COSENZA C’è un turista nuovo, curioso e alla ricerca costante di esperienze concrete ma soprattutto autentiche da sperimentare sui territori che visita. Un turista che è particolarmente attratto da itinerari enogastronomici nei viaggi che compie e che chiede informazioni sempre più dettagliate dei luoghi, scenario delle sue escursioni.
Un fenomeno in crescita negli anni e che ha retto anche nella fase più buia che ha vissuto il settore turistico stretto dalla morsa della crisi innescata dall’emergenza pandemica. Anzi è stato quel fermo imposto in cui questa formula di viaggio “esperienziale” ha dimostrato maggiore attrattività trasformandosi in valore aggiunto ed al contempo in un antidoto contro la crisi del comparto. Una sorta di vera e propria ricetta di resilienza. La ricerca di aree interne in cui assaporare il contatto vero con la natura, con i paesaggi e i prodotti enogastronomici tipici locali hanno rappresentato in questo senso la formula magica che ha spinto tanti italiani – bloccati dai viaggi all’estero e terrorizzati dal turismo di massa – a cercare questo genere di viaggio.
Una formula che dopo quell’esperienza ha potenziato il suo valore strategico per la crescita dell’intero comparto. Una strategia che se interpretata nel migliore dei modi offrirebbe enormi chance alla Calabria le cui potenzialità sono ancora tutte da esprimere.
Ed i numeri di questo genere di turismo confermano il trend positivo.
Dati che emergono dall’ultimo “Rapporto sul turismo enogastronomico italiano – Tendenze e scenari”.
Nell’edizione 2023 del report curato dall’associazione sul turismo enogastronomico italiano, si legge che tra il 2016 ed il 2023 i turisti enogastronomici italiani sono cresciuti del 37%.
Stando al report, in particolare, i viaggiatori italiani che hanno compiuto almeno un viaggio nel 2023 con principale motivazione legata all’enogastronomia sono stati circa 9,6 milioni cioè il 58%.
Stando ancora all’indagine riportata nel rapporto, il 94% dei turisti italiani ha svolto esperienze culinarie nei ristoranti, il 74% ha visitato luoghi di produzione, il 60% ha partecipato ad eventi e il 54% ad esperienze attive. Inoltre il 48% ha svolto tour o percorso itinerari tematici e il 65% ha altre esperienze a tema.
E secondo l’Organizzazione mondiale del turismo (Unwto), sono oltre 20 milioni i viaggi che includono attività enogastronomiche.
Numeri che dimostrano dunque le potenzialità del settore e l’importanza per la Calabria di riuscire ad agganciare questo genere di vacanzieri.
La Calabria ha molte frecce al proprio arco per ambire a divenire una delle mete del turismo del gusto. Secondo l’indagine condotta dagli analisti del “Rapporto sul turismo enogastronomico italiano”, il 14% dei turisti italiani indica la Calabria come migliore meta enogastronomica nel Belpaese, valore che posiziona la Regione al 7° posto. Stando a quel report, l’11% la indica come meta dei futuri viaggi a tema.
Focalizzando l’attenzione sui turisti enogastronomici, emerge che il 10% di questi viaggiatori si è recato in Calabria per vivere esperienze a tema nel corso dei viaggi più recenti. Per quanto riguarda la graduatoria dei prodotti e specialità culinarie più conosciute, stando all’indagine, la Calabria è la quarta regione, dopo Emilia-Romagna, Campania e Sicilia, i cui prodotti e specialità culinarie sono i più conosciuti tra i turisti del Belpaese. Solo il 27% non ne sa indicare uno.
I prodotti più noti sono, nell’ordine: ‘nduja (indicati dal 41%), peperoncino (9%) e soppressata (5%).
Ma il patrimonio enogastronomico d’eccellenza di cui può vantarsi la regione è ben più ampio, seppur meno conosciuto. La Calabria può contare in particolare, su 13 produzioni a Denominazione d’origine protetta (Dop), 7 a Indicazione geografica protetta (Igp), 9 vini Doc e 10 Igt. A cui si aggiungono 269 Prodotti agroalimentari tradizionali (Pat), produzioni d’eccellenza che possiedono un alto valore gastronomico e culturale.
Sul tema degli itinerari del gusto, si segnalano in Calabria i presidi slow food oltre a 11 “strade del vino e dei sapori” e ai 23 istituendi “Distretti del cibo”.
Sempre per quanto attiene alle produzioni ambite dai turisti enogastronomici c’è da segnalare che la Calabria detiene una cospicua dotazione di coltivazioni biologiche. Con 193.616 ettari di Superficie agricola utilizzata (Sau) a bio, la regione ha il tasso più alto in Italia di terreni biologici: 35,7% contro la media del 18,7%. Ed il 10,5% delle aziende agricole si dedicano a produzioni biologiche. Seconda per numero di operatori: 11.408.
Ma anche per forme ricettive più vicine allo standard dei turisti enogastronomici, cioè gli agriturismi. La Calabria può contare – secondo i dati forniti dall’Osservatorio turistico regionale – su 437 strutture che garantiscono 6.443 posti letto. A cui si aggiungono 7 rifugi di montagna con ulteriori 100 posti. Anch’essi rientrano – per le caratteristiche di turismo outdoor – nel genere di ricettività ricercata dai visitatori del gusto.
Dunque le potenzialità sono racchiuse in parte in questi numeri.
La Calabria le ha tutte le potenzialità per divenire meta ambita del turismo del gusto. Ne è fermamente convinto Peppino De Rose, economista esperto in politiche e programmi dell’Unione europea. Docente universitario e studioso di turismo, beni culturali e mercati internazionali, è da anni impegnato tra Bruxelles ed il Mezzogiorno d’Italia per l’attuazione di progetti europei in diversi ambiti settoriali. Autore di diverse pubblicazioni internazionali e monografiche tra cui la più conosciuta “L’Europa per i Comuni, strumenti per la programmazione e lo sviluppo delle autonomie locali”, è stato appena confermato relatore di uno dei panel più importanti del TTG di Rimini, la principale fiera internazionale B2B del turismo in Italia, con titolo “L’Europa per i Giovani. Costruire il futuro: percorsi e finanziamenti UE per lo sviluppo delle imprese turistiche e culturali”.
Professore, la Calabria detiene un vero e proprio tesoro costituito da prodotti enogastronomici d’eccellenza. Si potrebbe costruire una filiera del gusto capace di attrarre nuovi turisti?
«Dice bene, la Calabria ha un vero e proprio tesoro essendo la patria della dieta mediterranea, un modello alimentare che va oltre il concetto di cibo e riguarda la cultura di vita, le pratiche sociali, tradizionali e agricole della regione Calabria, ma in generale di tutti quei Paesi che seguono i medesimi valori salutistici ed etici sottesi di questa pratica alimentare. Alcuni studi, ampiamente accettati dalla comunità scientifica, hanno provato che in queste aree geografiche l’aspettativa di vita è tra le più alte del mondo e l’incidenza di malattie quali la cardiopatia ischemica, tumori e altre malattie croniche correlate alla dieta sono invece tra le più basse del mondo. Questa correlazione si verificava nonostante la presenza di un’alta elevata abitudine al fumo ed a scarsi livelli igienico-sanitari oltre che a bassi livelli socio-economici della popolazione residente. Il termine “dieta mediterranea” induce automaticamente il turista ad associarlo alle proprietà organolettiche e salutistiche dei prodotti agroalimentari con il risultato di percepirne utilità e beneficio. Gli studi scientifici internazionali dimostrano pertanto come un’alimentazione a base di prodotti calabresi incida positivamente sulla qualità e sulla longevità della vita delle persone. Un fattore che associato alla possibilità di vivere ed apprezzare i paesaggi locali, rappresenta un grande richiamo ed attrattore turistico e culturale a livello internazionale».
Ma nonostante la varietà e la qualità delle produzioni la Calabria ha difficoltà ad essere riconosciuta fuori regione. Perché?
«Il valore aggiunto che i prodotti della dieta mediterranea possono dare allo sviluppo economico è notevole, considerando anche l’attenzione che la Calabria sta avendo a livello internazionale: il New York Times già dal 2017 aveva identificato la regione tra le mete imperdibili e le motivazioni sono prettamente gastronomiche, cosi come già diversi chef di origine calabrese si sono oramai affermati in ogni parte del mondo, conquistando il pubblico internazionale, proprio grazie ai prodotti ed alle ricette made in Calabria. I prodotti enogastronomici della Calabria sono sempre stati un vanto per tutti i calabresi emigrati o residenti ed apprezzati dai viaggiatori di tutto il mondo. Ma nonostante questo, la Calabria pur rappresentando una meta tradizionale di soggiorno grazie all’insieme di risorse di cui dispone, non è mai riuscita a valorizzarle pienamente, registrando un numero di arrivi e presenze non adeguato alle sue potenzialità in termini di attrattività turistica internazionale. Ci sono una serie di cause e problematiche che chiariscono questi limiti. Da quanto emerge dai vari report della Commissione europea, si rileva come in Calabria si sia continuato ad operare con lo stesso modus operandi in un contesto territoriale che in generale presenta ritardi di sviluppo accumulati negli anni e più accentuati che in altre regioni d’Italia. Ad aggravare la performance ci sono anche i problemi atavici inerenti gli aspetti ecologico-ambientali negativi, la carenza di infrastrutture e reti di mobilità poco efficienti. Aspetti questi ultimi che influenzano il segmento del mercato di massa e degli inclusive tour, fondato sulla competitività di prezzo e qualità dei servizi. Inoltre c’è mancanza di visioni e strategie territoriali ben definite per la creazione di sistemi turistici locali e di nuovi prodotti turistici in grado di ridurre la disomogeneità tra le aree del litorale e quelle dell’entroterra e superare la stagionalità. Tutte criticità e questioni rilevate negli anni anche dai vari “Rapporti sul turismo della Regione Calabria”, che permettono di avvalorare le riflessioni ed interpretazioni sulla stagionalità».
Quali azioni occorrerebbe attivare per far conoscere, al grande pubblico, i prodotti enogastronomici calabresi e le location dove si producono?
«Di certo azioni trasversali finalizzate non solo a far conoscere i prodotti enogastronomici ma soprattutto le destinazioni turistiche con una forte identità e cultura dell’enogastronomia. Inoltre occorre una governance capace di gestire e valorizzare la destinazione, come ambito territoriale nel quale ha sede un complesso di attrattive che soddisfano i bisogni e gli interessi di un determinato segmento di domanda, partendo dall’analisi delle specifiche esigenze di ogni target di clienti. Una destinazione turistica può essere considerata tale solo nel momento in cui tutte le risorse, siano integrate con infrastrutture e servizi che consentano, rispettivamente, l’accessibilità e la fruibilità della meta desiderata. Se non sussistono queste tre caratteristiche non si ha un “prodotto” vendibile, capace di dare vita ad una vera e propria industria turistica, in cui l’enogastronomia – unitamente alla cultura – possa garantire interesse ed opportunità lavorativa per i giovani, a cui invece ad oggi viene solo offerto un classico contratto stagionale con mansioni spesso non in linea rispetto agli studi effettuati ed alle aspettative economiche. In Calabria gli studi scientifici confermano la percezione monovalente del soggiorno balneare, la forte stagionalità e la limitata incidenza della presenza di stranieri che tra l’altro sono meno vincolati alle vacanze durante la stagione estiva o alle ferie di agosto. Ma anche la mancanza di un sistema di ospitalità integrato, la ridotta professionalità pur se associata a una buona ospitalità, l’intermediazione impropria e la spesa media abbastanza ridotta del cliente-turista. Nonostante tutto la Calabria resiste nel mercato e rimane una regione attrattiva ed a forte potenziale turistico, in cui gioca un ruolo importante proprio l’enogastronomia con il valore scientifico della dieta mediterranea, rappresentando di fatto un binomio perfetto che può fregiare la Calabria come la regione del benessere e della longevità. Rispetto al recente passato però qualcosa si sta muovendo, grazie anche ad alcune condizioni positive dettate già dalla Strategia europea 2020».
In che senso?
«Innanzitutto i regolamenti europei che disciplinano i fondi strutturali nel ciclo di programmazione prevedono che i soggetti titolari di programmi operativi debbano soddisfare alcune condizionalità ex ante per l’utilizzo delle risorse, al fine di creare condizioni di contesto adeguate all’attuazione delle politiche e favorire il conseguimento dei risultati auspicati. In secondo luogo la Calabria è protagonista della strategia nazionale per le aree interne, avviata per contrastare la caduta demografica e rilanciare lo sviluppo e i servizi di queste aree, in cui si concentrano tra l’altro le molte produzioni enogastronomiche di qualità. Le aree interne sono quelle distanti dai grandi centri di agglomerazione e di servizio e con traiettorie di sviluppo instabili ma tuttavia aree dotate di risorse che mancano alle aree centrali, con problemi demografici ma anche fortemente policentriche e con forti potenziali di attrazione. L’impostazione della programmazione europea improntata a obiettivi tematici (OT), risultati attesi (RA) in cui sono articolati gli OT, azioni per raggiungere i RA, indicatori di risultato associati ai RA, condivisa, costruita dal basso ed orientata ai risultati, sicuramente ha creato le migliori condizioni per superare, in maniera obbligatoria, l’inerzia del passato, dando seguito all’attuazione di un programma strategico di medio lungo termine, in linea con lo scenario internazionale di riferimento. La Regione Calabria, ha anche licenziato un nuovo piano regionale di sviluppo turistico sostenibile che comprende un piano di marketing turistico regionale per la definizione della strategia di mercato, al fine di intraprendere azioni per il posizionamento e la promozione dell’offerta turistica regionale nei mercati turistici nazionali ed internazionali. Una corretta applicazioni dei piani ed un uso efficace ed efficiente delle ingenti risorse comunitarie e del Pnrr, rappresenta di certo la grande occasione».
C’è poi il problema di intercettare i mercati internazionali, soprattutto quelli più ricchi. Quale potrebbe essere la strategia per captare questi flussi facendo leva anche sul turismo enogastronomico?
«Entro il 2030 la maggior parte della popolazione globale sarà identificabile come “middle class”, portando sempre più ad un aumento della domanda di beni e servizi con maggiore qualità. La dimensione della classe media globale crescerà fino a 4,9 miliardi di persone nel 2030 (3,2 miliardi nel 2020, 1,8 miliardi di persone nel 2009). L’Asia rappresenterà la quota maggiore di questo trend con il 66 % della classe media globale. Si prevede anche un miglioramento delle condizioni di vita della popolazione mondiale, associato ad un progresso in ambito sanitario, con la conseguenza di una popolazione mondiale con maggiore disponibilità economica, maggiori conoscenze e maggiori aspettative di vita. In questo contesto, la ricerca di soluzioni personalizzate per un consumatore che diventa sempre più globale ma con caratteristiche comuni, diventa di fondamentale importanza. Un viaggiatore globale è sempre più propenso a considerare il viaggio quale esperienza formativa ed incrocio tra la sua identità e quella degli altri luoghi. I piani approvati devono necessariamente prevedere il sostegno e la creazione di modelli di sistemi turistici locali e prodotti turistici innovativi ben definiti, con azioni per sensibilizzare l’opinione pubblica locale, rendendola maggiormente consapevole dell’influenza del turismo sull’economia e la qualità della vita. L’amore dei cittadini verso il proprio territorio aiuta a costruire prodotti di qualità e rendere gli operatori ancor più ospitali e disponibili nei confronti dei turisti, soprattutto di quelli stranieri, che hanno esigenze diversificate e più complesse a seconda della provenienza ma che possiedono soprattutto una capacità di spesa maggiore rispetto ad altri target di turisti. Il turismo è un settore complesso e complicato e i prodotti turistici devono al meglio esprimere il concetto di territorio e di comunità turistica, agendo in modo coordinato sull’offerta con la creazione di pacchetti/prodotti idonei per intercettare le nuove esigenze. Adesso ci sono le condizioni più che mai. Necessitano idee e progetti ben definiti che attirino il turismo internazionale, facilitando la creazione di reti per lo scambio delle risorse del territorio, che sulla scia della dieta mediterranea e percorsi enogastronomici, consenta anche una fruizione dei luoghi e degli attrattori locali presenti nel territorio calabrese. Con i vettori low cost e l’utilizzo di internet, il mondo è diventato davvero piccolo da raggiungere e la Calabria può fare tantissimo anche grazie al supporto dei calabresi residenti all’estero. Con il concorso e la collaborazione delle loro associazioni, questi infatti, hanno sempre favorito iniziative e attività culturali finalizzate a preservare, tra gli emigrati, i loro discendenti ed i loro nuovi gruppi sociali, il valore dell’identità della terra d’origine e dei suoi prodotti gastronomici».
Cioè nel pratico quali iniziative potrebbero portare effetti positivi?
«Per tracciare il percorso si ritiene indispensabile cominciare con l’ identificare gli itinerari e le località calabresi potenzialmente connesse alla “Dieta Mediterranea” che esprimono efficacemente la ragione del tema prescelto ed una buona accessibilità ai luoghi connessi, associando i tanti cointeressati. Ognuno nella propria funzione pubblica o privata, deve contribuire alla vitalità dell’itinerario tracciato, migliorandone i rispettivi servizi, per trarne conseguentemente il maggior beneficio economico e sociale. Molta attenzione dovrà essere riposta nell’offrire sostegno alle imprese turistiche e agli operatori, con azioni mirate alla diffusione ed al rafforzamento della conoscenza, con interventi di formazione specialistica degli addetti. Bisogna condividere con chi sta sul campo gli strumenti di analisi e valutazione degli scenari evolutivi del mercato turistico, ben oltre la mera predisposizione dei dati su arrivi, presenze e spesa turistica. L’acquisizione della consapevolezza dei benefici sociali ed economici derivanti da questa pratica alimentare da trasfondere ai viaggiatori di tutto il mondo, può essere vincente per la Calabria».
Cosa può fare la Regione per scommettere realmente su questo mercato?
«La Regione Calabria ha messo in campo una serie di azioni positive per la promozione e il miglioramento della reputazione della Calabria. Confrontandomi con tanti amministratori locali e imprenditori, per l’attività professionale che svolgo da anni, permangono però delle criticità rispetto alla competitività dei territori per entrare nei mercati internazionali. L’abilità di riorganizzare il territorio e di innovare, scoprire e progettare nuovi soluzioni, è però conseguenza della capacità di ascolto dei mercati e dei clienti. In un contesto in cui è apprezzabile lo sforzo a livello europeo e nazionale, l’internazionalizzazione, la globalizzazione ed il marketing sono da considerare processi di riferimento in continua relazione, da cui non è possibile svincolarsi. Sarebbe opportuno considerare infatti la promozione come parte del processo di internazionalizzazione di un prodotto turistico. Il raggiungimento di tali obiettivi dipende dall’impegno di tutte le parti interessate e dalla loro capacità di lavorare insieme per la relativa attuazione. Di fronte a questa serie di sfide e opportunità, non sempre si è in grado di adattarsi rapidamente ai cambiamenti in atto e sviluppare una progettualità per la creazione e lo sviluppo di una destinazione turistica a causa della mancanza di capacità nella programmazione strategica. La programmazione europea ed il relativo quadro normativo, sono condizioni favorevoli che facilitano il percorso di crescita e sviluppo dei territori calabresi e rappresentano la meta ideale dei nuovi viaggiatori sempre più sedotti dalle tendenze del turismo lento. Per progettare lo sviluppo sul binomio enogastronomia-turismo occorre competenza, una visione di lungo termine, coraggio politico e spesso anche continuità amministrativa. Una sfida importante per l’Italia ed i suoi territori minori, capaci di governare un sistema complesso di offerta ed un mercato globale in continua evoluzione. Queste nuove esigenze, impongono un significativo cambiamento nei processi, per offrire ai mercati internazionali prodotti turistici eccellenti ed innovativi con un forte orientamento al cliente globale che considera il viaggio quale esperienza formativa ed incrocio tra la sua identità e quella degli altri luoghi. Una visione lungimirante e l’attuazione di una programmazione strategica, garantirebbero ai territori una duratura opportunità di business e di contrasto al depauperamento e spopolamento delle zone minori e delle aree interne, evitando iniziative estemporanee che non hanno nessun valore aggiunto con il posizionamento nel mercato turistico internazionale. Il sole, la natura, la storia, i profumi ed i sapori delle meravigliose e timide regioni del Mediterraneo, sono elementi unici che nessuno al mondo potrà mai clonare, sui cui vale la pena impegnarsi ed investire per la loro capacità di generare sviluppo economico e sociale duraturo ma soprattutto per creare prospettive ed opportunità per i giovani che mai hanno perso l’amore per le proprie radici e per la propria terra». (r.desanto@corrierecal.it)
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