SIDERNO «In un mondo prettamente maschile, come quello della ‘ndrangheta, il ruolo della donna è molto importante. In moltissimi casi è emerso come la donna gestisse gli affari, ma le donne nelle famiglie di ‘ndrangheta sono anche quelle che si sono ribellate, spesso per amore dei figli». Così il procuratore di Reggio Calabria Giovanni Bombardieri a Siderno, ieri sera in occasione dell’incontro sul tema “Donne e ‘ndrangheta” organizzato dall’Associazione Piccola Opera San Giovanni Onlus-Centro antiviolenza “Angela Morabito”, in collaborazione con il Comune di Siderno. Il dibattito, al termine del quale è stato proiettato il film “Una femmina”, fa parte del ciclo di incontri nell’ambito della rassegna cinematografica “Una, nessuna, centomila” con tematiche che vedono protagoniste le donne.
«Questa manifestazione – ha sottolineato Bombardieri – si svolge in un giorno importante (il 19 luglio ndr). Oggi è l’anniversario della morte di Borsellino, della sua scorta, un giorno importante per manifestazioni in tema di legalità e anche per un argomento come quello che riguarda le donne e del fenomeno della criminalità organizzata di stampo ‘ndranghetista. È un modo per tenere alta l’attenzione sul fenomeno della criminalità organizzata che purtroppo in questa nostra terra è sempre presente, con una maggiore consapevolezza, sicuramente oggi rispetto a tanti anni addietro, però ancora con la necessità che si tenga alto il livello di attenzione e la necessità di non girarsi dall’altra parte». Riferendosi all’importanza di sensibilizzare i giovani sul tema, Bombardieri ha poi detto: «Io voglio ricordare che Borsellino diceva che di mafia bisogna parlare, parlare nelle scuole e parlare dappertutto. Parlare, non per cercare facile consenso, ma parlare per cercare invece la fiducia e cercare di tenere alta l’attenzione, perché non parlarne significa trascurare fenomeni che nel silenzio sono cresciuti, aumentati, il cui livello di pericolosità è diventato altissimo».
Donne nella e contro la ‘ndrangheta. Bombardieri, nel corso del suo intervento, ha messo in rilievo che nonostante si tratti di «un mondo maschile» ci sono esempi di donne che nelle famiglie di ‘ndrangheta hanno dimostrato di poter stare ai vertici, e altre che hanno preso la strada opposta: «Da noi, a Reggio Calabria, – ha spiegato – abbiamo due donne che sono al 41bis. Aurora Spanò diceva: “Io sono una Bellocco anche se non sono sposata”. Ma la donna di ‘ndrangheta è anche quella che si è ribellata. Erano poi le madri, le zie, quelle che le riportavano in casa, perché veniva detto loro che mettevano in pericolo i figli. Rossella Casini – ha aggiunto il procuratore di Reggio – è lo straordinario esempio di una donna che andrebbe fatta conoscere, che da Firenze, perché innamorata di un ragazzo di ‘ndrangheta, ha combattuto con tutte le sue forze per farlo uscire e poi però ne è rimasta vittima. Lo aveva seguito a Palmi e lì è scomparsa». (redazione@corrierecal.it)
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