsentito a un approfondimento tecnico dell’articolo 4 della “Omnibus” da parte dell’Ufficio legislativo di Palazzo Campanella, approfondimento che avrebbe comunque confermato la linearità del testo. Ora la decisione del governo di non impugnare la legge – decisione che non tutti davano per scontata nel centrodestra – sembra mettere una parola fine alla questione, e soprattutto sembra spianare la strada al vero obiettivo della maggioranza, quello per il quale si era deciso di emendare la disciplina sulle fusioni: il progetto di legge sulla cosiddetta “Grande Cosenza”, la creazione della città unica dalla fusione tra Cosenza, Rende e Castrolibero. Quest’ultimo testo è già incardinato al Consiglio regionale, nella prima commissione sono già iniziate le audizioni, non senza code polemiche – nette le contrarietà di alcuni sindaci come Franz Caruso di Cosenza e Orlandino Greco di Castrolibero – e difficoltà assortite – si pensi alla situazione a Rende, il cui Comune è stato di recente sciolto per infiltrazioni ‘ndranghetiste. Ora però fugato il dubbio (e il rischio) della incostituzionalità il centrodestra potrebbe provare ad accelerare. (c. a.)
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