CROTONE Sembra proprio una fuga. Non ci sono medici e specialisti che chiedono di venire a lavorare presso la struttura ospedaliera di Crotone e quelli che ci sono non vedono l’ora di andarsene in pensione. Non ha altra chiave di lettura il fatto che, nell’arco di un anno, sono andati in pensione almeno una quindicina di medici, molti dei quali avrebbero potuto continuare a prestare la propria attività chiedendo semplicemente il prolungamento previsto dalla legge. In pensione sono andati, tra gli altri, i primari Gaetano Mauro, Sergio Arena, Dionisio Gallo, Massimo Allò e Giuseppe Pirillo. L’esempio dei primari è stato seguito da tanti medici: Giuseppe Perrone, Antonella Franchi, Dante Siclari, Tommaso De Fazio, Pasquale Cozza, Pasquale Cannattelli e altri. Si racconta anche che ci sarebbero medici che vorrebbero lasciare Crotone per traferirsi in altre strutture, dove l’attività è meno stressante e le soddisfazioni professionali vengono garantite. Probabilmente la fuga dal lavoro e da Crotone è legata all’enorme mole di lavoro a cui i sanitari sono sottoposti e ai rischi che si corrono lavorando nelle corsie dell’ospedale. Prima ancora dell’elevata richiesta di pensionamento dell’ultimo anno, al “San Giovanni di Dio” di Crotone il numero dei medici in attività non era quello previsto dalla pianta organica e molto spesso si era costretti e si è costretti a fare riferimento all’orario aggiuntivo. Un’ora è pagata 60 euro, ma spesso i turni di lavoro sono doppi e continuativi e non si ha nemmeno il tempo di fiatare che bisogna rimettersi il camice per ritornare in corsia. Turni di lavoro esasperanti che non fanno dormire sonni tranquilli ai primari su cui, in ogni caso, cadono le responsabilità in caso di problemi. La scelta migliore da fare, quindi, è quella di andare via, tanto un lavoro da svolgere nelle aziende private si trova e non si incorre nei pericoli che si annidano nelle corsie dell’ospedale pubblico. La situazione più critica si vive al pronto soccorso e nelle ambulanze del 118. Il pronto soccorso è diventato un porto di mare ingestibile e sempre più spesso le ambulanze partono senza avere il supporto del medico e il primo intervento salva vita lo devono fare gli infermieri. Il vero problema è la carenza dei medici. Mancano i medici ed è per questo che il presidente della giunta regionale calabrese, Roberto Occhiuto, ha deciso di fare venire in Calabria i camici bianchi cubani. A Crotone ne dovrebbero arrivare 18. Il numero è elevato, ma non basteranno a risolvere le carenze nei reparti e probabilmente saranno destinati, come è successo in altri territori calabresi, a fare respirare il pronto soccorso e il 118. Oltre al disagio dei turni alcuni primari lamentano la difficoltà per ottenere il materiale necessario per andare avanti con le attività. La situazione non è idilliaca e qualche novità potrebbe arrivare, oltre ai medici cubani, dalla riorganizzazione della rete ospedaliera decisa di recente dal presidente Occhiuto. Le novità introdotte da Occhiuto hanno determinato una discussione in tutta la Calabria, fuorché a Crotone. L’attuale commissario dell’Asp pitagorica, Simona Carbone, non ha diffuso nessuna notizia su come cambierà la sanità alla luce della riorganizzazione voluta da Occhiuto e qual è la sua visione. Non ci sono notizie ufficiali e soprattutto non si sa se arriveranno nuovi medici italiani per rimpinguare la pianta organica carente. Purtroppo, però, a Crotone si racconta che a beneficiare delle novità, ancora una volta, dovrebbe essere la sanità privata. Se questa notizia dovesse trovare conferma non sarebbe positiva, perché vorrebbe dire che il cambio di marcia non ci sarà e Crotone fa un altro passo indietro verso quel percorso che si concluderà con la cancellazione delle sanità pubblica nel territorio.
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