ROMA «Io mi vergogno ogni volta che interpreto Cetto La Qualunque perché è una somma di orrori, eppure se pensiamo alla politica di oggi Cetto è un gesuita, un moderato. Ma si può dire che io sto alla politica come Polifemo sta allo strabismo, come Formigoni sta al Kamasutra». È un esplosivo Antonio Albanese, quello arrivato come ospite del Giffoni Film Festival e premiato con standing ovation e tanto entusiasmo. «Ero completamente estraneo al mondo della politica. Da ragazzo a Milano, ho iniziato a frequentare i comizi e ne ho viste di tutti i colori. Ho sentito dire “Sarò leale e circonciso” da un politico che poi è diventato senatore. Un altro si è presentato con una foto della moglie del candidato avversario e ha detto “Questa è una bottana, non potete votare un cornuto”, e poi ha vinto». «Ma non c’è nessun riferimento preciso, Cetto è un insieme di brutture, non un’imitazione. È un personaggio che esiste ovunque, non solo in Calabria. È quella politica malvagia, improvvisata» racconta ai ragazzi del Festival.
«I ricordi dei miei genitori, costretti a lasciare la Sicilia per mangiare, le loro fatiche, ti segnano. E quella politica malsana mi ha fatto venire i brividi. Ho cercato di rappresentarla in maniera ridicola per demolirla. C’è rabbia dietro la costruzione di quella maschera» spiega. «Avevo presentato il film al Festival di Berlino e durante la visione nessuno ha riso. Alla fine del film c’è un applauso pazzesco. Dopo il dibattito – perché lì fanno dibattiti per tutto – uno spettatore mi dice “Non ho mai visto niente di più drammatico nella mia vita”. E secondo me aveva ragione, è davvero drammatico. E’ stata una bella soddisfazione creare una maschera così» aggiunge. (Ansa)
x
x