CORIGLIANO ROSSANO La coperta è corta più che mai. E tra il dover far fronte alle promesse fatte, da un lato, e alle giuste e sacrosante esigenze dei territori, dall’altro, è ovvio che qualcosa si perda per strada. Il commissario ad acta alla Sanità in Calabria, Roberto Occhiuto, ha varato lo scorso 13 luglio il nuovo decreto sulla riorganizzazione della rete ospedaliera. Un provvedimento che finalmente restituisce un quadro chiaro sulla politica sanitaria che il governatore vorrà adottare per rilanciare la rete sanitaria regionale ma che certamente non lascerà tutti soddisfatti. Almeno leggendo i numeri e la consistenza degli ospedali calabresi soprattutto in quelle aree come la Sibaritide dove esiste solo l’assistenza ospedaliera pubblica. Andiamo ai numeri.
E partiamo dalle buone notizie. Riaprono, seppur in forma slim, i due ospedali di Cariati e Trebisacce che dopo oltre 10 anni (l’ultima volta fu nel 2012) ricompaiono nel piano della RO regionale. Il “Vittorio Cosentino” sarà dotato di 34 posti letto di cui 20 in degenza medica e gli altri 14 tra day hospital e day surgery di chirurgia; inoltre rimangono i 15 posti di emodialisi. Una dotazione maggiore, invece, per il “Chidichimo” che diventa un piccolo ospedale di frontiera fornito di 47 posti letto effettivi di cui 33 in degenza: 12 in chirurgia generale (più 2 in day surgery), 21 in medicina generale (più 4 in day hospital); anche qui rimangono 15 posti per l’emodialisi.
Arriviamo, invece, nei grandi (e da sempre disorganizzati) ospedali di Corigliano-Rossano. I due nosocomi registrano una perdita netta di 17 posti letto rispetto al già sottodimensionato piano Scura del 2016 (il celebre Dca 64!): oggi sono previsti 265 posti di cui 18 in day surgery e 17 in day hospital. Entrando nel dettaglio, però, ci sono novità dirompenti dove si registra il potenziamento di alcune aree e il depotenziamento di altre.
Certamente chi guadagna, in termini di numeri e posti letto, nel nuovo Dca 198/2023 è l’area medica. Il confronto tra il vecchio e il nuovo decreto commissariale non lascia spazio a molte interpretazioni: la Medicina dello spoke di Corigliano-Rossano ottiene 8 posti letto in più rispetto al 2016. Merito sicuramente della direzione dell’unità operativa complessa, guidata da Luigi Muraca, che in questi anni ha prodotto numeri esorbitanti, consacrati anche dal recente rapporto di Agenas. Andiamo nei dettagli. In area medica vengono confermati 18 posti di Cardiologia (di cui 2 in day hospital) con la previsione nel prossimo futuro di insediare all’interno del presidio anche l’area dedicata all’emodinamica; Medicina generale guadagna altri 5 posti letto passando dai 30 del dca 64/2016 ai 35 del dca 198/2023 di cui 2 in day hospital; Nefrologia conferma i 10 posti letto (di cui 2 in day hospital); Neurologia passa da 10 a 15 posti letto (di cui 2 in day hospital) con l’inserimento della stroke unit di primo livello; Psichiatria conferma i 16 posti letto effettivi in degenza mentre la Dialisi passa dai precedenti 14 posti ai 20 effettivi attuali tutti allocati nel presidio “Giannettasio”. Quello che invece perde l’area medica rispetto al dispositivo Scura sono i posti in day hospital generali (4 a Rossano e 4 a Corigliano) che però vengono guadagnati pari pari dall’unità operativa di Oncologia che potrà godere di 8 posti letto anche se solo in day hospital.
Se l’area medica lascia spazi di speranza, di certo non si può dire altrettanto per tutte le altre specialistiche all’interno degli ospedali spoke di Corigliano-Rossano che, in un modo o nell’altro, fatta eccezione per la Rianimazione che oltre a confermare i 10 posti letto di terapia intensiva e i 7 dell’Utic ne guadagna altri 6 dedicati al Covid, fanno registrare una evidente compressione di servizi.
La più stridente e protratta ad innescare discussioni e polemiche riguarda l’area Chirurgica che dagli 86 posti letto del 2016 passa ai 65 del 2023. Così nel dettaglio: Chirurgia generale 30 posti letto di cui 5 in day hospital (prima erano 40); Ortopedia conferma 20 posti letto di cui 2 in day hospital; Otorinolaringoiatria guadagna 5 posti ma solo in day surgery; Urologia conferma 10 posti degenza mentre spariscono d’emblée ben 16 posti in day surgery chirurgici. Cosa significa? Che qualunque utente dell’area jonica oggi volesse rivolgersi alla struttura pubblica dello spoke di Co-Ro per un piccolo intervento chirurgico che non necessiti di ricovero (esportazione di nei, ernie inguinali, varici, emorroidi, etc.), non potrà farlo più.
Poi rimane aperta la questione dell’Emergenza-urgenza. Allo spoke di Corigliano-Rossano vengono riconosciuti 15 posti letto di Medicina e Chirurgia di Accettazione e di Emergenza (Mcae) tutti (sulla carta) al “Giannettasio” ma di fatto, poi, suddivisi su entrambi i presidi. Resta a questo punto capire se – considerato l’assetto della rete ospedaliera – non sia arrivato il momento nell’elaborazione dell’atto aziendale di riconoscere l’operatività di un solo pronto soccorso, invece, di continuare lo stillicidio di uno spezzatino che sfianca operatori e utenti.
Poi c’è il nodo del Punto nascita, una delle eccellenza che porta in alto il nome dello spoke jonico e che proprio di recente è stato al centro di una profonda crisi dettata dalla carenza di medici e personale sanitario. Anche sull’area materno-infantile si abbattuta la scure dei tagli. Dai 60 posti letto del Dca 64/2016 si è passati ai 52 attuali: rimangono inalterati i 10 posti del Nido mentre Ostetricia e Ginecologia scende da 30 a 25 posti (di cui 5 in day hospital) e Pediatria da 20 a 17 posti (di cui 2 in day hospital).
Infine, c’è l’area delle post acuzie e della lungodegenza che confera i 20 posti letto per il Recupero e la Riabilitazione ma che pone una prescrizione su 10 di questi che dovranno essere attivati solo una volta aperto il nuovo ospedale della Sibaritide.
Ora, al netto dei numeri che possono piacere o lasciare l’amaro in bocca, la vera sfida sarà quella di rendere operativi tutti questi posti letto nel caso se ne dovesse palesare l’esigenza (speriamo di no per nessuno). Per mettere a regime 265 degenze in due distinti stabilimenti servono medici, infermieri e operatori socio-sanitari che rimangono i grandissimi assenti dell’intera manovra sanitaria che sta tentando il commissario Occhiuto. Un terno al lotto quello del personale, una vera e propria voragine che bisognerà in qualche modo colmare: che siano Cubani o giovani professionisti formatisi nelle università calabresi, medici in quiescenza o affiliati a cooperative, a questo punto poco importa. La priorità è riempire i nosocomi di medici, possibilmente bravi e soprattutto fedeli alla linea di Ippocrate.
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