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L’INTERVISTA

Bruna Mangiola: «Aiutare i bisognosi mi rende la donna più ricca del mondo. Dobbiamo dire basta alle morti di innocenti»

In prima linea ad assistere poveri e migranti. La coordinatrice della Caritas di Reggio: «L’amore verso il prossimo mi spinge ad andare avanti»

Pubblicato il: 20/07/2023 – 8:21
di Mariateresa Ripolo
Bruna Mangiola: «Aiutare i bisognosi mi rende la donna più ricca del mondo. Dobbiamo dire basta alle morti di innocenti»

REGGIO CALABRIA «Cosa ci spinge ad andare avanti? L’amore verso il prossimo, l’amore verso l’uomo. Noi non abbiamo mai guardato né il colore della pelle, né la professione». Parla al plurale Bruna Mangiola, di un “noi”, quando racconta di quella passione, che si muove costantemente verso l’aiuto dei più bisognosi, nata e portata avanti sin da giovanissima. Una passione che – racconta ai microfoni del Corriere della Calabria la coordinatrice della Caritas diocesana di Reggio – «mi spinse a lasciare il lavoro… pensavo: cosa mi lascia vivere la vita in questo modo? Adesso sono la donna più ricca del mondo…», afferma. E aggiunge sorridendo: «Senza avere soldi». E la passione dalle sue parole non solo traspare, ma diventa sempre più tangibile mentre parla dell’Help Center- Centro di ascolto, dell’aiuto ai poveri e ai migranti, delle nottate trascorse al porto per essere presente e operativa a ogni sbarco, delle tragedie in mare che colpiscono chi scappa da fame e guerre. E delle vite spezzate di innocenti, anche quelle dei bambini.

L’Help Center e l’aiuto ai bisognosi. «Cerchiamo di dare soprattutto l’umanità»

«Faccio questo servizio da quando ero ragazza, e come me in tanti», racconta Mangiola, che a Reggio Calabria gestisce, con l’aiuto di un team di circa quaranta volontari, l’Help center “Casa di Lena”, aperto nel 2014 e che eroga servizi di accoglienza con la possibilità di stazionare per brevi periodi ed essere accolti con un piccolo ristoro e un servizio di ascolto; informazioni e orientamento verso i servizi presenti, come mense, ospedali o più in generale servizi alla persona; cittadinanza (legale, fiscale e sanitaria) con assistenza e orientamento per il disbrigo pratiche, servizi e consulenze; uso pc e caricamento cellulari. «I bisognosi – racconta Mangiola – vengono ogni giorno. A loro viene offerto innanzitutto un sorriso, una carezza, e poi quello che serve. Abbiamo tutto in una stanza: lì sono nate e si svolgono tante attività per aiutare i poveri e i migranti. È un punto di riferimento per tutti. Vengono da tutta la città e cerchiamo di dare soprattutto l’umanità».

In prima linea nel soccorso ai migranti. «Quello che accomuna tutti gli sbarchi è la disperazione»

Ad occupare gran parte delle giornate (e delle nottate) sono però i numerosi sbarchi che interessano il porto reggino, ultimamente, in particolare, sempre più luogo di arrivo per i migranti che vengono soccorsi in mare dalla Guardia Costiera o che vengono spostati dall’hotspot di Lampedusa per poi essere portati nei vari centri di accoglienza. Mangiola, che si occupa del Coordinamento Diocesano Sbarchi, racconta: «Ogni sbarco è un’emozione diversa, sono tutti diversi, ma quello che accomuna tutti è la disperazione delle persone che arrivano, il dolore che provano, fisico e morale, arrivano con un bagaglio carico di dolore di tristezza».

«Dobbiamo dire basta alle morti di innocenti»

Un dolore che diventa ancora più intenso quando la speranza di approdare in Italia sani e salvi svanisce. Lo scorso 13 luglio nel porto reggino è giunto, a bordo della nave “Dattilo”, insieme a oltre 800 migranti, anche il cadavere di un bimbo di appena quattro anni. Disgrazie rispetto alle quali, afferma Mangiola, «ormai sembra quasi che la gente non faccia più caso. E questa è una cosa molto molto triste, una cosa che fa male al cuore. Dico sempre che tutti noi dobbiamo essere la pietra d’inciampo, coscienza critica. Noi che siamo volontari dobbiamo cominciare ad alzare la voce e a dire basta, e dirlo in giro: non possiamo fare finta che non è successo niente se un bimbo è morto. Dobbiamo fare la lotta. Dobbiamo dirlo ovunque, nelle scuole, nelle associazioni. Bisogna gridare allo scandalo. Si è parlato tanto di Cutro, giustamente per quel periodo come se ci fosse altro nel mondo. E giustamente, dico io, perché si è acceso un faro. Però dopo quel periodo Cutro è scomparso».

Uno sbarco di migranti al porto di Reggio Calabria

«Cosa ci spinge ad andare avanti? L’amore verso il prossimo»

Mangiola racconta infine degli sforzi in corso per riorganizzare al meglio la macchina operativa al porto di Reggio Calabria. «Nel 2018 Salvini decise che i migranti non dovevano arrivare più e quindi tutto – dice Mangiola riferendosi ai soccorsi – è finito. Ma le guerre, nei Paesi da cui provengono, così come le torture e le violenze sono continuate». Dopo quella parentesi, durante la quale «venne smantellato tutto – aggiunge – è come se fossimo tornati di un decennio indietro, quando non sapevamo cosa fare. Piano piano stiamo però cercando di rimettere i tasselli al proprio posto e di riorganizzarci». Le difficoltà non sembrano scalfire la voglia di aiutare e di stare accanto a chi soffre: «Cosa ci spinge ad andare avanti? L’amore verso il prossimo».

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