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La relazione shock su Rende. «Manna sapeva di accordarsi con personaggi inseriti in un contesto criminale»

La promessa di assunzioni in coop e di un intervento all’Unical. E i rapporti con «un imprenditore di riferimento delle organizzazioni mafiose»

Pubblicato il: 18/07/2023 – 22:20
La relazione shock su Rende. «Manna sapeva di accordarsi con personaggi inseriti in un contesto criminale»

RENDE Per la Commissione d’accesso che ha chiesto lo scioglimento del consiglio comunale di Rende il “cuore” delle relazioni pericolose sull’asse ‘ndrangheta-politica è l’appalto per il Palazzetto dello Sport. C’è molto altro, però, nella relazione del ministro dell’Interno Matteo Piantedosi. Parte del consenso del sindaco Marcello Manna sarebbe legato a scambi di favori con personaggi legati alle cosche rendesi. La relazione parla di «irregolarità emerse in occasione delle elezioni del 2019» e come «conferma» cita una situazione (che risulterebbe «da riscontri investigativi») in cui il primo cittadino sospeso si sarebbe «avvalso della collaborazione di due soggetti controindicati per procurare voti alle proprie liste». A uno dei due, Manna avrebbe promesso in cambio «l’assunzione “di almeno un appartenente a ciascuna famiglia che l’avrebbe votato” presso cooperative o società partecipate dell’ente locale». All’altro, invece, avrebbe promesso «di intervenire sull’Università della Calabria per contrastare un procedimento di recupero coattivo di locali di proprietà dell’Ateneo e utilizzati dallo stesso soggetto controindicato per fini commerciali». Due circostanze rispetto alle quali il prefetto di Cosenza «sottolinea l’assoluta consapevolezza del sindaco di Rende di rivolgersi e di accordarsi illecitamente con soggetti considerati organicamente inseriti nel contesto criminale locale». 

La relazione di Manna con «un imprenditore riferimento delle organizzazioni mafiose»

È sulle relazioni del primo cittadino che si concentra parte del ragionamento che porta allo scioglimento del consiglio comunale per infiltrazioni mafiose. Il prefetto evidenzia «la figura di un imprenditore ritenuto quale “riferimento delle locali organizzazioni mafiose”, nei confronti del quale la Prefettura di Cosenza ha emesso il 1° marzo 2023 un provvedimento interdittivo antimafia». Questo imprenditore, Massimino Aceto, coinvolto nell’inchiesta “Malarintha”, «è risultato – si legge sempre nella relazione – avere numerosi rapporti con il comune di Rende e dirette cointeressenze con il sindaco, con il quale, peraltro, è socio in affari nella gestione di fatto di una società, formalmente intestata a loro stretti congiunti, che insieme ad altre ditte anch’esse riconducibili al succitato imprenditore sono state illecitamente favorite nell’aggiudicazione di numerosi lavori comunali». Ci sarebbero elementi investigativi e giudiziari a confermare «il ruolo di contiguità alle cosche locali assunto» dall’imprenditore che avrebbe svolto «un ruolo attivo nelle campagne elettorali in appoggio al primo cittadino di Rende – sostegno elettorale confermato anche dalle dichiarazioni rese da un collaboratore di giustizia – in cambio del quale venivano promesse aggiudicazioni di appalti alle ditte segnalate, tra le quali quelle riconducibili al sopramenzionato operatore economico». Il prefetto di Cosenza riferisce, inoltre, che l’atteggiamento di favore verso alcune imprese avrebbe riguardato «anche alcuni dirigenti comunali». La vicenda dei lavori sul fiume Surdo «vede il coinvolgimento del sindaco e di un consigliere comunale i quali – viene riferito nella relazione prefettizia – hanno indotto uno dei predetti dirigenti comunali a liquidare le somme ad una impresa riconducibile in parte anche al succitato ultimo imprenditore, “pur nella piena consapevolezza dell’illegittimità del pagamento, stante la palese difformità dei lavori stessi da quanto previsto in determina”». 

Il presunto acquisto di pacchetti di voto

Tutto sfocia, sempre, nel tentativo di aumentare il consenso. Il ministro sottolinea «l’interessamento» di Aceto «nella tornata elettorale del 2019, in favore dell’attuale primo cittadino. L’analisi di mezzi tecnici di prova ha infatti fatto emergere la collusione esistente tra il menzionato imprenditore e il sindaco che veniva reso edotto della necessità di acquistare pacchetti di voto; in tale frangente, come più dettagliatamente riferito nella relazione prefettizia, l’imprenditore richiedeva al primo cittadino conferme sul pagamento dei suddetti lavori, ottenendone assicurazione. La relazione prefettizia mette in evidenza l’esistenza di una “sorta di cogestione “ tra l’imprenditore di riferimento della criminalità e l’amministrazione comunale». (ppp)

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