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Uccise la figlia e la moglie a martellate nel Varesotto, ergastolo per Maja

Accolta la richiesta del pm per il duplice omicidio avvenuto lo scorso anno. In aula il figlio sopravvissuto

Pubblicato il: 21/07/2023 – 16:30
Uccise la figlia e la moglie a martellate nel Varesotto, ergastolo per Maja

BUSTO ARSIZIO Alessandro Maja, 57 anni, è stato condannato oggi pomeriggio all’ergastolo con 18 mesi di isolamento diurno dalla Corte d’Assise di Busto Arsizio (Varese), per il duplice omicidio della figlia Giulia, 16 anni, e della moglie Stefania Pivetta, 56 anni, e per il tentato omicidio del figlio maggiore Nicolò, colpiti a martellate nella notte tra il 3 e il 4 maggio 2022, nella loro villetta a Samarate (Varese). La sentenza è arrivata dopo 5 ore di camera di consiglio. Nicolò, 21 anni e unico sopravvissuto, era presente in aula. L’accusa aveva chiesto l’ergastolo e 18 mesi di di isolamento e la difesa le attenuanti generiche e il riconoscimento del vizio parziale di mente.

Il figlio: «È il minimo per quello che ha fatto»

«Il minino per quello che ha fatto». Nicolò Maja definisce così la condanna all’ergastolo con isolamento diurno di 18 mesi inflitta dalla Corte d’Assise di Busto Arsizio al padre Alessandro per l’omicidio della madre e della sorella e il tentato omicidio di lui, unico sopravvissuto alla Strage di Samarate. «Mi aspettavo questa sentenza – dice il ragazzo, dopo gli abbracci coi nonni, i familiari e le amiche della mamma -. Quando e’ stata letta, ho pensato a mia madre e a mia sorella. Prima mio padre ha guardato la maglietta con le loro foto stampate e mi ha fatto il gesto del bacio. Penso che si sia pentito ma non basta, ha fatto una cosa che neanche nel pensiero poteva esserci». Parole dette da Nicolò con la voce calma e un’apparente serenità. Nicolò ha aggiunto di essersi presentato «a piedi, senza la sedia rotelle» per la prima volta da quando è iniziato il processo anche «perche’ mio padre mi vedesse camminare».
«Oggi si volta pagina, mi sento liberato – spiega -. Voglio avere una vita normale, diventare autonomo e mi piacerebbe realizzare il mio sogno di tornare a volare». Dopo la pronuncia della condanna, il nonno di Nicolò, padre di Stefania Pivetta, rivolgendosi all’imputato, che ha ascoltato la sentenza senza mostrare il suo stato d’animo, ha detto: «Sei contento Alessandro?». L’imputato se n’è andato in silenzio accompagnato dagli agenti.

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