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«La sanità pubblica a Crotone sta per scomparire, a rischio la salute di pazienti e dipendenti»

Durissimo documento firmato da dieci sigle sindacali. «Ospedale declassato e in dismissione. Più posti letto privati che pubblici»

Pubblicato il: 25/07/2023 – 20:27
di Gaetano Megna
«La sanità pubblica a Crotone sta per scomparire, a rischio la salute di pazienti e dipendenti»

CROTONE È a rischio di smantellamento il sistema sanitario pubblico della provincia di Crotone. Preoccupa la grave crisi in cui versa l’ospedale “San Giovanni di Dio”, che appare sempre più come struttura in fase di chiusura. Questa situazione ha spinto i sindacati di categoria a scrivere una lettera aperta alle autorità sanitarie per chiedere un intervento di salvataggio, considerato che si fanno scelte che favoriscono la sanità privata. La lettera, firmata da dieci sigle sindacali – Fp Cisl, Fials medici, Uil medici, Fassid (Snr), Cisl medici, Fassid (area Fesmed), Anaao-Assomed, Aaroi-Emac e Fvm – è indirizzata al Commissario dell’Asp pitagorica, Simona Carbone, al presidente della conferenza dei sindaci, Vincenzo Voce, al presidente della Provincia di Crotone, Sergio Ferrari, e per conoscenza al prefetto di Crotone, Franca Ferraro, e al presidente della Regione Calabria, Roberto Occhiuto. Nella lettera i sindacati entrano immediatamente nel cuore del problema denunciando che il “San Giovanni di Dio” appare «come un ospedale in via di dismissione, svuotato sempre più di servizi, contenuti e, conseguentemente di utenti». Non si salva nemmeno la medicina territoriale, che sta vivendo una situazione «ancora più drammatica». Il primo colpo l’ospedale di Crotone lo ha subito quando «è stato declassato al rango di ospedale di serie B, o “spoke” che dir si voglia». Il declassamento ha determinato il «taglio di posti letto, riduzione dotazioni organiche, chiusura ambulatoriali e servizi, accorpamento e ridimensionamento reparti». A questa grave situazione si è aggiunto, negli ultimi anni «il dramma della mala gestio che sospende “temporaneamente”, a partire dal mese di giugno 2019, le attività di medicina nucleare».
I pazienti di Crotone che devono fare una scintigrafia sono costretti a recarsi, nella migliore delle ipotesi a Catanzaro o Cosenza. Si tratta per lo più di pazienti con problemi oncologici e cardiologici. Questa storia della chiusura “temporanea” dura ormai da tre anni abbondanti. Sempre nella “mala gestio” i sindacati elencano l’eliminazione del «servizio di osservazione breve e intensiva, inaugurato in pompa magna solo qualche anno fa, che accorpa “sulla parola” Medicina d’urgenza e Geriatria, aumentando di fatto i posti letto di quest’ultima con personale dimezzato». Più posti e meno medici. La magia della trasformazione ha interessato anche «Malattie infettive e Reparto Covid, senza indicare dove trattare le patologie infettive extra Covid». Il caos si è determinato anche quando sono stati accorpati i reparti di Nefrologia ed Oncologia. A Crotone si fanno anche questi miracoli. Sono anni, poi, che si aspetta il nuovo pronto soccorso, che purtroppo richiama alla mente la tela di Penelope.

Il prezzo che si paga è elevato

A farne le spese sono i pazienti e il personale dipendente (dirigenza medica, veterinaria e sanitaria). Il personale è costretto a subire «oltre al danno anche la beffa», perché il personale «è costretto a turni massacranti aggravati dalla prassi degli ordini di servizio verbali e costretti ad una mobilità selvaggia, priva di qualsiasi criterio oggettivo, nel totale disprezzo del vigente regolamento disciplinante la materia». Così vengono lesi «i diritti dei lavoratori» e vengono messe a repentaglio «la salute e la sicurezza dei dipendenti». La situazione si ripercuote negativamente sull’erogazione all’utenza. Anche la riorganizzazione della rete ospedaliera voluta dal presidente della Regione, Roberto Occhiuto, all’ospedale di Crotone assegna «l’onere di garantire le urgenze (senza personale) anche del privato». Emerge, quindi, che la «sanità privata è oramai decisamente ed indiscutibilmente preponderante». Si tratterebbe di un «caso unico in Italia» visto che «con un semplice calcolo si può verificare che i posti letto (acuti e post acuti) delle strutture private ammontano a 371 contro i 307 della struttura pubblica».

Le richieste 

I sindacati avanzano la proposta di convocare subito la conferenza provinciale dei sindaci. Chiedono di essere informati sulle attività che l’Asp di Crotone intende mettere in campo per risanare la situazione. Chiedono anche di accertare le eventuali responsabilità che hanno determinato il disastro. Alcuni dirigenti dell’Asp di Crotone risultano coinvolti nell’operazione Glicine-Akeronte. Secondo le ipotesi accusatorie l’ex consigliere regionale Enzo Sculco (arresti domiciliari) avrebbe messo in campo un’attività clientelare finalizzata al conseguimento di voti di preferenza per la figlia Flora (indagata). Chiedono, infine, che sia stabilito un calendario di incontri e di «avviare un confronto sui criteri generali relativi all’articolazione dell’orario di lavoro». I sanitari sono costretti ad effettuare turni impossibili di lavoro per la scarsa disponibilità di medici. Un problema, quest’ultimo, legato alle mancate assunzioni e alle fughe verso la pensione o altri ospedali. (redazione@corrierecal.it)

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