Otello Profazio era il nostro Omero. Cantò Colapesce, il brigante Musolino, i carcerati, i paladini e i poveri. Cantastorie meridionale di enormi capacità artistiche.
È morto tra la notte e l’alba agli Ospedali Riuniti di Reggio Calabria dove era stato ricoverato il gravi condizioni.
L’unico cantante folk italiano ad aver venduto un milione di copie. “Qua si campa d’aria” è stata la migliore affermazione di rivendicazionismo sudista e calabrese nella società dello spettacolo.
Premio Tenco e partecipazioni a Canzonissima. Con tutto il rispetto per Mino Reitano, io stavo dalla sua parte. Un socialista autentico. Figlio del ferroviere Enea. Era nato a Rende perché il padre era il capostazione della città ai confini di Cosenza. Ma era originario di Palizzi ed era orgoglioso di essere reggino.
La sua arte autenticamente popolare era apprezzata in tutta la Calabria e nell’intero meridione.
Aveva 88 anni. In questi giorni lo cercavo per un’intervista, sono arrivato tardi.
Abballati abballati per il nostro Otello. Di cantautori del suo valore non ne nascono ogni giorno.
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