IL CAIRO Il ricercatore egiziano Patrick Zaki è stato scarcerato, dopo aver ricevuto la grazia presidenziale del capo dello Stato dell’Egitto, Abdel Fattah al Sisi.
«Ora sono libero, penso a tornare in Italia il prima possibile, speriamo che avvenga presto». Lo ha detto Patrick Zaki ai giornalisti nei pressi della Direzione di polizia di Nuova Mansura subito dopo essere stato rilasciato. «Sto pensando a ritornare a Bologna, ad essere con i miei colleghi all’università», ha detto ancora il neolaureato dell’Alma Mater. «Ora torno al Cairo», ha detto ancora incalzato da domande. «Direttamente?», gli è stato chiesto dall’Ansa (ossia senza passare per Mansura, dove la famiglia ha una casa): «Il Cairo», si è limitato a rispondere Zaki.
La liberazione di Zaki giunge dopo la concessione della grazia da parte del presidente egiziano Abdel Fattah Al Sisi, avvenuta ieri. A seguito dell’annuncio della grazia, la presidente del Consiglio Giorgia Meloni aveva annunciato che Zaki verrà in Italia. Era il 7 febbraio del 2020 quando Zaki era stato arrestato all’aeroporto del Cairo: era arrivato per trascorrere un periodo di vacanza dall’Italia, dove frequentava un master in Studi di genere all’università di Bologna. A dicembre del 2021, dopo quasi due anni di detenzione preventiva, era stato scarcerato, pur continuando a restare sotto processo. Ragion per cui la sua laurea al master di Bologna lo scorso 5 luglio, con 110 e lode, è avvenuta a distanza, in videocollegamento. Martedì era giunta la condanna: la Corte d’emergenza di Mansoura l’aveva condannato a tre anni di carcere di cui, considerando i 22 mesi già trascorsi in custodia, avrebbe dovuto scontare 14 mesi.
L’accusa: «diffusione di notizie false sulle condizioni interne del Paese», per un articolo sui diritti dei cristiani copti pubblicato nel 2019. Trattandosi di un tribunale di emergenza, la sentenza in base alla legge egiziana era inappellabile, ma il gruppo Egyptian Initiative for Personal Rights (Eipr), con cui Zaki aveva collaborato e che lo ha rappresentato al processo, aveva spiegato che «una sentenza non diventa definitiva fino a quando non viene ratificata dal presidente della Repubblica, che ha il potere di approvarla, annullarla o modificarla, oltre a quello di emettere la grazia presidenziale». La grazia da parte di Abdel Fattah Al Sisi è giunta ieri pomeriggio.
x
x