CATANZARO I presidenti degli Ordini degli Architetti delle province di Catanzaro e Crotone Eros Corapi e Francesco Livadoti, hanno scritto al ministero della cultura sull’ipotesi di soppressione della Soprintendenza archeologica, Belle Arti e Paesaggio per le province di Catanzaro e Crotone. «Abbiamo recentemente appreso – scrivono al ministro Sangiuliano – con grande preoccupazione dell’intenzione che questo spett.le Ministero avrebbe di sopprimere la Soprintendenza archeologica, Belle Arti e Paesaggio di Catanzaro e Crotone per accorparla nuovamente a quella di Cosenza. Ci permetterà il Sig. Ministro di esprimere tutta la nostra perplessità in ordine a questa ipotesi, rammentando, a noi stessi prima di tutti, il prezioso ed insostituibile ruolo che la Soprintendenza Archeologica, Belle Arti e Paesaggio svolge sul territorio. Già a settembre del 2022 gli scriventi avevano sollecitato il Sovrintendente ad “uno sforzo in termini di acquisizione di personale e di disposizioni sul territorio di sedi stabili”, sottolineando come l’Ente sia preposto “alla verifica, e non già con attività sterili o meramente burocratiche ma la cui rilevanza è di primaria importanza in una terra come la nostra in cui le bellezze artistiche, storiche e paesaggistiche sono in quantità e qualità tanto elevate quanto fragili nella consistenza ed, in ragione di questo, bisognose di una attenta e meticolosa attenzione nella tutela”. Comprenderà come leggere oggi dell’intenzione di eliminare il presidio piuttosto che, come da noi auspicato, di consolidarlo, getti non già i soli scriventi ma tutti i tecnici delle nostre province, come anche la popolazione più consapevole, in una condizione di forte perplessità. Le Sovrintendenze – continua la lettera di Corapi e Livadoti – sono, al pari delle forze dell’Ordine, presidi irrinunciabili dello Stato sul territorio che rammentano a tutti come lo stesso Stato sia qui, presente, a vigilare ed a tutelare i preziosi beni comuni che sono il nostro paesaggio, la nostra storia, le nostre tradizioni. In una parola, la nostra Cultura. Ecco Sig. Ministro, se le forze dell’Ordine sono sul territorio quell’imprescindibile presidio a tutela della legalità di cui i cittadini non possono fare a meno per vivere in libertà l’orgoglio di essere calabresi, parimenti le Soprintendenze costituiscono quel presidio di cultura di cui i cittadini non possono fare a meno per vedere tutelati i diritti che mirabilmente l’art. 41 del D.P.C.M. n. 169 del 02.12.2019, come gli artt. 10 e 131 del D.Lgs 42/2004, cristallizzano come le radici senza le quali non vi può essere speranza per il futuro. Norme attorno cui si dipana il sogno di ogni calabrese onesto di vedere con giusto riconoscimento difesi quei valori culturali che chi, come noi, è sul territorio tutti i giorni, ad ulteriore presidio dello Stato, auspica divengano consolidato patrimonio morale di ciascun calabrese. Chiudere una Soprintendenza, gentile Sig. Ministro, non significa altro che togliere un po’ di sicurezza nell’animo di ciascuna persona onesta che si impegna per il proprio territorio. Significa dirgli che i soldi che si risparmierebbero con quella che inappropriatamente si definisce “riorganizzazione”, sono più importanti della sua casa, della sua costa, della sua montagna, dei suoi monumenti, delle sue tradizioni, della sua speranza di vedere suo figlio crescere in quella stessa terra in cui egli stesso è cresciuto. Significa, gentile Sig. Ministro, un po’, un altro po’, abbandonarlo. E chi Le scrive, Sig. Ministro, questo non lo può accogliere senza opporvisi con tutti mezzi e gli strumenti che la norma e la democrazia gli consentono. PregandoLa pertanto di voler rivedere questa posizione – concludono i due presidenti – che renderebbe la nostra terra ancor più debole, nella speranza di poterLa presto accogliere nel nostro territorio, per farLe vedere quanto bisogno questa terra abbia di Istituzioni presenti, siamo con la presente a porgerLe cordiali saluti a nome dei Consigli che rappresentiamo e di tutti i colleghi Architetti, Pianificatori, Paesaggisti e Conservatori che lavorano quotidianamente e con fatica affinché questa terra abbia un futuro.
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